Affidarsi alle pubblicazioni scientifiche universitarie: giusto o sbagliato?
Il Dott. Horton, caporedattore di Lancet, sostiene che “moltissime riviste scientifiche sono nella migliore delle ipotesi inaffidabili”
L’ Università italiana è basata su un sistema di reclutamento e progressione di carriera unicamente concorsuale ex art. 97 della Carta Costituzionale. Il reclutamento si intende applicato ai giovani scienziati e ricercatori e può essere a tempo determinato o indeterminato. La progressione di carriera invece si applica quasi sempre ai già reclutati (io direi cooptati) ed essendo un sistema fondamentalmente piramidale, in teoria è volta a selezionare i migliori. Ma nella pratica reale non succede, se non di rado.
La carriera universitaria all’estero
All’ estero il sistema universitario è, invece, quasi sempre organizzato in maniera molto difforme dal nostro ed è generalmente basato su una diffusa e aspra competitività scientifica. Sulla capacità di generare fondi di ricerca per gli Atenei e su un diffuso precariato che io oserei definire di “alto bordo”. Spesso molto ben pagato ma caratterizzato da intensa mobilità lavorativa. I ricercatori proprio per la loro alta competitività sono “indipendenti” e non hanno conflitti d’interesse, se non di rado.
Il sistema universitario italiano è spesso stato basato sulle cosiddette “baronie”, cioè sulla creazione di questa o quella figura Accademica di grande prestigio (più spesso in passato) che creava la sua “scuola”. Sul modello delle Accademie greche e all’ interno della di cui “scuola” non era infrequente che cedesse alla debolezza di inserire anche immeritevoli parenti, amanti e nepoti. Oppure figli di esponenti massonici o politici che gli potevano poi essere utili. Tuttavia, in passato fino ad almeno una trentina di anni fa questo tipo di sistema universitario in qualche modo ha funzionato, anche perché lo “spreco” di competenze era molto limitato percentualmente e sussisteva ancora dal vecchio sistema della cd “prima repubblica” una concreta possibilità anche per i meritori figli di nessuno di ascendere socialmente nei gradi universitari e quindi della vita pubblica.
Massoneria e politica
Nel tempo il sistema universitario italiano purtroppo tuttavia si è indebolito, complice anche la frantumazione delle innumerevoli e troppe sedi universitarie autonome (spesso con vassalli e valvassori se non addirittura satrapi). Le parentele e le omonimie di cognomi sono strabordate, soprattutto in certe sedi universitarie e di conseguenza anche la qualità universitaria è calata inevitabilmente. I primi ad accorgersene sono ovviamente stati gli studenti che in certe aree del Paese hanno letteralmente disertato la istruzione universitaria. Ma anche i concorsi per i gradi iniziali del reclutamento universitario sono molte volte andati deserti, segno che i giovani non trovavano più attrattiva la carriera universitaria. Emigravano in Europa e USA.
Inoltre, le molteplici e sempre più frequenti voci di infiltrazioni massoniche del sistema universitario italiano e addirittura quelle di infiltrazioni della criminalità organizzata, hanno fatto il resto.
A dare la botta finale ci ha pensato come al solito il Parlamento che nel 2010 ha fatto una Legge molto ma molto discutibile sulla Università (la cd “Legge Gelmini”). Con molti aspetti di autoritarismo e la perdita di molte funzioni collegiali e non ultimo in merito ci ha pensato il sistema dell’ Anvur con la sua metodica “oggettiva” di valutazione della cd produzione scientifica del Ricercatore e Professore o del dottorando di Ricerca che ambisce al reclutamento. Contornandolo di metodi più o meno scientifici “matematici” quali l’ Impact Factor o il Citation Index.
Le pubblicazioni scientifiche
La pubblicazione scientifica – soprattutto nel settore biomedico – ha assunto al ruolo di siero miracoloso e salvifico, una sorta di vaccino Covid ante litteram. E ha permesso così “scientificamente e a tavolino” la costruzione di intere categorie di Professori e Ricercatori in tutte le aree dello scibile umano sin dai primi anni di studentato universitario. Curiosamente, alcune sedi universitarie italiane si ritrovano anche ripiene di precocissimi e molto produttivi studiosi di origine geografica controllata (spesso Calabria e Sicilia), a rigorosa prova di Tribunali Amministrativi Regionali e VI° sezione del Consiglio di Stato.
A volte si osserva gente che produce decine e decine di articoli scientifici in un anno, magari su tematiche dove esiste un forte interesse delle Case Farmaceutiche o Ditte produttrici di Presidi Biomedicali. Non si capisce spesso dove sia la originalità del prodotto “scientifico” o quale sia il singolo contributo individuale del soggetto (infatti aggiungere un nome di un amico o di un nepote o fratello a una pubblicazione scientifica è cosa facilissima e non soggetta ad alcun tipo di sanzione penale o amministrativa che non sia quella etica).
Quindi, a parte qualche sporadica inchiesta delle Procure (per esempio a Milano) che però porteranno a ben poco di utile, perché non esiste alcuna fattispecie di reato in materia, come ben denunciato dalla scienziata e senatrice a vita Professoressa Elena Cattaneo a proposito dei papers “taroccati” quando parla di “condizione grave e umiliante per uno scienziato”, oppure quando sostiene che “frodare la Scienza è troppo facile e l’ Italia è sprovvista di ogni regola”.
L’Università per il reclutamento della nuova classe dirigente del Paese
Il punto fondamentale è che l’ istruzione superiore universitaria è la base del reclutamento dei nuovi laureati e della nuova classe dirigente del Paese. Infatti, questo è ancora più decisivo in tempi come quelli attuali dove l’ accesso ai Corsi di Laurea Universitari sono – per espressa Direttiva UE – a numero chiuso e quindi potrebbe venire a mancare almeno in via teorica e ipotetica, la vitale competizione del merito per la conoscenza e la cultura che da sempre ha caratterizzato l’ Italia.
Infatti, basterebbe in via teorica addomesticare i test di ingresso e far rappresentare in via massiva e prevalente studenti di particolari provenienze o con particolari cognomi. Et voilà il gioco sarebbe fatto. Dopo venti anni ti ritroveresti tutti avvocati, notai, medici, ingegneri, commercialisti, giudici con il marchio di fabbrica ben stampigliato sulle spalle. E di certo una minore attitudine al servizio della collettività e dello Stato rispetto ad una competizione “open” come invece era ai miei tempi.
Il parere di autorevoli medici e scienziati
Il dott. Richard Horton, caporedattore del “Lancet” prestigiosa rivista scientifica inglese del biomedicale sostiene che “moltissime delle riviste scientifiche pubblicate sono nella migliore delle ipotesi inaffidabili, se non completamente false …”. E la Prof. Marcia Angell già caporedattore della notissima rivista “New England Medical Journal” con elevatissimo Impact Factor e superindexxata sostiene testualmente che “ … semplicemente non è più possibile credere a gran parte della ricerca clinica che viene pubblicata o fare affidamento sul giudizio di medici fidati …”
Infine il Prof. Randy Schekman già Nobel Prize per la Medicina, sostiene che “ … la Scienza è a rischio e non è più affidabile, perché in mano a una casta chiusa e tutt’ altro che indipendente. Almeno il 50 % dei dati scientifici è corrotto…”.
Il rischio di infiltrazioni
E’ evidente che il problema è serio e che l’ Università Italiana in questo modo, cosi come una Società quotata in Borsa, può essere facilmente e lentamente scalabile, infiltrandola di gente che risponde a terzi e non alla Scienza e in questo modo producendo laureati e risorse umane del futuro che lungi dall’ essere Servitori dello Stato nel sistema pubblico o privato, potrebbero mettersi a disposizione di ben altri padroni ben più spregiudicati ma fortemente ricchi di liquidità economica.
Chi ha occhi e orecchie per vedere e ascoltare, ebbene lo faccia adesso. Il treno che ti passa davanti spesso non ripassa mai più. Auguriamo libere riflessioni.
Dott. Francesco Russo, Medico-Chirurgo, Ricercatore Confermato – Dipartimento di Scienze Chirurgiche
Università di Roma Tor Vergata