A Roma, ogni anno, si perdono 135 milioni di ore nel traffico
A Roma circolano quasi 3 milioni di veicoli, tanti quanti gli abitanti, il doppio di Parigi che però ha vie più comode
La lingua batte sempre dove il dente duole e a Roma il dente che duole è sempre quello del traffico. Quindi torniamo a parlare di traffico. La Giunta capitolina,di recente ha dato l’Ok al progetto della nuova mobilità romana. Un progetto che era ormai necessario, visto che l’ultimo Piano del traffico risale al 1999, quando era Sindaco Rutelli e assessore Walter Tocci. Tempi di cambiamenti epocali per Roma, che poi, però, col tempo, si è adagiata sui (pochi) successi ottenuti.
Adesso sembra ritornata una nuova voglia di cambiamento, almeno sulla mobilità e l’uso della città. Cambiamento che, peraltro, era stato chiaramente annunciato dal primo provvedimento di Marino della chiusura – per la verità parziale e mal fatta – del primo tratto di via dei Fori imperiali. Invertire l’attuale modo di “utilizzare” la città è una necessità primaria e non solo per il benessere dei cittadini, quanto per l’altissimo costo sociale ed economico che ha oggi vivere Roma.
Basta dare uno sguardo ai numeri: a Roma, ogni anno, si perdono 135 milioni di ore nel traffico, pari a 1,5 miliardi di euro. Tanta ricchezza collettiva buttata fuori dalla finestra. Se a questo aggiungiamo il costo sociale dei 15 mila incidenti annui, i cui effetti costanoalla collettività 1,3 miliardi, e il costo dello stress da traffico, che pagano tutti i cittadini, capiamo l’importanza dell’inversione di rotta voluta da Marino.
A Roma circolano quasi 3 milioni di veicoli, tanti quanti gli abitanti (il doppio di Parigi che però è impostata su un sistema viario moderno e non medievale e soffre ugualmente del troppo traffico, quindi figuriamoci Roma), mentre l’uso dei mezzi pubblici è fermo al 28%, cioè pochissimo. In più, la bolla immobiliare degli anni ’90 e alcune scelte urbanistiche sbagliate, hanno fatto raddoppiare, negli ultimi 15 anni il pendolarismo dalla periferia e dalla provincia, che tocca percentuali impressionanti.
Ora il Campidoglio punta ad aumentare del 6% l’uso del trasporto pubblico (con l’ipotesi di prezzo ridotto per chi prende l’autobus nei pressi del raccordo, ma sappiamo tutti che non è tanto una questione di prezzo quanto di efficienza del servizio) e del 20% la velocità del trasporto pubblico. Cifre modeste, che però sarebbero rivoluzionarie. Per rivoluzionare la mobilità, riducendo il flusso verso il centro e fluidificando il traffico, il Sindaco di Roma intende utilizzare strumenti di dissuasione e strumenti di persuasione. Vediamo quali sono.
Gli strumenti di dissuasione sono:
Divieto totale del transito in alcune zone del Centro, definite a “emissione zero”;
Revisione, cioè aumento, delle tariffe delle strisce blu;
Regolazione dell’accesso nell'anello ferroviario con un bonus mobilità, tipo l’Ecopass di Milano;
Eliminazione dei parcheggi sulle arterie principali, per fluidificare il traffico.
Gli strumenti di persuasione invece sono:
Trasporto pubblico più efficiente, più veloce e più frequente;
Aumento dei parcheggi e dei nodi di scambio;
Aumento del car sharing;
Aumento, o meglio nuova introduzione, del bike sharing.
Quello che preoccupa più di tutti i romani è ovviamente il pedaggio per entrare in città con l’auto. Ogni automobilista (più esattamente ogni targa) avrà un numero di “bonus” per entrare nella zona semicentrale (per entrare nel centro ci sono già le ZTL) e si parla di 120 l’anno. Dopo di che si pagherà sulla base all’inquinamento prodotto, cioè il tipo di mezzo utilizzato.
L’altra cosa che fa molto discutere e preoccupa è l’estensione nel centro delle strisce blu e l’aumento della loro tariffa che,nel centro,potrebbe passare da 1,20 euro/ora a 3 euro, per dissuadere dalla lunga sosta e favorire la rotazione.
Programmi che fanno storcere la bocca a chi non vuole rinunciare al mezzo privato. Ma siccome da qualche parte bisogna iniziare, queste sembrano buone idee, ma a condizione che ci siano molti parcheggi di scambio prima della cintura ferroviaria. E qui cominciano i dolori. Dove li faranno e con quali risorse? E poi dovranno fare i conti con i soliti comitati “contro” che sorgeranno ovunque per rallentarne o impedirne l’attuazione.
La fluidificazione del traffico, eliminando del tutto i parcheggi sulle arterie principali, sembra geniale, ma di faticosa attuazione, dato che non riusciamo ad eliminare nemmeno le doppie e triple file di via Tuscolana, o di via Cola di Rienzo, tanto per citarne alcune.
Il Car Sharing è ancora un sogno, sia per la diffusione ancora ridotta che per le difficoltà d’uso – occorre prenotare, prefissare il tempo d’utilizzo, non si possono portare animali, non si può lasciare l’auto dove ti pare – ma la convenienza è decisamente altissima, si parla di un risparmio annuo di 4 mila euro per gli utenti. Il primo Bike Sharingè stato un completo fallimento, dato che le biciclette, troppo “normali” e quindi non riconoscibili sono state tutte rubate da i soliti infami. Speriamo che il secondo tentativo dia frutti migliori. Ma la bicicletta a Roma è ancora troppo rischiosa da usare, perché corsie dedicate sono praticamente inesistenti o mal fatte.
Insomma, quella che propone il Campidoglio è una mobilità che può funzionare solo con la condivisione da parte dei cittadini degli obbiettivi e con la loro collaborazione.
Riusciranno i romani a diventare rapidamente “adulti” rinunciando, almeno all’inizio, alla comodità dell’auto fino a dentro l’ufficio per ottenere in cambio, nel medio termine, grandi vantaggi economici e di salute? A voi la risposta…