A Roma e nel Lazio la mafia va sotto al tappeto
Antonio Turri: “Alcuni vogliono far credere che Mafia Capitale sia riconducibile solo al duo Buzzi-Carminati”
Riceviamo e pubblichiamo le considerazioni sull'inchiesta di Mafia Capitale di Antonio Turri, presidente de "I Cittadini contro le Mafie e la Corruzione":
Sostenere in ampi settori politici che l'inchiesta Mafia Capitale sia riconducibile solo al duo Buzzi-Carminati e che questi e i loro sodali abbiano agito senza la collaborazione fattiva della politica e di pezzi della classe dirigente romana e laziale è quanto vuol farci credere chi è, a pieno titolo, inserito in quel contesto criminale che chiamo da anni “Quinta Mafia”. In qualunque altro comune d'Italia dopo il ciclone investigativo che ha colpito Roma e grandi settori politico-amministrativi della Regione Lazio si sarebbe arrivati,perlomeno, alle dimissioni degli organi eletti o si sarebbero attivate le procedure per lo scioglimento degli stessi. La normativa in materia parla chiaro cosi come le sentenze della Suprema Corte di Cassazione in materia di scioglimento dei Comuni
"Quando … emergono elementi su collegamenti diretti o indiretti degli amministratori con la criminalità organizzata o su forme di condizionamento degli amministratori stessi, che compromettono la libera determinazione degli organi elettivi e il buon andamento delle amministrazioni comunali e provinciali, nonché il regolare funzionamento dei servizi alle stesse affidati ovvero che risultano tali da arrecare grave e perdurante pregiudizio per lo stato della sicurezza pubblica. Trattasi pertanto di misura di carattere straordinario, introdotta per fronteggiare un'emergenza straordinaria, da cui è derivata “la possibilità di dare peso anche a situazioni non traducibili in addebiti personali, ma tali da rendere plausibile, nella concreta realtà contingente e in base ai dati dell'esperienza, la possibilità di una eventuale soggezione degli amministratori alla criminalità organizzata, quali i vincoli di parentela o di affinità, i rapporti di amicizia o di affari, le notorie frequentazioni” (G. La Torre).
Tutto quanto riportato dalla normativa e dalla Giurisprudenza consolidata rischia di impantanarsi sul principio politico-istituzionale: a Roma la mafia non esiste. Quindi si va avanti e si nasconde tutto sotto al tappeto in una sorta di : noi siamo noi e la legge vale per gli altri! L'ottimo lavoro degli organi investigativi romani e della magistratura nulla possono, al momento, innanzi questa “prepotenza” del potere politico- amministrativo. Mi domando e domando ai signori della Legalità a intermittenza: cosa sarebbe avvenuto se al governo della città di Roma ci fosse stato Alemanno e in quello nazionale Berlusconi? Si sarebbe risolto tutto con la nomina di commissari di partito e rimuovendo il Prefetto della Città? Se non ci fosse stata trasversalità nelle responsabilità penali,
attualmente presunte, sarebbe andata nella identica maniera? Come mai nel caso non lontano della richiesta di scioglimento del Comune di Fondi, oggettivamente per molto meno e senza il coinvolgimento cosi massiccio di assessori, politici e funzionari di tal spessore, si arrivo alle dimissioni
del Sindaco e della Giunta?
Due pesi e due misure? C'è una “onestà” presunta di partito ed una negata a prescindere? Non si corre cosi il rischio di delegittimare il lavoro degli organi di Polizia e della Magistratura che hanno delineato un quadro nefasto di come le mafie abbiano agito da decine di anni nella Capitale e nella sua Regione? La “verginità” di una intera generazione di politici è affidata al visto di commissari di partito nominati dal “sovrano di turno” al governo o deve essere stabilita da funzionari indipendenti che devono solo applicare la normativa in materia e le leggi dello Stato? E' giusto avere due pesi e due misure in quel di Reggio Calabria o nel paesello siciliano o campano, dove anche a volerlo è difficile evitare il contatto mafioso rispetto a quanto avvenuto a Roma dove i mafiosi veri o presunti venivano cercati e partecipavano a convegni e feste di partito?
Torniamo a quanto sostiene il legislatore e la dottrina. Dal sito nazionale dell'Arma dei Carabinieri, che dovrebbe sempre ritenersi più attendibile in materia rispetto gli apprendisti stregoni di certa politica, si legge: ”Le norme in materia di scioglimento degli enti locali hanno carattere
'extrapenale'. La loro applicazione, pertanto, non consegue necessariamente a vicende di carattere penale. Inoltre, da un provvedimento di scioglimento non derivano inevitabilmente conseguenze giudiziarie. In
particolare, l’analisi dei provvedimenti finora adottati evidenzia come gli elementi posti a base delle motivazioni di scioglimento non esitano necessariamente in un procedimento penale. La funzione di prevenzione e di difesa sociale da fenomeni di criminalità organizzata, propria degli scioglimenti, trova conferma in una sentenza del Consiglio di Stato (n. 4467 del 2004), ove si evidenzia che: «[…] la ratio sottesa allo scioglimento dei consigli comunali per infiltrazioni della criminalità organizzata è da collegare a un istituto di natura preventiva e cautelare inteso ad evitare che gli indizi raccolti in ordine all’esistenza di un’infiltrazione della criminalità organizzata possano compromettere il regolare e legittimo andamento della cosa pubblica. Essa non risponde, quindi, alle regole ordinamentali tendenti a stroncare la commissione di illeciti, ma si inquadra piuttosto nel sistema preventivo del controllo generale riservato allo Stato in ordine a fatti che, per consistenza ed effettività, si reputano idonei a determinare uno sviamento dell’interessepubblico”.
Che considerazioni fare dunque da parte dei Cittadini che hanno avuto la pazienza di leggere stralci delle intercettazioni telefoniche o di quanto riportato dalle cronache giudiziarie sulla vicenda Mafia Capitale? Non è illogico pensare che in molti dei politici coinvolti o in settori dell'imprenditoria contaminata valga la massima siciliana del: Calati juncu ca passa la china. Leonardo Sciascia del resto aveva previsto come la linea della palma sarebbe inesorabilmente salita verso il nord del Paese e non solo quella che portava con sé coppole e lupare. Qui l'antimafia si fa per schemi precostituiti e tende ad escludere chi non sta al gioco e resta libero nel pensiero e nei comportamenti, come è stato fatto con l'Associazione che rappresento, tenuta fuori da tutte le iniziative della Regione come quella dal titolo Lazio Senza Mafie. Per alcuni meglio Buzzi e le sue coop.
*I Cittadini Contro le Mafie e la Corruzione http://www.icittadini.it/