Mentre Firenze vara un piano anti liberalizzazioni nell'area Unesco, per cui in centro non potranno aprire nuovi negozietti "venditutto", a Roma è boom al contrario. Infatti, sono per lo più minimarket che vendono qualunque cosa – alcol compreso – a qualsiasi ora. Una vera e propria invasione: avanzano ovunque, in alcuni quartieri della Capitale ce ne sono uno ogni sette otto, abitanti.
Una moltiplicazione sorprendente anche perché per aprire queste attività basta una semplice dichiarazione al Campidoglio. A Testaccio, Borgo, Trevi ed anche Prati è un assedio di negozietti gestiti per lo più da bengalesi. Le insegne bianche e rosse sfrattano a volte botteghe, bar di quartiere e snaturano il centro storico. Un giro d'affari enorme dalla clientela assicurata.
"Le botteghe storiche sono le attività che hanno oltre 50 anni di vita con una continuità famigliare nello stesso settore merceologico", ci spiega Giulio Anticoli, presidente dell'Associazione "Botteghe storiche di Roma". "Lavoro per la tutela delle botteghe storiche del centro storico, sto conducendo un'azione importante in combinata con il comune di Firenze che ha votato una delibera per la tutela del centro storico, rifacendosi alla convenzione dell'Unesco.
Stiamo cercando di applicare anche su Roma il modello sperimentato nel capoluogo toscano con il 'Regolamento Unesco', che vieta l'apertura in centro di nuovi fast – food, mini market, internet point, money transfer e compro – oro, che trasfigurano l'anima delle città italiane" , ha affermato Anticoli, la cui missione è di tutelare il patrimonio culturale della tradizione artigianale capitolina.
Per seguire l'esempio fiorentino nella città di Roma, il presidente dell'Associazione "Botteghe storiche" sta lavorando questi giorni con l'assessore alle Attività produttive di Roma Capitale Adriano Meloni insieme a Tatiana Campioni, assessore al Commercio e Artigianato del I Municipio.
Anche Rosario Cerra, presidente di Confcommercio Roma si è espresso in merito alla proliferazione di negozi che stravolgono l'anima culturale di una città: "Noi dobbiamo fare qualche cosa di analogo al comune fiorentino. Non è un caso che sia fatto a Firenze che è una delle tre grosse tappe turistiche italiane: Roma, Firenze e Venezia. Quello è il modello che dobbiamo mettere in campo anche a Roma.
Più noi ammazziamo un sistema di offerta di qualità e meno avremo attrazione verso un turismo di qualità, che è quello che ci serve per far ripartire l'economia. Un turista che arriva a Roma spende molto meno, a parità di viaggio, di quanto spende a Parigi o a Londra".
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