Il 5 ottobre del 2009 ci lasciava Gianni Elsner, prima attore, breve esperienza da uomo politico, ma soprattutto formidale mattatore della mattine alla radio. Nato a Merano il 27 settembre 1940, nel 1965 si trasferisce a Roma per poi diventare, lentamente e con enormi sacrifici, uno dei personaggi più amati della Capitale. Poliedrico, estremamente sensibile e attento, acuto osservatore e grande comunicatore. Il suo pubblico era composto da persone appartenenti ad ogni ceto sociale, entrava nelle case e soprattutto nei cuori di tutti. Già perché nel 1976 "scopre" quasi per caso la radio, non pensando neanche minimamente che il suo impegno nell'etere sarebbe durato più di trent'anni. All'epoca delle cosiddette "radio libere" inizia con Radio Luna, finisce con Radiosei e svolge gli anni migliori della sua carriera radiofonica su Radio Radio a Roma.
La sua lunga cavalcata attraverso spazi infiniti tra cultura, sport, costume, politica ha lasciato tracce indelebili. Encomiabile il suo impegno nel sociale dove compì le sue più nobili gesta. Gianni non era un intellettuale ma il suo impegno nella civile battaglia a difesa dei diritti degli emarginati e dei più deboli fu un passo importante che contribuì a riabilitare le coscienze di chi lo seguiva. Amava il progresso ma si batteva sempre affinché migliorassero le condizioni di vita di tutti e non solo di limitate cerchie di privilegiati. La sua voce entrava nelle case, nelle auto, nei posti di lavoro, negli ambienti sportivi, ovunque. Semplice ma efficace, coinvolgente. Contro il finto perbenismo e l'egoismo sociale, contro il malcostume imperante nelle istituzioni e nella vita della nazione.
Gianni era un istrione e parlava con tutti, dal carrozziere al Primo ministro, con lo stesso impeto, con la stessa confidenza, con la stessa voglia e curiosità di conoscere la persona, la sua umanità, i suoi sentimenti. Memorabili i suoi duetti con Gianni Ottaviani, suo compagno di trasmissione e col suo regista storico Orlando Filosa, e le interviste a Sven Goran Eriksson, Sergio Cragnotti (era tifosissimo della Lazio), Renato Zero, Sabrina Ferilli, Francesco Totti, Paolo Bonolis…
Sembrava un leone davanti a un microfono, era invece molto discreto nella vita privata, riservato, quasi solitario, ma si accendeva in un attimo se lo coinvolgevi in qualsiasi tenzone. Ed era invece lui a coinvolgere le folle nell'avventura del teatro che fece conoscere a tutti, anche a chi mai era entrato in una sala. Come pure insegnò a molti ad amare la poesia. Con lui abbiamo immaginato mille volte di camminare sulla spiaggia ascoltando, letta da lui, la sua poesia preferita, la più amata, "Le orme…".
Foto Fomento Lazio
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