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“8 Tage”, 8 giorni alla fine: l’eterno incubo dell’apocalisse annunciata

8 Tage, L’eterno incubo dell’apocalisse annunciata

8 giorni alla fine (8 tage)

Serie, Germania 2019, 1 stagione di 8 episodi, durata media 45’. Ideazione: Rafael Parente, Peter Kocyla. Regia: Michael Krummenacher e Stefan Ruzowitzky. Produzione originale Sky (Atlantic).

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8 Tage, il genere catastrofico oltre il modello americano

Il genere catastrofico. Uno dei topoi del cinema e della fiction seriale. Da sempre. Ma diverso è il modo di declinarlo fra le diverse cinematografie.

Quello che domina l’immaginario della maggior parte di noi è il modello americano. Tutto procede normalmente, la macchina da presa spende il primo quarto d’ora per mostrarci un quadretto familiare idilliaco, una coppia che non va più, un affarista tronfio, un giornalista di belle speranze e di poco presente, una giovane e bella studiosa molto intuitiva, qualcuno in fuga da un passato scomodo o irredimibile. Finchè le prime avvisaglie di qualcosa, che di momento in momento si gonfia fino a invadere la scena: incombe una minaccia impensabile, siamo a un passo dalla catastrofe, a meno che… Un plot serrato, con alti e bassi, successi, illusioni e battaglie perse. Alla fine i nostri eroi vinceranno, e con loro la generosità, il sacrificio, l’eroismo; e l’amore.

Non così altrove. Non è così scontato in Germania, per esempio. La Germania è come se ancora stesse elaborando il dramma collettivo del suo passato; il sole, materialmente e metaforicamente, si vede poco. E così i caratteri che noi definiamo “solari”; è come se tutti – anche i buoni – avessero qualcosa da espiare.

Perciò, quando lì si produce una serie tv catastrofica, non si gioca; ma si fa un’immedesimazione nella paura, nella confusione, nel dolore, nella degenerazione e nella follia.

Perché questo cappello? Perché così è 8 giorni alla fine, serie tedesca presentata in anteprima alla Berlinale Series a febbraio 2019, approdata in Italia un anno fa e ingiustamente passata in sordina, complice una sinossi di presentazione tv generica e fuorviante, come purtroppo spesso accade quando Sky introduce una serie o un film e noi li prendiamo per un’altra cosa: finiamo per sceglierli quando non dovremmo, e viceversa.

La trama e i personaggi

Di che parla? Si scopre che un enorme asteroide è in rotta di collisione con la Terra; l’impatto è previsto fra 8 giorni, sulla Francia. Ma le conseguenze si prevedono nefaste per tutta l’Europa centro-occidentale; solo fuggendo molto ad est – Russia e oltre, oppure rifugiandosi negli Stati Uniti – c’è possibilità di scampo. Tranne per chi, previdente, o dotato delle conoscenze giuste, al corrente da tempo di segreti o sospetti, ha investito nella costruzione di bunker sotterranei.

Quando la notizia si risà, ognuno reagisce a modo suo, che non sempre è quello che a freddo avrebbe o avremmo ipotizzato. Siamo in Germania, e il governo (pensa, anche lì!) va presto in tilt. Ognuno per sé e Dio per tutti. Su questo sfondo varie storie si intrecciano – 8 episodi, ogni episodio 1 giorno di countdown.

Sufficientemente definiti i personaggi, per essere un action. Credibili i dialoghi. Messe bene in scena le reazioni individuali e collettive: l’arrendevolezza, la reazione convulsa, la risposta calcolatrice, lo spirito di branco, la dissolutezza contrapposta ai richiami spiritualisti e messianici new age. Con un finale che ci lascia qualche interrogativo.

A chi la consigliamo? A chi non si ciba solo di effetti speciali ed è disponibile a questa variante della catastrofe annunciata. A chi non si scandalizza di fronte alle nefandezze a cui la paura estrema può portare. Allo spettatore disponibile a una visione di uno scenario del genere meno ragazzesca e “buonista” (ma i buoni ci sono), e più cruda.

Mario Conti

Eternamente dibattuto, fra il versante tecnologico e quello umanistico, che lo vede fotografare, viaggiare, condurre con la moglie Grazia presso la poliedrica ELI due format pubblici: Hortus Conclusus - un cenacolo di reading letterari, e ScrittoMisto - scrittori quasi per gioco si sfidano intorno a una traccia provocatoria. Vive fra Roma e Napoli, dove è nato, una sola città caotica sembrandogli troppo poco.

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