Si chiama "Scacco al Re" la mostra fotografica itinerante di denuncia sulle violenze e abusi contro le donne. Dall'8 marzo 2012 ha attraversato diversi Comuni della nostra provincia (Frosinone, Alatri, Ceprano, Arpino…) e la Capitale, grazie all'impegno e alla sensibilità del "Collettivo 5" (Emanuela Bracaglia, Donatella Francati, Bruno Maccotta, Antonio Ridolfi ed Elena Valeri), ospiti in questi giorni dell'accogliente "Ithaca", music club nel centro storico di Frosinone. Abbiamo incontrato Elena Valeri che ha risposto alle nostre domande. Una mostra di denuncia sugli abusi e le violenze subite dalle donne. Un tema attuale e scottante. Il nostro intento è quello di sensibilizzare quanti e quanto più possibile su questi drammi spesso taciuti e nascosti. Pur essendo cogente e quotidiana la realtà di violenze e abusi subiti dalle donne si tende a parlarne in modo eclatante solamente in seguito a trattazioni mediatiche; eppure il fenomeno è in costante aumento con casi di donne che arrivano a perdere la vita per maltrattamenti subiti. Il progetto nasce dalla nostra idea di chiamare in causa l'utilità della fotografia in ambito sociale: parlare attraverso le immagini, di qualcosa che interessa tutta la società civile, narrare una condizione e sensibilizzare le persone a certe tematiche eticamente non ignorabili. Ci è sembrata una sfida da affrontare e l'abbiamo raccolta. Ci siamo documentati scoprendo diverse realtà, ai più spesso ignote: ad esempio, nel 2010 sono state 127 le donne che hanno perso la vita a causa di violenze subite, un numero maggiore delle vittime di mafia, eppure, nonostante ciò se ne parla ancora poco. Le statistiche evidenziano che i casi di maltrattamenti e violenza sono in aumento; basti pensare che "la violenza domestica", costituisce una tipologia di reato in costante espansione e complessa da analizzare in quanto la tendenza degli autori a contenere gli episodi dentro le mura domestiche incontra frequentemente la connivenza, più o meno passiva, delle stesse vittime. Siamo pertanto in presenza di un fenomeno sommerso, del quale non è facile tracciare i contorni, tanto che i dati statistici sono relativi solo ai casi denunciati. Qualcosa si è mosso nelle coscienze femminili negli ultimi tempi, cominciano a parlarne e, soprattutto ad essere capite. Con il nostro progetto, volevamo evidenziare che dalla spirale della violenza si può tentare di uscire senza temerne vergogna, perché il silenzio alimenta la forza, il senso di potere e l'impunità del carnefice. Una narrazione fotografica che dalla violenza porta alla liberazione della donna. Un auspicio. Attraverso le nostre immagini tracciamo un percorso singolare e nello stesso tempo collettivo, partendo dalla condizione della donna assoggettata alla violenza, attraversando le fasi della presa di coscienza, della richiesta di aiuto fino ad arrivare al riscatto, alla capacità di dire basta, di dare lo "scacco al Re" al tiranno. Dare "scacco al Re" in questa "partita" significa che uno dei giocatori ha messo l'avversario nella condizione di doversi difendere. Colui che dichiara lo scacco inverte le sue sorti o se ne riappropria. A noi piaceva questa frase che simbolicamente racchiude molti sensi; piaceva l'idea che potesse essere pronunciata da una donna, che giorno dopo giorno riacquista la propria capacità di ribellarsi ad uno stato di umiliazioni, di sofferenza e violenza.
Venticinque fotografie in grande formato pongono l'osservatore davanti alla necessità di prendere atto che per violenza psicologica molte donne rinnegano la loro dignità e un ruolo sociale equo, che di violenza (adoperata spesso da mani "conosciute") ogni anno muoiono troppe donne di ogni luogo e cultura del mondo. Mostrando le anteprime fotografiche ad alcune donne, ed è capitato anche durante le tante esposizioni fatte nella nostra provincia, ne abbiamo dedotto che le donne stesse tendono a rifiutare la constatazione dell'abuso sui loro corpi e sulla loro psiche; il nostro desiderio, nell'eventualità di una prossima esposizione, siano un incentivo alla presa di coscienza, soprattutto da parte delle donne e delle nuove generazioni, di queste verità scomode, perché crediamo che educare al rispetto dell'essere umano, della diversità, compresa quella di genere, siano alla base della eliminazione delle violenze personali e sociali.
A breve il servizio fotografico.
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