Anche l'ultima erede dell'Albertone nazionale si è spenta. A darne la notizia, oggi, il custode della villa, dove Aurelia e il fratello hanno passato loro vita. La novantasettenne da tempo malata era costretta anche a lottare con parenti ed ex dipendenti per l'eredità.
Il procuratore Giuseppe Pignatone e il pm Eugenio Albamonte hanno chiesto il rinvio a giudizio di dieci indagati. In particolare l’attenzione degli inquirenti si è soffermata sul ruolo dell’avvocato e del notaio, che incaricati direttamente dall’autista di casa Sordi, ritenuto “dominus” dell’affare, nel novembre 2012, si sarebbero occupati della formalizzazione delle donazioni. È stato un perito del gip, a stabilire che già all’epoca una demenza degenerativa dovuta all’età «menomava le facoltà di discernimento» della signorina Aurelia Sordi.
A settembre la quinta sezione della Cassazione, rendendo immediatamente esecutive le misure disposte dal tribunale del Riesame a marzo, aveva stabilito l'allontanamento di Vincente Arturo Artadi Gardella dalla villa di Sordi dove risiedeva.
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