Sono quasi 100mila le auto con intestatari fittizi che non pagano bollo, multe e assicurazioni. Quasi tre milioni di auto circolano prive di assicurazione. Le leggi per bloccare questa truffa ci sono ma non vengono attuate e applicate. Sembra quasi si vogliano favorire le frodi.
Le indagini della Guardia di Finanza di Varese hanno svelato un sistema di intestazioni fittizie di auto a prestanome. Sono state fermate 15 persone per truffa aggravata, falso ideologico commesso da pubblico ufficiale in atti pubblici e favoreggiamento personale. Tramite una concessionaria fantasma, le auto finivano in mano a criminali che potevano usarle in modo del tutto anonimo. La concessionaria ha movimentato 370 vetture, in pratica senza proprietario. Il sistema prevedeva anche il coinvolgimento di un’agenzia di pratiche auto che serviva per effettuare passaggi di proprietà a intestatari fittizi, così che i reali possessori del veicolo restavano del tutto anonimi, potendo sfuggire a controlli, multe, pedaggi autostradali e copertura assicurativa.
Le indagini sono state coordinate dalla Procura della Repubblica di Varese mettendo a confronto i dati pervenuti dalle perquisizioni presso gli appartamenti degli indagati. Il gruppo criminale che si nascondeva dietro questo giro di malavita organizzata è composto principalmente da romeni. I veicoli venivano intestati a prestanomi consenzienti, titolari di partita Iva che commercializzavano auto. Ogni passaggio di proprietà del veicolo non figurava da proprietario a privato, ma da proprietario a venditore, saltando i passaggi intermedi e consentendo così di usufruire delle agevolazioni previste in tema di tasse automobilistiche.
Non si doveva versare l’imposta provinciale di trascrizione in quanto il veicolo figurava come destinato alla vendita e non all’uso privato. La Guardia di Finanza ha quantificato una sottrazione di IPT per 120mila euro e un mancato pagamento del bollo auto per altri 120mila euro. Le 370 vetture fantasma sono state quindi cancellate dagli elenchi del Pubblico Registro Automobilistico, nelle varie regioni, in modo da impedirne l’utilizzo anche per eventuali altri reati. A proposito del bollo auto, sono anni in Italia che si parla della sua abolizione ma siccome rappresenta il 65% delle entrate totali delle Regioni, non potrà essere abolito fintanto che non si troverà una copertura per il buco che si verrebbe a creare sui conti regionali.
Fino a prima della Pandemia in Italia circolavano 96.887 auto intestate a 430 persone per lo più irreperibili. Non sono tanto le auto ade essere fantasma quanto i proprietari di comodo. Persone che possono avere più di 80 anni, pensionati che arrotondano il bilancio sapendo che non corrono alcun rischio. In qualche caso sono persone che non hanno neanche la patente di guida.
Per lo più sono soprattutto pregiudicati e nullatenenti, detenuti e senza fissa dimora, sia italiani e sia stranieri. Le cifre che circolano sono comunque piuttosto basse, circa 30 euro per ogni libretto di circolazione intestato. Da qui le proposte di maxi intestazioni per far aumentare la cifra complessiva. Altre volte a fare da prestanome sono invece società, anch’esse fittizie.
Il fenomeno di queste auto funziona anche per chi vuole evitare di pagare multe, bollo e assicurazioni senza essere un rapinatore. Secondo Ania (Associazione Nazionale fra le Imprese Assicurazioni) circolano sul suolo italiano ben 2,8 milioni di veicoli sprovvisti di assicurazione tra cui, appunto, le auto fantasma. In caso di procurato incidente con danni a persone sarà il Fondo di garanzia per le vittime della strada a risarcire i danneggiati e ad alimentare il Fondo sono le quote dei premi Rc auto regolarmente pagati.
Queste vetture rappresentano un pericolo e un danno per gli utenti onesti della strada. Come sempre accade quando qualcuno evade e sfugge al pagamento delle imposte, ci rimettono quelli che le tasse le pagano. Questo fenomeno delle auto fantasma non è una novità. Sono decenni che se ne parla e che non viene debellato. Cosa c’è di tanto difficile che non lo consente?
Le difficoltà derivano dal decreto legge n. 78 dell’agosto 2009. Quest’ultimo ha imposto al Pubblico registro automobilistico (Pra) di comunicare, ogni sei mesi, all’Agenzia delle Entrate , alla Guardia di Finanza e alle Regioni i soggetti risultanti intestatari di più di dieci automobili. La comunicazione arriva pertanto a soggetti istituzionali che, diversamente a Carabinieri e Polizia, difficilmente effettuano controlli sugli automobilisti.
Nel 2010 è entrata in vigore la Legge n.120 che modifica il Codice della strada: viene introdotto l’articolo che vieta immatricolazioni e iscrizioni al Pra qualora “risultino situazioni di intestazioni simulate o che pregiudichino l’accertamento del responsabile civile della circolazione di un veicolo”, con tanto di sanzioni ed eventuale radiazione del mezzo.
Ma a tutt’oggi, non sono ancora stati emanati i decreti attuativi che definiscano le modalità e i criteri utili ad accertare le intestazioni fittizie. Una volta varati i decreti, le forze di polizia potranno far scattare le sanzioni, che consistono in una multa compresa tra i 527 e i 2.108 euro e nella radiazione o confisca del mezzo, con conseguente vendita all’asta.
Siamo in Italia. Le leggi ci sono ma non vengono attuate e applicate. I dati ci sono ma non vengono messi a disposizione delle autorità preposte ai controlli, in questo caso le forze di Polizia. È incredibile ma in ogni settore succede sempre la stessa cosa. Sembra un’inefficienza voluta, studiata a tavolino, per facilitare le frodi.
In molti si chiederanno che succede se si è coinvolti in un sinistro causato da uno di questi mezzi? Si può andare incontro a tempi di risarcimento molto lunghi. Il danneggiato non potrà ottenere il rimborso, rivolgendosi alla propria compagnia assicurativa, come nel caso dell’indennizzo diretto, ma dovrà fare riferimento al Fondo vittime della strada. Ma per accedere al Fondo si dovrà fornire la prova della sussistenza del comportamento del responsabile, mentre la richiesta di risarcimento dovrà essere inviata tramite raccomandata alla CONSAP (Concessionaria Servizi Assicurativi Pubblici) e all’impresa designata competente per il luogo dove è avvenuto l’incidente. Entro due mesi la stessa compagnia dovrà fornire al danneggiato una proposta di indennizzo, o in alternativa spiegare i motivi per cui non formula alcuna offerta. Insomma l’indennizzo lo vedo difficile.
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