A Roma una mostra “spaziale”: Francesco Bancheri al Margutta RistorArte
Si inaugura oggi alle ore 19:00 presso gli spazi espositivi de Il Margutta RistorArte, in via Margutta 118 a Roma, la personale di Francesco Bancheri “Lancio Spaziale”, con cui si apre ufficialmente la stagione espositiva de Il Margutta RistorArte. La mostra, organizzata da Tina Vannini e curata da Francesca Barbi Marinetti, proseguirà sino al 25 ottobre. Saranno ventiquattro le opere esposte, che rappresentano il lavoro dell’artista romano degli ultimi cinque anni. Bancheri si è fatto conoscere e apprezzare per la sua raffinata tecnica del collage attraverso cui mescola uno stile d’impronta dada e surrealista all’immaginario contemporaneo. L’ironia, il gioco e l’accostamento di mondi apparentemente distanti sono gli ingredienti base per un’arte che non rinuncia a declinare sperimentazione e coerenza di contenuti con la ricerca di equilibri cromatici e formali in direzione del piacere estetico.
La mostra prende il titolo da un’opera che fa parte del ciclo Le partenze. “Lancio Spaziale”, che è il take-off di un missile sulla piattaforma di lancio, pare star fuori dal coro, tra le varie rappresentazioni di mongolfiere in volo. Ma il mondo artistico di Bancheri offre una concezione del tempo, e quindi di velocità, rivisitata. Sono il caso e il gioco a fare da guida. Non solo in quanto motori principali della libertà creativa ma perché concetti chiave di una poetica, di un approccio esistenziale e quindi di un riposizionamento del valore delle cose. Una formula espressiva che trova radici appunto nel Dada: è nel “caso” che si creano i presupposti di una rivelazione. Ma trova anche precedenti nel concetto nietzschiano dell’eterno ritorno e delle corrispondenze simboliste, per cui comunque il caso come rivelazione presuppone l’esistenza di un ordine superiore che determina l’accadere. È assecondando questa logica libertina che Bancheri, come i dadaisti, individua la “combinazione spontanea” come unica regola dell’attività creativa. Il gioco e l’imprevedibile sono le fonti principali del piacere, della meraviglia e quindi della bellezza vera. La volontà in questa concezione è pura illusione, e l’idea di tempo in senso tradizionale trasecola a fronte di una dimensione mitica e magica dell’universo in cui tutto si tiene, passato presente e futuro.
Ed è così che la materia creativa è desunta da ritagli di giornali, babele di tutti i linguaggi figurativi possibili da riassemblare e incollare all’infinito. Accanto alla serie Le Partenze, l’immaginario si popola di animali nell’altra serie presente in mostra, “Ossa”. Elefanti, tigri, leoni, pipistrelli, galli, anch’essi senza tempo: remoti, presenti e futuri, sono l’emblema del processo evolutivo che giunge, passa e permane lasciando traccia del proprio iter. Concetto che trova corrispondenza nell’uso della pittura fluorescente a delineare lo scheletro in assenza di luce e a dimostrazione che la medesima cosa mutando le condizioni del contesto assume sembianze diverse.