No, non ha vinto l’antipolitica. Non ha vinto nemmeno l’astensionismo. Non ha vinto nemmeno il disamore per la politica.
A queste elezioni ha vinto il ‘Porcellum’, e hanno perso gli italiani.
A queste elezioni ha vinto la legge elettorale che noi tutti odiamo, o diciamo di odiare. A queste elezioni, hanno vinto quei politici che qualcuno si era illuso di poter “mandare a casa” grazie a Grillo, salvo poi accorgersi che a casa è meglio mandarci proprio Grillo.
È vero, la scheda per il Comune era lunga quasi 1 metro e 20. È vero, c’erano così tanti candidati che trovare un filo logico era quasi impossibile, se avevi 85 anni e ti mancavano quasi 10/10 di vista.
Perché gli altri non sono giustificabili. Siamo nell’era dei nativi digitali e di quelli che anche a 50 anni, per sentirsi un po’ più giovani, si creano l’account su Facebook, taggano, linkano, condividono, twittano, retwittano, fanno gli smile, e via discorrendo. E deve proprio essere un’attività molto impegnativa quella del tag compulsivo se non lascia il tempo di andare su Internet per informarsi sui candidati. Bastano (basterebbero) 5 minuti. Un tempo speso sicuramente in modo migliore, perché ne va del futuro di una città. La nostra città. E non è cosa di poco conto.
E non regge nemmeno la scusa di chi sostiene che i media non hanno trasmesso le informazioni giuste. Non regge per pochi motivi, che vado ad elencare:
1) non spetta al Tg1 o al Tg5 elencarci i nomi di quanti sono candidati ai vari Municipi di Roma;
2) non è che se Travaglio, o Santoro, o Vespa, o Floris, o Belpietro ci dicono che il cielo è arancione, noi dobbiamo credergli per forza. Chi crede che il mestiere del giornalista sia vendere un’opinione impacchettata, senza che noi dobbiamo compiere nessuno sforzo ulteriore, si sbaglia di grosso.
E se la stampa e l’informazione in questo Paese sono malate, a parer mio, è per questo. È vero, alcuni giornalisti (molti, ad essere onesti) sono 'collusi' con il potere. Ma, evidentemente, se lo possono permettere. Perché l’utente confonde la parola del giornalista con quella di Dio. “L’ha detto Travaglio”. E allora, perdonatemi, ma vi meritate proprio tutta la mala-informazione di questo mondo.
3) quelle due o tre informazioni che i telegiornali hanno trasmesso riguardo la modalità di voto, nemmeno sono state attentamente colte: allo scrutinio, era palese che nessuno avesse capito come andavano messe le ‘X’.
Come avviene ormai da 5 anni a questa parte, anche quest’anno ho lavorato come scrutatrice in qualità di Vicepresidente alle elezioni. Ebbene, vi ringrazio perché ci avete facilitato, e non poco, il lavoro di scrutinio. Altrimenti tra voti disgiunti e preferenze, saremmo usciti matti.
Ma da persona dotata di forte senso civico, vi maledico.
Perché era l’unica occasione in cui avevamo la possibilità di scegliere. Scrivere un nome. E non l'abbiamo fatto. Abbiamo deciso di non farlo.
Bastava impararselo a memoria, e poi scriverlo. Bastava trascorrere cinque minuti davanti ai cartelloni appesi all’ingresso delle sezioni, prima di fiondarsi nella cabina elettorale senza un minimo di coscienza civica.
E anche quando vi chiama lo zio del cugino del nonno della ragazza che ha il bar all’angolo per chiedervi di votare Tizio al Municipio e Caio al Comune, informatevi. Fatelo per voi.
Aprite Google, digitate il nome, e informatevi. Cercate di capire chi state andando a votare.
Perché poi, quando scopriremo che è uno che si intasca i soldi, sarà troppo tardi.
Il voto, prima che un diritto, è un dovere.
Noi siamo abituati a guardare a molti diritti enunciati dalla nostra Costituzione, come fossero cose scontate. Esistono, nessuno ce le può togliere, e quindi “sti cavoli”.
Sì, certo, è arduo immaginare che qualcuno ci levi il diritto di voto. Ma non è una cosa scontata.
E no, non voglio stare qui a dire che c’è qualcuno che anni e anni fa ha combattuto per ottenere il diritto di voto, e noi gli dobbiamo onore e rispetto.
Perché, a meno che non si tratti del 25 Aprile, diciamocelo, noi italiani non siamo persone che riescono ad assumere comportamenti del genere.
Basti pensare che le donne, le femministe soprattutto, per onorare la morte di 100 operaie, l’8 marzo sentono la necessità di infilare 100 euro nelle mutande del primo spogliarellista nel primo locale notturno.. Se questo è onore e memoria!
Quando dico che il voto non è scontato, dico che in qualche modo il diritto di scegliere ce lo hanno già tolto. Noi non possiamo eleggere i Parlamentari. Ma possiamo eleggere i Consiglieri Regionali, i Consiglieri Comunali e quelli Municipali. E allora facciamolo.
Ma facciamolo con coscienza. Quella stessa coscienza che fingiamo di avere quando urliamo ai Parlamentari che “questa legge va cambiata”.
Perché se io oggi fossi una Deputata, e dovessi decidere di modificare questa legge, ci penserei su un bel po’. Perché non avete dimostrato di avere realmente a cuore il cambiamento. Perché nessuno ha scelto nessuno. Quasi nessuno ha espresso una preferenza. E allora, io Deputata, lascerei le cose come stanno. Farei decidere alle segreterie di partito. Tanto voi (noi), come sempre, abbiamo dimostrato di farci abbindolare facilmente dal primo urlatore di turno.
Insomma, come diceva Tomasi di Lampedusa, “bisogna che tutto cambi, perché tutto resti uguale”.
Impariamo a meritarci le conquiste. Impariamo a meritarci il meglio.
Impariamo a essere migliori noi.
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