Su La Stampa uscirà un articolo a firma del geologo Mario Tozzi, “La fenomenologia delle buche di Roma”. Ce ne ha anticipato il contenuto: “Le buche – ci spiega Tozzi – vanno studiate da un punto di vista scientifico”.
Perché a guardarle così, normalmente, “si può solo imprecare se ci si finisce dentro”, spiega. “Se invece le si studia, si può effettuare una stratigrafia. Facendo questo, e risalendo ai vari livelli del manto stradale, si scopre che gli antichi romani facevano le strade molto meglio di noi. E soprattutto le accudivano”.
“Coi sampietrini le buche non si creano; con l’asfalto sì, e poi vengono riparate pure male”.
Quale la proposta, dunque? “Un ritorno al sampietrino”, spiega deciso il geologo.
Eppure, anche il sindaco Marino qualche tempo fa aveva dichiarato di essere intenzionato a rimuovere tutti i sampietrini dalle strade di Roma. E non solo lui: la proposta è nell’aria già da molto tempo. Per una questione di sicurezza e manutenzione, alcuni sostengono che sia meglio asfaltare tutte le strade.
“In alcune zone di Roma i sampietrini ancora ci sono; in altre, sono stati rimossi. Il sampietrino è pericoloso perché scivoloso, è vero – spiega Tozzi – ma relativamente alle alte velocità. Se consideriamo che a Roma la velocità media è di 12 km/h, la pericolosità viene meno”.
Con Mario Tozzi abbiamo parlato anche di maltempo, piogge incessanti e degli allagamenti dei giorni scorsi. Alcuni hanno dato la colpa all’abusivismo edilizio. Ma tutto questo si poteva evitare? Quanta rilevanza può avere la pulizia e la manutenzione dei tombini e delle caditoie?
“Gli allagamenti erano inevitabili – spiega – Per prevenire, bisogna solo sgomberare le case costruite in luoghi in cui non si dovrebbe cementare”.
Quelle case, però, sono state condonate. “Condono o no, abusivismo o no – continua Tozzi – lì non bisognava costruire. Con queste piogge rinnovate, se si vive al livello del fiume, inevitabilmente si viene sommersi dalle acque. Infatti, nei giorni scorsi, si è verificata una risalita di falda: quei tombini non gorgogliavano tanto perché fossero ostruiti, ma perché il loro livello di base era ormai dentro l’acqua. In quei quartieri non c’è nemmeno la giusta pendenza per mandare giù le acque”.
Secondo il geologo Tozzi, quindi, la causa principale degli allagamenti non è imputabile tanto alla manutenzione delle caditoie, che vengono pulite al ritmo di circa 100 a settimana. “A Roma città non succede nulla; chi vive nel delta del Tevere, invece, va sott’acqua ogni volta”.
Come comportarsi? “O te ne vai, o ti attrezzi”.
E se l’abusivismo edilizio è una delle concause degli allagamenti, come possiamo recuperare oggi e cercare di vivere in armonia con l’ambiente, anche in una metropoli come Roma? Tre regole base per tutti?
“Innanzitutto bisogna sapere dove si vive. Poi, bisogna fare a meno dell’autovettura, per quanto possibile. Infine, bisogna stare attenti a come si butta, perché a Roma i rifiuti sono ancora un problema grave. Queste 3 regole basterebbero da sole a migliorare un po’ la situazione della nostra città”.
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