Il maestro Lino, nome d’arte di Pasquale Gaeta, è deceduto lunedì 9 settembre all’età di 67 anni dopo una lunga malattia. L’uomo era al centro di un processo per accuse di violenza sessuale, maltrattamenti e esercizio abusivo della professione, legate alla fondazione della comunità “Qneud” (acronimo di “Questa non è una democrazia”) ad Acquapendente. Il processo, che lo vedeva come unico imputato, avrebbe dovuto proseguire martedì prossimo, ma con la sua morte è probabile che si concluda con un’assoluzione “per morte del reo”.
La comunità, creata otto anni fa, è stata oggetto di pesanti accuse secondo le quali Gaeta avrebbe manipolato giovani donne, portandole a subire abusi fisici e psicologici sotto la maschera di un percorso di “purificazione”. Il caso è scoppiato quando la madre di una delle presunte vittime, preoccupata per la mancanza di contatti con la figlia di 24 anni, ha scoperto attraverso dei registratori nascosti in casa dell’uomo che la ragazza era stata ridotta a una sorta di “schiava“. Subito dopo, la donna ha denunciato la situazione alle autorità.
La procura, rappresentata dalla pm Paola Conti, ha raccolto oltre 2.500 atti d’indagine, descrivendo un sistema di controllo psicologico e sessuale che avrebbe coinvolto almeno due giovani donne, una di 26 anni di Bologna e una di 25 anni di Monza. Entrambe, una volta entrate nella comunità, si sarebbero allontanate dalle loro famiglie. Durante l’ultima udienza prima della pausa estiva, la ragazza bolognese ha raccontato al Tribunale di Viterbo come, nel 2017, in un momento di vulnerabilità, abbia incontrato Gaeta e sia stata attratta dalla sua figura di “maestro”. Dopo aver stabilito un contatto tramite Skype, l’uomo le ha promesso aiuto, spingendola a entrare nel suo gruppo.
La giovane ha descritto riti bizzarri e pratiche umilianti, come l’uso di un uovo di giada per “sbloccare i chakra”, o la partecipazione a rituali sessuali. Secondo il racconto, Gaeta affermava di essere uno psicologo e la convinceva che per guarire avrebbe dovuto affidarsi completamente a lui, incluso sottoporsi a pratiche sessuali ritualizzate.
Con la morte del maestro Lino, il processo rischia di chiudersi senza un verdetto sulle accuse mosse contro di lui.
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