Uno, due… tre colpi e il piccione viene giù. Non c’è rimasto molto del volatile. I colpi lo hanno quasi disintegrato ma tant’è. D'altronde, da diversi anni, non c’è molto altro a cui sparare e il piccione cittadino sembra essere l’ultima spiaggia per far tuonare un fucile ’che altrimenti: “che siamo venuti a fare?”.
E allora, stamattina come tutti gli anni, la giornata di caccia è cominciata ben prima dell’alba. Non sono risparmiate nemmeno le poche aree verdi che circondano le grandi città come Roma dove, grazie a controlli pari a 0, la pioggia dei pallini di piombo arriva non di rado sui tetti dei condomini.
Per le statistiche di rito, quelle che raccontano di colpi partiti per sbaglio e di stivali impallinati, è ancora presto e la maggior parte degli uccelli protetti dalla legge non sono mai stati un grosso problema per nessuno se non per i pochi operatori forestali che, da soli, possono ben poco nonostante l’impegno e la passione.
Il sole, ormai, è su da un pezzo e il cielo di Roma sembra più sgombro che mai. Poche nuvole e ancor più rari i battiti d’ali. Solo i fucili continuano a tuonare. A chi o cosa sparino? Arduo, se non impossibile, rispondere. Nemmeno i Ris di Parma ci hanno capito molto. Ci vorrebbe qualche pentito.
Le misure principali contenute nell'ordinanza firmata dal Sindaco Gualtieri
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