Interviste

Alessandra Vergori, l’infettivologa tra i primi vaccinati, ci racconta come sta

Alessandra Vergori è tra i primissimi operatori sanitari che nella mattinata di domenica scorsa è stata vaccinata allo Spallanzani di Roma. La Dottoressa Vergori ha 35 anni ed è di Guagnano (Lecce). Specializzata in Malattie Infettive presso l’Università di Siena, ha completato la sua formazione presso l’Istituto di Medicina Tropicale ad Anversa, in Belgio. Lavora dal 2016 presso l’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive “Lazzaro Spallanzani” a Roma, dove è Dirigente Medico presso l’U.O.C. Immunodeficienze Virali.

  1. Qual è il valore di questa giornata e al suo gesto di essere la prima a provare il vaccino anti Covid?

È una giornata da segnare con un cerchio rosso. Ma lo dico da medico e cittadina, prima di tutto. Essere fra i primi vaccinati in Italia, poi… un privilegio unico. Ho avuto l’onore di aprire la campagna vaccinale, ma mi preme dire che più di ogni altra cosa ero felice di rappresentare una categoria intera. Lì, davanti alla possibilità di respingere un incubo lungo un anno, c’eravamo tutti. Medici, infermieri, operatori sanitari, le persone annichilite dalla pandemia, tutti. A mettere la testa fuori da una trincea profondissima. Il valore di questa giornata lo dirà il tempo, lo diranno le vite salvate, lo certificherà il numero di pazienti fuori dalle terapie intensive. Ci vorranno mesi, ma finalmente abbiamo uno strumento per poter riscattare il dolore di questo anno infinito.

  1. Lei ha fatto il vaccino domenica mattina. Quanto tempo deve passare per sapere con certezza che non ci saranno problemi?

Oggi sono stata in corsia a svolgere il mio lavoro, come tutti gli altri giorni. Ho dormito bene e non ho avuto nessun tipo di problema. Prima che il vaccino venga diffuso, è bene sapere che viene sottoposto a migliaia di test rigorosi e certificati, ma questo vale per qualsiasi altro farmaco. Il vaccino anti-Covid, frutto di mesi di ricerca di eccellenti ricercatori, è stato concepito con la finalità di far pervenire alle cellule del nostro organismo una micro-particella in grado di produrre una proteina chiamata spike. Una proteina incaricata di sollecitare la risposta immunitaria del nostro organismo e la produzione di anticorpi, secondo una reazione naturale. E senza modificare in alcun modo il nostro corredo genetico. Non è un test, è il prodotto delle più accurate verifiche. Domenica allo Spallanzani, ad esempio, 139 persone hanno fatto il vaccino e stanno tutte bene.

  1. Secondo lei la vaccinazione anti Covid deve essere un atto volontaristico oppure obbligatorio?

Io ho scelto di vaccinarmi senza essere obbligata. Credo molto nel potere della conoscenza. Comprendere i fenomeni, anche complessi, è l’unica via per poter decidere responsabilmente. Con riferimento al tema generale della presunta pericolosità dei vaccini e della libertà di ciascuno di poter scegliere se vaccinarsi o meno, credo bisognerebbe lavorare ad un livello più alto di sensibilizzazione ed educazione. Istituzioni, scuola, famiglie, comunicatori scientifici. La gente ha paura di quello che non comprende. Ci vorrà tempo, temo, ma sono fiduciosa che anche certa moda oscurantista, per fortuna limitata a una minoranza della popolazione, passerà presto. Anche grazie ai risultati di questa campagna di vaccinazione senza precedenti.

  1. Un peso molto rilevante sulla scelta di vaccinarsi è legato alla capacità delle istituzioni sanitarie di conoscere il vaccino e i rischi reali legati alla sua inoculazione. Quali rischi corriamo?

Come detto, bisognerà fare ogni sforzo possibile per trasferire una comunicazione efficace e sostenuta dalle evidenze. Mi piacerebbe che si potesse discutere del funzionamento biologico e immunitario del vaccino col sostegno di dati oggettivi e quanto più possibile accessibili anche a chi non è un medico, e mi piacerebbe poterlo fare soprattutto con chi ha una opinione ostile nei confronti di questo vaccino, nella fattispecie. Il vaccino anti-Covid è sicuro ed efficace, ha dimostrato di non presentare rischi.

5) Perché si ha così paura di questo vaccino?

Intanto è necessario dire che la stragrande maggioranza degli italiani non ha dimostrato e non dimostra di avere paura. Se, dopo aver studiato con un grado di dettaglio granulare le specifiche del vaccino e il suo funzionamento, avessi avuto anche solo il minimo dubbio sulla sua sicurezza non sarei stata fra i primi a vaccinarmi. Con questo intendo dire che il timore verso qualsiasi innovazione (soprattutto quando è di tale portata) si accompagna sempre a quella necessità di conoscenza di cui parlavo prima. Altro discorso vale per chi non si accontenta neppure dell’evidenza, ma quello è un’altra storia. Facciamo parlare i fatti, nulla è più forte dei fatti. Chi ha ancora qualche dubbio, ne sono sicura, accoglierà presto con convinzione questa grande scoperta.

L’infettivologo dello Spallanzani dopo il V-Day: “Molte persone hanno deciso di vaccinarsi”

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Mariagloria Fontana

Scrittrice e giornalista. Laurea magistrale in Storia e Critica del Cinema. Consegue il Master in Giornalismo e Comunicazione Pubblica all'Università di Tor Vergata di Roma. Nel 2017 pubblica il suo primo romanzo "La Ragione era Carnale" (Armando Curcio editore). Ha scritto per "Il Fatto Quotidiano", "MicroMega", "Viaggi del Corriere della Sera", "Huffington Post", "Affaritaliani". È stata fondatrice e direttrice del sito femminile di costume "Le città delle donne". Ha un programma di libri, "Affari di libri", in cui intervista gli scrittori in onda sulla emittente radiotelevisiva "Radio Radio".

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