A pranzo con Papa Francesco
Lo straordinario incontro del Santo Padre con un ristretto gruppo di sacerdoti nelle parole di chi c’era
“Lasciate le porte della chiesa aperte, lasciate accesa la luce del confessionale, la gente entrerà!”.
Queste, alcune delle parole che Papa Francesco ha detto durante il pranzo con un ristrettissimo gruppo di sacerdoti “speciali” invitati. Tra questi Don Antonio Petrosino, Salesiano da una vita presso l'Istituto Teresa Gerini di Roma che è sede di una importante scuola professionale.
L'emozione per l'incontro con il Papa è ancora tutta nei suoi occhi e nelle fotografie scattate nell'occasione che gli sono state recapitate e che mostra con amore, tenerezza e un pizzico di orgoglio.
Don Antonio Petrosino è Delegato Regionale della Formazione Professionale dei Salesiani ed ha, tra le altre mille cose fatte, anche un passato di insegnante e direttore.
L'ho incontrato in una pausa brevissima che si è concesso apposta per me. Tra l'altro, al Gerini, è anche l'ora della ricreazione e, come sempre, palloni da calcio e sigarette spuntano come funghi dopo il temporale.
“Caro Remo, mi dice, come vedi qui si corre sempre… Vieni in ufficio che ti racconto…”
Don Antonio non è un volto nuovo per me. Qui, ho frequentato le scuole medie che oggi, purtroppo, non esistono più. E' stato anche mio prof di Lettere. Vederlo, ora, con quegli occhi che cercano ancora il suo speciale vicino di posto a tavola mi rende felice per lui.
“Era mercoledì Santo, quasi mezzogiorno, mi dice, e, mentre ero in auto dalle parti di S. Giovanni, mi arriva una telefonata. Dall'altra parte del telefono, continua, una voce si accerta di aver fatto il numero giusto e, senza tanti giri di parole mi dice: -Il Santo Padre, domani, giovedì Santo, l'attende per l'ora di pranzo-. Puoi immaginare il mio stupore; ho pensato naturalmente ad uno scherzo. Poi, una volta accostato con l'auto, quella voce continua: – alle 12,40 si trovi nel cortile di S.Anna!-.
Inutile raccontare le ovvie reazioni dei confratelli messi al corrente dal sacerdote una volta rientrato a casa. “Complimenti a chi ha fatto lo scherzo, ben congegnato il più benevolo dei commenti.
“Dopo una notte praticamente insonne però decido di rischiare… Alle 12.30 entro in S.Anna. Un uomo mi inquadra, prosegue il salesiano, e controlla il mio nome su di un foglio. C'era!
A San Damaso incontro gli altri pochissimi invitati, tra gli altri, don Maurizio Verlezza, salesiano anche lui, con quattro parroci. Ci accoglie Mons. Angelo Becciu della segreteria di stato.
Alle 13,05 arriva il Papa! ”Il Papa argentino saluta gli invitati non con i soliti convenevoli, “era come se ci rivedesse dopo tanto tempo” ricorda don Petrosino. Poi, a tavola. Una tavola semplice, quella semplicità che il nuovo Papa ha fatto già conoscere ed apprezzare nelle sue uscite, nei suoi discorsi ed omelie. “Senza rendermene conto mi ritrovai alla destra del Santo Padre ma non mi sentivo a disagio. L'incredibile umiltà e la grande umanità del nuovo Papa erano palpabili. Così, dopo la breve preghiera, ognuno di noi si è raccontato”.
Papa Francesco ha ascoltato le parole dei suoi commensali ed ha aggiunto qualche sua esperienza personale e una fraterna raccomandazione: “La gente ha bisogno di sentire parlare di Dio e della sua Misericordia. In confessione siate né superficiali né intransigenti. Siate misericordiosi”.
“Non sono mancate le battute sul gioco del calcio, prosegue don Petrosino, e sul suo S. Lorenzo che, ci ha detto: -E' stato fondato da un bravissimo salesiano. I salesiani, ha aggiunto, fanno tante cose e tutte belle ed utili!-”.
Il menu è stato sobrio, pasta al pomodoro, vitella al forno ed un carciofo.
“Si è intrattenuto con noi fino alle 14,35. Poi ci ha salutati e abbracciati uno per uno, -come un padre abbraccia un figlio che non vede da tanti anni- ha commentato Mons Feroci, direttore della Caritas romana, uno dei sei privilegiati che, con me, hanno vissuto un… “Preludio” di Pasqua veramente speciale”.