Albano Laziale, erogavano false certificazioni di invalidità: misure cautelari per 4 medici
Le accuse sono per truffa e falsità ideologica in atto pubblico; il danno economico ai danni dell’Inps potrebbe essere ingente
Si è conclusa con un’operazione su larga scala l’indagine dei Carabinieri del Nucleo Antisofisticazioni e Sanità (NAS) di Roma, coordinata dalla Procura della Repubblica di Velletri. Un’operazione che ha smascherato una rete di corruzione nel settore sanitario che ruotava attorno alla produzione e al rilascio di certificati medici falsi finalizzati all’ottenimento di indennità INPS per falsi invalidi.
False certificazioni mediche, l’inchiesta avviata anni fa
Il blitz ha portato all’arresto di cinque persone, tra cui quattro medici in servizio presso strutture pubbliche romane e il titolare di un centro servizi di Albano Laziale. Le accuse contestate vanno dall’associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni dell’INPS alla falsità ideologica in atto pubblico.
L’inchiesta, avviata più di due anni fa, ha portato alla luce un sistema ben organizzato e ormai consolidato, con ruoli precisi assegnati ai vari membri della rete. Attraverso intercettazioni, pedinamenti e l’analisi di documenti, gli inquirenti hanno scoperto il modo con il quale si muovevano gli arrestati, che operavano con una precisione tale da sfuggire per lungo tempo ai controlli.
Il cuore del sistema era la redazione di certificati medici falsi necessari per ottenere indennità di accompagnamento e assegni di invalidità dall’INPS. I certificati, che venivano rilasciati su carta intestata di strutture sanitarie pubbliche, venivano prodotti dietro pagamento di somme variabili tra 150 e 200 euro per ciascun documento.
Albano Laziale, un centro servizi fulcro del “viavai”
Uno dei punti chiave dell’inchiesta è il ruolo strategico del centro servizi di Albano Laziale, che fungeva da intermediario tra i medici corrotti e i pazienti. In pratica, il titolare del centro aveva il compito di “accompagnare” i pazienti lungo l’iter necessario per ottenere i benefici economici, presentando le richieste all’INPS con documenti apparentemente regolari ma in realtà falsificati con il supporto dei medici coinvolti.
Grazie a questo meccanismo, ai pazienti venivano garantiti certificati medici stilati su carta intestata di ospedali e strutture sanitarie pubbliche, con la massima apparente legittimità. Il risultato era l’ottenimento di indennità INPS, come l’assegno di invalidità e il contributo di accompagnamento, con evidenti danni finanziari per l’ente pubblico.
Le indagini hanno evidenziato come il centro servizi di Albano Laziale avesse un duplice ruolo: da un lato garantiva l’accesso ai certificati falsi, dall’altro favoriva il reclutamento di nuovi “clienti” interessati a ottenere i benefici INPS. Una volta ottenuti i falsi certificati, i pazienti venivano accompagnati lungo l’iter burocratico per presentare le istanze all’ente previdenziale.
Si indaga per truffa e falsità ideologica in atto pubblico
Le accuse mosse dalla Procura di Velletri ai cinque indagati sono gravissime. La principale è l’associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni dell’INPS, un reato che comporta pene severe. A ciò si aggiunge l’accusa di falsità ideologica in atto pubblico, contestata per l’uso di certificazioni mediche prodotte e firmate dai medici arrestati, nonostante i pazienti non fossero affetti da alcuna patologia che giustificasse le indennità richieste.
L’indagine sta ora puntando a quantificare il danno economico subito dall’INPS. I magistrati ritengono che la somma sottratta indebitamente possa essere molto elevata, vista la quantità di certificati prodotti e la dimensione del sistema corruttivo.
L’inchiesta odierna rappresenta solo l’ultimo capitolo di un’indagine più ampia avviata nel 2022 e che già a gennaio 2023 aveva portato all’arresto di altri professionisti sanitari. All’epoca, furono arrestati un medico ortopedico e un infermiere in pensione, quest’ultimo responsabile di un laboratorio di analisi in una struttura ospedaliera romana. Anche in quel caso, gli investigatori scoprirono l’esistenza di un sistema analogo per ottenere benefici economici indebiti dall’INPS.
Questa nuova operazione ha rivelato la ramificazione della rete corruttiva e la partecipazione di altre figure professionali e strutture sanitarie, rendendo evidente come il problema non si limitasse a pochi casi isolati, ma coinvolgesse più attori in una filiera della corruzione.