Accumoli, i terremotati nei giorni dell’emergenza coronavirus. La testimonianza
“Il terremoto del 2016 è meglio non ricordarlo perché è una sconfitta dello Stato che in questi anni non è stato capace di fare niente”
Sono trascorsi due mesi da quando il governo italiano ha dichiarato lo stato di emergenza sanitaria per l'epidemia da coronavirus. Una situazione critica ancora in divenire, che ha stravolto le vite degli italiani tutti. Ma come è cambiata la vita, se è cambiata, nella terra colpita dal terremoto del 2016? Come stanno vivendo gli abitanti di quel Centro Italia questi giorni particolari? Ce lo racconta una donna di Accumoli, in provincia di Rieti, zona di epicentro della prima scossa della terribile sequenza sismica.
"La parola paura da noi non esiste più, ne abbiamo avuta tanta in questi ultimi anni che ormai abbiamo capito che o la si supera o si è annientati. Sicuramente una grossa disgrazia ha colpito una nazione intera, non sappiamo quando e come finirà, e non voglio neanche immaginare come l’economia potrà uscirne. In paese dal 2016 era rimasto tutto uguale, nulla era cambiato.
Qualche timida attività ricominciava ad alzare la testa sperando che il peggio fosse passato. Invece il peggio è appena cominciato. Se prima si poteva andare in comune e protestare, adesso non ti sente più nessuno, sono vietate anche le manifestazioni. Continuano a ripeterci 'dovete stare a casa', noi ci stiamo da quattro anni a casa, senza poterci spostare, viviamo in abitazioni chiamate Sae, ma che in questo periodo risultano comode perché hanno il giardino attorno e quella poca terra da coltivare.
Ad Accumoli non temiamo molto il virus, perché ci chiediamo: che cosa viene a fare in un posto dimenticato da Dio e dalle istituzioni? Finito il terremoto poco alla volta anche i mass media si sono dimenticati di noi. Doveva andare in onda a 'Presa Diretta' un reportage sul terremoto del 2016, hanno pubblicizzato la puntata per giorni, poi non l’hanno più trasmesso per quello che tutto il Paese sta vivendo, a causa del coronavirus. Che peccato era fatto molto bene, c'era anche un mio piccolo intervento, sono stata intervistata, e comunque se si parlava dei terremotati non c’era niente di male.
Pare invece che non sia così e comunque il terremoto del 2016 è meglio non ricordarlo perché è una sconfitta dello Stato che in questi anni non è stato capace di fare niente. Anche i cantieri sulla Salaria sono stati rimandati ad altra data, adesso abbiamo i ponti intelligenti che se debbono cadere chiedono il permesso…Tra le tante cose che mancavano in paese c’era anche la socialità che non riusciva a decollare, adesso possiamo metterci una pietra sopra.
Si sa un popolo diviso è più facile da comandare. Accumoli poi è l’esempio di come le cose vengono fatte male.
Il 'paese' è stato messo sopra la montagna, a pochi passi da dove era situato prima, e il centro commerciale sulla strada Salaria che scorre in basso. Anche i servizi essenziali sono sulla Salaria, cioè il Municipio e l'ufficio postale. Naturalmente non c’è collegamento con un bus comunale, c’era ma è stato sospeso perché poco conveniente.
Non abbiamo neanche una pompa della benzina attiva perché sulla Salaria è difficile istallarne una nuova , immagino per le leggi sul terremoto, infatti la zona dove dovrebbe sorgere vicino al centro commerciale è a rischio idro geologico. Proprio ora leggo un comunicato che dice che non ci sarà più benzina quindi noi che abitiamo queste zone montane cosa dobbiamo fare? … rimanere sempre più isolati?…ci porteranno il cibo e le medicine?…
Ovviamente ancora non si sa niente, comunque se le nostri genti hanno vissuto per generazioni sopra queste montagne significa che è possibile abitarci. In questi giorni mancano ancora di più i nostri cari che hanno abitazioni altrove e che non sappiamo quando potremo rivederli. Ci mancano tutte le persone che in questi anni ci hanno voluto aiutare, praticamente tutta l'Italia, a cui siamo vicini con il cuore. Speriamo che questo incubo finisca presto. Concludo ricordando che vivere nei luoghi terremotati è una continua resilienza, ogni giorno bisogna reinventarsi per sopravvivere. In questo momento esiste solo una parola: 'coraggio', se lo si perde non ci sarà un domani".
(Roberta Paoloni)