Alla Casa del Jazz di Roma Germano Mazzocchetti Essemble
Ogni interprete che è transitato, anche se per poco, nel gruppo, ha contribuito in modo sostanziale alla definizione dello stile e del suono dell’Ensemble
Sabato 4 marzo, alla Casa del Jazz di Roma, Germano Mazzocchetti Ensemble con Germano Mazzocchetti, fisarmonica, Francesco Marini, sassofoni e clarinetto, Paola Emanuele, viola, Marco Acquarelli, chitarra, Luca Pirozzi, contrabbasso, Valerio Vantaggio, batteria e Sergio Quarta, percussioni, che presenterà in concerto l’ultimo lavoro discografico “Asap” e altre composizioni.
Il Germano Mazzocchetti Ensemble è nato nel 2003 ed è composto da solisti che hanno svariate esperienze musicali, dalla classica al jazz alla world music. La formazione ha visto alternarsi nel corso degli anni diversi musicisti, per stabilizzarsi da qualche tempo in quella attuale.
Ogni interprete che è transitato, anche se per poco, nel gruppo, ha contribuito in modo sostanziale alla definizione dello stile e del suono dell'Ensemble. Le composizioni dello stesso Mazzocchetti sono quindi orientate verso un linguaggio che faccia convivere le diverse anime dei musicisti: atmosfere colte e assoli improvvisati, nenie popolaresche e momenti più scopertamente ritmici appoggiano su una base che si ispira alla musica popolare mediterranea, nelle sue molteplici sfaccettature.
Il risultato è una musica caratterizzata da uno spiccato sincretismo linguistico, che bene si allinea ad alcune tra le più interessanti esperienze della musica d’oggi. “Crisi. Così la chiamiamo, con la tragica pochezza lessicale e mentale del senso comune, quella condizione per cui non riusciamo più a fare, a vivere, a sognare, a godere come prima.
Costretti poi ad accettarla come nuovo stadio della nostra esistenza individuale e collettiva, ad onta della prosa consolatoria del politichese e dell’inserto salute che ci adescano con le ricette per superarla, questa crisi. Su questo terreno accidentato, un artista è forse il meglio attrezzato di tutti.
Condannato a metabolizzare la crisi e trasformarla in risorsa del suo progredire. Germano Mazzocchetti, il cui sguardo disilluso lo vota a un perenne un derstatement, condizione scomoda quanto propizia per chi è condannato a inventare il nuovo, sottostà anch’egli ogni giorno a questo rituale del κρίνω, il giudicare, e della κρίσις, la decisione.
Ma cosa inventare, e soprattutto come inventare, quando sai, almeno da Verlaine in poi, che tutto è già stato detto e mangiato? Ed eccoci a questo Asap, nuova pagina di un musicista dalle molte radici e dall’idioma tutto suo.
Mazzocchetti assorbe musica da bimbo quando rivela un imberbe talento di fisarmonicista prodigio.
Ma non è quella la sua strada, anche se, con entusiasmo contagioso, qui riprende in mano il vecchio mantice adorato. È il jazz il suo grande amore, ma neanche quella è la sua strada, anche se qui, l’antica passione non cessa un attimo di attizzare il fuoco e guidare i passi. La sua strada sarà il teatro, sulle orme di maestri ammirevoli ed eroici nel loro prezioso lavoro di musicisti dietro le quinte.
È in questa costellazione che si inscrive questo «as soon as possible», spremuto in Asap. Remoti si sentono gli echi di un Kurt Weill, di un Fiorenzo Carpi e il carsico andirivieni di quella linfa popolare che sempre nutre il lessico di Mazzocchetti. Ma c’è anche altro in questa formazione densa di ritmo ed energia cinetica, impastata con fisarmonica e viola che trasudano melanconia a ogni nota. C’è un universo intimamente latino, fatto di ritmo, calore e languore, evocante le quejas de bandoneón: i lamenti del bandoneón. (Giordano Montecchi)
Casa del Jazz: viale di Porta Ardeatina, 55