Recentemente si sta vagliando l’ipotesi di introdurre una legge indirizzata a studenti e insegnanti che vieti l’utilizzo dei cellulari in classe. La proposta di legge è stata avanzata dal leghista Latini e da Mariastella Gelmini di Forza Italia. I telefoni, stando alle proposte suggerite, dovrebbero essere lasciati in presidenza, mentre per le chiamate di emergenza si dovrebbe far riferimento alla segreteria. Dal mio punto di vista, essendo un ex-studente liceale appena approdato all'Università e conoscendo il sistema scolastico, la proposta di legge ha teoricamente una sua validità. Ma molti studenti, alle spalle dei professori, fanno sfoggio di un secondo telefono cellulare, che viene utilizzato per chiacchierare con gli amici oppure per copiare durante lo svolgimento dei compiti in classe. Un altro tassello nevralgico sta nel fatto che gli insegnanti, invece di dare il buon esempio agli alunni, adoperano anch’essi il telefono per parlare con i colleghi, invogliando così gli studenti a fare altrettanto.
Il telefono, in quanto mero strumento nelle nostre mani, si dovrebbe sfruttare per cercare informazioni oppure per partecipare a progetti con l’ausilio appunto della tecnologia. Si potrebbe obiettare che le classi sono fornite di lavagne elettroniche e di computer, e dunque non vi sarebbe bisogno dello smartphone. Ma, a mio avviso, le L.I.M. (lavagne interattive multimediali) e i computer sono meno pratici dei telefonini, di cui tutti possono usufruire contemporaneamente, permettendo un celere scambio di informazioni e un reale coinvolgimento da parte degli studenti. Ultimamente è sempre più diffusa la partecipazione di insegnanti a piattaforme che mettono in contatto con il mondo intero, e sarebbe una penalizzazione se non si sfruttasse la tecnologia degli smartphone, più efficace e veloce. C’è un altro grande interrogativo: se i telefoni venissero ripresi in presidenza alla fine delle lezioni, non si verrebbe a formare un tramestio di persone che creerebbe disagi e non permetterebbe di prendere in tempo i mezzi di trasporto per tornare a casa?
La proposta non è del tutto infondata, ma pecca di errori, in quanto non dovrebbe esserci un divieto assoluto all’utilizzazione dei cellulari, bensì si dovrebbe incentivare ognuno, studente o insegnante, a fare un uso critico e consapevole dello smartphone, che vada ben al di là della banale chat con gli amici o dei compiti copiati. Un’idea più intelligente sarebbe, ad esempio, proporre una campagna di sensibilizzazione all’uso corretto dei dispositivi nei vari contesti sociali, inclusa la scuola. Inoltre, il divieto assoluto potrebbe avere un effetto controproducente, poiché, per spirito di trasgressione, alcuni studenti sarebbe portati a farne un uso ancora più massiccio, credendosi più furbi di altri. In definitiva, la proposta, pur sembrando valida, ha molti svantaggi dal punto di vista logistico e non risolverebbe interamente il problema, anzi contribuirebbe a crearne altri.
(a cura di Matteo Onorati)
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