Al cinema “I figli della notte”, favola nera di Andrea De Sica
A Milano e Roma debutta in sala l’opera prima del giovane regista romano a Milano al cinema Anteo alle 20.30 e a Roma giovedì 1 giugno al cinema Adriano alle 22.30
“I figli della notte” è il film d’esordio di Andrea De Sica e sta per debuttare al cinema il prossimo mercoledì 31 maggio a Milano al cinema Anteo alle 20.30 e a Roma giovedì 1 giugno al cinema Adriano alle ore 22.30. Nipote del grande Vittorio e figlio di Manuel, musicista e autore di indimenticabili colonne sonore, Andrea ha lavorato al fianco di Bernardo Bertolucci, Ferzan Ozpetek, Daniele Vicari e Vincenzo Marra dopo essersi formato al CSC. Il film è prodotto da Marta Donzelli, Gregorio Paonessa e da Vivo film con Rai Cinema, in coproduzione con la società belga Tarantula, con il contributo del MiBACT, Eurimages e con il sostegno di IDM Südtirol – Alto Adige.
Nato da una idea originale di Andrea De Sica, il film è scritto dallo stesso Andrea con Mariano Di Nardo in collaborazione con Gloria Malatesta; la fotografia è di Stefano Falivene, le scene di Dimitri Capuani, i costumi di Sabine Zappitelli e il montaggio di Alberto Masi. Noi Andrea l’abbiamo incontrato nel suo studio a Monteverde a Roma per raccontarci tutto quello che c’è dietro a una delle uscite cinematografiche più attese della stagione.
Com’è stato e com’è il percorso del film?
“I figli della notte” ha fatto il suo esordio in anteprima al Torino Film Festival quando ancora non era del tutto finito, per cui velocemente l’abbiamo finito e l’abbiamo presentato anche se non avevamo ancora né un distributore né un venditore internazionale. Il film, che non l’aveva ancora visto quasi nessuno, dal quel momento ha iniziato a girare, è stato invitato a Bruxelles, Hong Kong e il suo momento internazionale lo sta avendo proprio ora. Possiamo dire che la vita del film è appena cominciata, Reel Suspects l’ha preso come venditore e il film ha appena fatto due proiezioni al mercato cinematografico di Cannes per poi continuare con tutti i mercati.
Il film è stato recentemente venduto a HBO che è anche stata per noi la prima vendita internazionale mentre in Italia siamo molto contenti di aver trovato come distributore 01Distribution, ai quali il film è piaciuto tanto e non è scontato per un’opera prima italiana, senza attori famosi, trovare un distributore nell’immediato, così dopo averlo preso in considerazione, dal 31 maggio lo porterà nelle sale grazie anche alla RAI che ha sposato da subito il progetto, in quanto il film è prodotto da Rai Cinema.”
Come nasce l’idea originale di questo film?
“Il film è nato quattro anni fa, da una mia idea scritta perché avevo due cari amici che sono stati in collegio. Pensavo che questa realtà non esistesse più, invece poi ho approfondito scoprendo quanto queste persone fossero segnate da questa esperienza.
Questi due amici mi hanno particolarmente colpito: il primo, quando venni a sapere che a seguito di una provocazione reagì con una violenza tale da prendersi una denuncia per tentato omicidio, mi fece capire che dentro di lui c’era qualcosa di strano, mentre il secondo, ricorda il collegio come il momento più bello della sua vita. E’ così che ho capito di voler raccontare questa storia con una doppia anima, parlare di un’esperienza, come quella del collegio, che per dei ragazzi giovanissimi può essere molto appassionante e formativa ma allo stesso tempo spaventosa.
Il film è stato girato tra le Alpi in un posto meraviglioso per quanto isolato e austero, come hai scelto proprio questa location?
“Una volta scritta la storia, dopo vari sopralluoghi per capire dove poteva essere ambientato, abbiamo trovato un albergo a Dobbiaco che ricorda quello di Shining, non volevo una location che lo facesse sembrare il classico film sulle scuole in Italia. Nella realtà si chiama Gran Hotel Dobbiaco, oggi ostello della gioventù è una costruzione storica dell’Ottocento. Imponente e sontuosa è stata l’idea che ha dato la chiave di volta a questo tono dark che ha preso tutto il film, un po’ da favola nera. Abbiamo ricostruito su un piano ex novo, un corridoio di settanta metri, sembrava di essere a Cinecittà o in teatro. Abbiamo girato per tre mesi in un posto isolato dal mondo, dormivamo là, poi scendendo al secondo piano c’era il set, questo ci ha permesso di perdere meno tempo, di essere concentrati e di girare tutto il tempo. Ci ha permesso di entrare nelle condizioni mentali della storia del film anche se a un certo punto gli attori più giovani hanno iniziato a soffrire di questa cosa, così sono stato un po’ come un papà aiutandoli a mantenere la concentrazione. Essendo anche un film difficile da recitare, mentre gli attori protagonisti erano sempre in scena, altri erano sottoposti a lunghissime attese avendo magari scene importanti ma in ruoli secondari, dovendo dimostrare una disciplina che si andava a fondere poi anche con i temi cardine del film. Le ultime due settimane di riprese, sono state il momento più duro in assoluto. Finita la stagione sciistica, ha chiuso tutto e noi siamo rimasti in mezzo al nulla, circondati solo dalla neve. Io volevo questo però, volevo che vivessimo là e girassimo là e infatti alla fine questa realtà aveva preso completamente vita, la realtà e il film si erano fuse. L’ultimo giorno, durante la festa di fine film mi sono detto: ho creato questa situazione e da domani sarà tutto finito. Ad oggi ancora non ci sono voluto tornare il ricordo è ancora troppo fresco, preferisco tenermelo in testa per ora…”
Anche la scelta del cast è molto autentica, di solito si usano attori più grandi che interpretano ruoli di personaggi più giovani mentre in questo caso:
“Gli attori sono tutti giovanissimi, sono molto contento di averli trovati, sono il traino della storia, il protagonista Vincenzo aveva solo sedici anni quando abbiamo girato perché è proprio la storia di un angelo che diventa demonio all’interno del collegio, quindi volevo una faccia bella e pulita che poi avesse una metamorfosi così radicale. Abbiamo scelto poi una serie di ragazzi di provenienze diverse anche per raccontare che in collegio ci vanno da tutta Italia. Un ragazzo napoletano ad esempio, Luigi Bignone, sarà protagonista di una delle mie scene preferite, un grosso colpo di scena che non svelo, dove verrà fuori la follia e lo spirito con cui è stato fatto il film che concepito e fatto a modo suo, non assomiglia a nessun altro film italiano e non rientra volutamente in nessun filone. Essendo il mio primo film è importante per me dare un segno a come vuoi fare le cose e a che immaginario hai.
Che rapporto hai con questa tua opera prima anche se hai già tanti lavori tra documentari, corti e una serie TV all’attivo?
“L’opera prima è davvero un’impresa enorme, un primo momento, gli altri lavori fanno parte di canali più grossi, sono esperienze più industriali, mentre quando fai un tuo primo film sei tu da solo che ti metti in gioco, ci vuole del tempo per trovare i soldi per farlo e per avere l’attenzione da parte di chi lo deve finanziare, la gente pensa che con la famiglia che ho sia più semplice mentre da quando l’ho pensato a quando l’ho finito sono passati quattro anni, intensi e difficili perché spesso le persone quando lo leggevano non capivano che film fosse avendo a che fare con le allucinazioni, il sovrannaturale, è molto strano per essere un film italiano e non sapevo se alla fine me l’avrebbero fatto fare oppure no, era sempre un po’ in sospeso. L’opera prima per un regista è come la prova del fuoco, tu devi avere molta pazienza, determinazione, calma e non devi far trasparire i tuoi timori. Un’odissea che dopo le buone recensioni di Torino mi ha dato soddisfazione, ho sentito di aver superato questa prima prova e di aver fatto una cosa che si è fatta notare.”
So che sei appassionato di musica e hai curato anche le musiche di questo film pur non avendo mai studiato musica, come hai vissuto questa esperienza?
“Non pensavo proprio di fare le musiche, tutto è nato dopo il film, mi sono comprato una tastiera, mi sono messo a suonare ed è nata una traccia di musica elettronica di cinque minuti che fatta sentire ai produttori è piaciuta, così al momento del montaggio, l’ho montata sul film e vedendo che funzionava alla fine ho composto venti minuti di musiche. Questo l’estate scorsa mentre ero al mare, da autodidatta, poi con Leonardo Rosi, musicista professionista, l’abbiamo sistemata tecnicamente e mixata. Mi piacerebbe creare un live set mio che nasce dalla colonna sonora e portarlo in giro per festival di musica elettronica, nel film poi ci sono anche tanti dischi di repertorio, musica classica e i Matia Bazar con il loro grande classico “Ti sento”. La musica nel film è molto importante perché dà la sua italianità al film, quella forte personalità italiana alla quale tengo tanto e che altrimenti, se non per il fatto che è recitato in italiano, poteva essere rischiare di dissolversi data l’ambientazione.”
Essendo il film una coproduzione con il Belgio la costumista è belga e si chiama Sabine Zappitelli, com’è stato lavorare con lei?
“Entrata solo tre settimane prima delle riprese Sabine è stata in grado di riadattare oltre duecento divise e vestire tutti i ragazzi, ci siamo inventati il logo con ottimi riscontri sulla scenografia mentre per le scene girate nel bordello per le prostitute ha pensato ad un mood fluo in perfetto contrasto con la rigida vita del collegio. Per fare costumi devi capire anche il personaggio e saperlo raccontare anche solo con una giacca, un colore e lei è riuscita a caratterizzarli tutti, sapendo alternare i vari mood del film dall’idea di prigione alla dissolutezza, con poco ha saputo dare una ricchezza al film che pur essendo un’opera prima, non è un vorrei ma non posso.”
Tornato da poco da Cannes, ora ci sarà il lancio nelle sale italiane, altri appuntamenti internazionali e nuovi progetti, riuscirai ad andare un po’ in vacanza?
“Dopo le due prime, a Milano e Roma, il film inizierà a girare seguito anche da vari eventi in Italia. Il 2 giugno sarò a New York al Lincoln Center per la retrospettiva di cinema italiano “Open roads“ alla quale ho già partecipato con un mio corto anni fa e dove nei prossimi giorni il film sarà proiettato, seguito poi da incontri e attività con gli studenti di cinema della NYU.
Ho scritto qualcosa di nuovo e da metà giugno sarò impegnato nelle riprese di un corto per beneficenza in collaborazione con l’associazione Onlus Medicinema che porta il cinema negli ospedali, sono stato già due volte all’ospedale Gemelli tramite la Rai che sostiene il progetto e ha voluto propormelo. Il corto poi, verrà presentato al prossimo Festival del Cinema di Venezia, questa volta è una commedia che tratta di un ragazzo sulla carrozzina, dopo un intervento importante e il suo mito del cinema gli si manifesta in apparizione cominciando a fargli compagnia come assistente e aiutandolo a superare il trauma.
Sono contento perché il riscontro c’è stato e il film si è fatto notare, dopo l’anteprima a novembre avevo paura che in breve tempo potesse essere ritenuto già vecchio invece l’attenzione sul film è rimasta. Impegni permettendo andrò anche in vacanza con i miei figli e i miei amici, ora vediamo cosa succede in sala.”
* Foto di Federico Vagliati