In pochi lo sanno, ma le orche nuotano da sempre anche nel Mare Nostrum. Avvistate, almeno fino a qualche anno fa e con una certa regolarità nelle acque di fronte alla Liguria, sono presenti, saltuariamente, nei mari di diversi Paesi europei, penisola Iberica in testa. Tuttavia, il loro numero sembra in costante diminuzione tanto da allarmare gli studiosi che, dopo anni di ricerche, sono arrivati ad una conclusione che lascia poco spazio all’immaginazione.
Insieme ai loro cugini più piccoli, stenelle e tursiopi, infatti, oggi si trovano di fronte ad una nuova minaccia dopo quella del traffico marittimo in costante aumento che mette a rischio la loro incolumità , associato alla sempre maggiore scarsità di cibo disponibile nei nostri mari. Una minaccia invisibile e devastante che potrebbe cancellare per sempre le orche, e non solo, dalle nostre acque.
L’allarme fa seguito ad uno studio pubblicato dalla rivista Scientific Reports che indica i policlorobifenili, Pcb quali responsabili della contaminazione di ampie aree marine del Mediterraneo. I Pcb venivano usati in vernici, impiegati nell’edilizia e nelle apparecchiature elettriche fino agli anni ’80. Banditi, ne è stata accertata la presenza ad alti livelli, ancora oggi, soprattutto nel Mediterraneo occidentale e nella zona della penisola iberica.
Sono stati presi in esame, rivela lo studio, più di mille esemplari di cetacei in 20 anni. Tra questi, orche, focene, stenelle e tursiopi. Orche, stenelle e tursiopi hanno fatto registrare concentrazioni di Pcb ampiamente superiori a quelli che, normalmente, vengono considerati gravi e che comportano effetti tossici con conseguenze drammatiche. Possono, infatti, inibire il successo riproduttivo delle specie contaminate e agire sul sistema immunitario.
A questo punto, è chiaro che non ci vuole più uno scienziato per rendersi conto della gravità della situazione del Mediterraneo e della fauna marina che ospita. I Pcb, stanno interessando la catena alimentare nella sua interezza con le tossine che si trasferiscono dai piccoli molluschi fino ai pesci per arrivare, via via, ai grandi predatori, consumatori finali e più grandi accumulatori, loro malgrado, di sostanze tanto pericolose.
Gli avvistamenti delle orche nei nostri mari, è noto, sono sempre più rari. Così come si fanno sempre più rari gli altri grandi predatori marini che, drammaticamente e mai come negli ultimi tempi, non sanno davvero più che pesci pigliare.
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