La Meloni aveva promesso “risarciremo il 100%” quando l’alluvione nel maggio scorso aveva colpito duramente la Romagna e le province confinanti in Emilia, Marche e Toscana. Ritardi incomprensibili creano disagio alle famiglie, alle aziende ed espongono il territorio a nuove catastrofi, se non c’è la messa in sicurezza.
Tra il 2 e il 17 maggio di quest’anno una serie di eventi alluvionali e geologici di portata eccezionale hanno messo in ginocchio la Regione Emilia Romagna e altre province della Marche e quelle confinanti della Toscana. Piogge persistenti, allagamenti, frane e straripamenti di fiumi hanno coinvolto 44 comuni romagnoli, tra cui la provincia di Ravenna e quelle di Forlì Cesena, Rimini, Bologna, Modena e Reggio Emilia. Sono straripati 23 corsi d’acqua tra cui molti fiumi e torrenti e si sono verificate 250 tra frane e dissesti in 48 comuni. Lo stato d’emergenza è stato dichiarato in tutte queste zone e nelle province settentrionali delle Marche e della Toscana.
Danni si sono verificati alle strutture ferroviarie, autostradali e stradali. Le aziende agricole che hanno subito disastri sono state 21mila, con 41mila addetti e 2.800, con 23mila operatori, quelle agroalimentari, poi ci sono 9.300 nuclei familiari che hanno avuti problemi alle loro abitazioni. Sono morti molti capi di bestiame e distrutte moltissime colture. Sulla costa romagnola il mare è risultato incompatibile con la balneazione, per lo scarico dei fiumi che si è verificato nell’Adriatico. Questo ha causato un ulteriore danno alle strutture turistiche che hanno dovuto attendere il 13 giugno per riaprire i battenti, perdendo circa un mese e mezzo di introiti.
Gli esperti hanno detto che “l’Emilia Romagna è la terza regione d’Italia per consumo di suolo con circa 658 ettari cementificati in un anno. L’80% di questa superficie, ha dichiarato Paolo Pileri, docente di urbanistica e pianificazione del Politecnico di Milano, riguarda aree a pericolosità idraulica.” In altre parole si costruisce troppo e questo rende il territorio più fragile in vista degli eventi atmosferici possibili, dovuti al cambiamento climatico. Se si prosegue con questo ritmo di edificazione aumenteranno i disastri futuri.
Sono passati più di 150 giorni dai 5 miliardi di metri cubi di pioggia venuti giù in quelle settimane di maggio, in un territorio che da solo vale 38 miliardi di euro, il 2,2%del Pil nazionale e gli aiuti promessi non sono arrivati o meglio ne sono arrivati pochi col contagocce. Milena Gabbanelli sul Corriere della Sera del 9 ottobre fa il punto sulle promesse del Governo e il risultato è una bocciatura per la distanza tra le promesse e i risultati. Meloni aveva detto “Risarciremo il 100%”.
I danni al patrimonio pubblico e privato ammontano a 8 miliardi e mezzo di euro, secondo la stima che la Protezione civile nazionale ha trasmesso a Bruxelles per chiedere l’accesso ai fondi di solidarietà dell’Unione Europea. Sono così suddivisi: 3,8 miliardi per il patrimonio pubblico come strade, scuole, canali; 2,2 miliardi per i danni alle abitazioni; 1,8 miliardi per i danni alle attività produttive, comprese le aziende agricole. A questa cifra vanno aggiunti 682 milioni di euro già spesi per fronteggiare la somma urgenza e per la messa in sicurezza del territorio, di cui 412 anticipati da Comuni, Province, Regioni e Consorzi di bonifica.
Quanto è fin qui stato stanziato, a giugno, a malapena arriva a un miliardo e seicento milioni, di cui 900 milioni per la cassa integrazione e 300 per l’Export.
Come sempre i romagnoli sapevano che non c’era da credere alle promesse della politica e si sono rimboccati le maniche e hanno fatto da soli, pur di far ripartire la stagione balneare le attività agricole e di produzione alimentare.
Da quel primo stanziamento si deduceva che si voleva di fatto aiutare solo quelle 3 o 4 aziende più importanti per l’export e gli altri potevano aspettare. Dei 900 milioni stanziati per la Cassa integrazione i romagnoli ne utilizzano appena 30, dei 300 stanziati per l’export solo 12 o 13. Di quel miliardo e seicento milioni stanziato ne rimane un miliardo e 150 milioni che torna nella disponibilità dello Stato. Che rimane ai privati? Un fico secco.
Salvo il fatto che le famiglie hanno ricevuto 3.000€ ciascuna, per le spese dello sfollamento e quelle più urgenti.
Ad agosto, dopo un lungo tira e molla dove in molti le indicavano il Presidente della Regione Bonaccini come vero esperto per gli aiuti da elargire, viene invece nominato commissario il generale Figliuolo (come un ministro senza fondi). Forse per paura che Bonaccini potesse fare una bella figura e rafforzarsi politicamente. Riflettiamo su come funziona la politica in Italia. Non si segue il possibile bene collettivo ma i vantaggi elettorali anche sulle spalle di chi soffre.
Il generale Figliuolo avrebbe a disposizione un miliardo e 28 milioni, che sarebbe la cifra assegnata ma lui effettivamente ha solo 876 milioni di euro disponibili e di questi deve restituirne 412 agli Enti locali: regioni, comuni che hanno anticipato i soldi per i primi interventi di ricostruzione. Quindi gli rimangono meno di 500 milioni. Da utilizzare solo per opere pubbliche, strade, scuole, argini, ponti… Lo stanziamento previsto di rimborso danni ai privati è di 269 milioni di euro. Le aziende agricole danneggiate sono 21mila e 2800 quelle agroalimentari poi ci sono almeno 9300 nuclei familiari che hanno avuto danni alle proprie abitazioni.
Tuti questi prima di vedere 1€ dovranno attendere un bel po’ di tempo, perché per avere il rimborso dei danni devi chiederli su un formulario prestabilito e i moduli fino a metà novembre non ci sono. Poi c’è una trafila lunga da fare, perché la richiesta passa dai comuni poi dalla piattaforma della Regione e poi da Invitalia (è l’agenzia di proprietà del Ministero dell’Economia ed è centrale di committenza e stazione appaltante per la realizzazione di interventi strategici sul territorio). Quindi ritorna ai comuni che la manda alla struttura del Commissario, che al momento non dispone di una Tesoreria. Ergo non si sa.
“Da fine novembre si cominceranno a erogare i ristori per la ricostruzione privata”. Questo l’ultimo annuncio, risalente a qualche giorno fa, del commissario per la ricostruzione Francesco Paolo Figliuolo. “Gli obiettivi – ha spiegato – sono innanzitutto la messa in sicurezza dei territori, poi la ricostruzione, poi i rimborsi. Le difficoltà legate alla complessità del lavoro: si tratta di rimettere a posto il territorio dove 23 fiumi sono esondati. Abbiamo già ristorato tutte le somme urgenze dei comuni e quelle dei lavori ancora in atto. I fondi ci sono: al momento abbiamo erogato solo 45 milioni perché questo ci hanno chiesto, ma a disposizione ce ne sono 289. Poi stiamo erogando da 3 a 5mila euro di rimborsi per ogni nucleo familiare, finora 70milioni e altri 7 per i contributi di autonoma sistemazione».
“Io ho tutta l’intenzione di collaborare col Governo e col commissario Figliuolo – ha assicurato in più di un’occasione il presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini -, ma sappiano che non mi sposterò di un millimetro finché tutti avranno ricevuto il 100%. Perché ce lo meritiamo ed è giusto così. Qui c’è un fronte che ha messo insieme Istituzioni e parti sociali, non ci sposteremo di un millimetro”.
A fine agosto la regione aveva erogato 45 milioni di euro, accreditati direttamente sul conto corrente di cittadini e famiglie che hanno avuto l’abitazione danneggiata dalle alluvioni di maggio: 15 mila le domande accolte e processate con i 3.000 euro di acconto che possono salire a 5.000 a saldo. Ma anche un lavoro senza sosta per il ripristino degli argini, sistemazione e pulizia del letto dei fiumi, rimodellazione degli alvei e riparazione di opere idrauliche.
Circa 80 gli interventi sui principali corsi d’acqua esondati, per un totale di oltre 114 milioni di euro. Si tratta delle sole opere di competenza della Regione, realizzate attraverso l’Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e di protezione civile, che si aggiungono alle moltissime altre previste, definite insieme a Comuni, Province e altri enti attuatori, sulle quali la struttura del Commissario alla ricostruzione è impegnata nella definizione di modalità operative e coperture finanziarie.
Il 14 ottobre, a Forlì, Federconsumatori Nazionale ed Emilia-Romagna sono scese in piazza, alla manifestazione indetta da CGIL Emilia-Romagna, per sollecitare lo stanziamento, da parte del Governo, delle risorse necessarie alla ricostruzione post alluvione, inizialmente promesse ma mai arrivate.
Risorse indispensabili per le famiglie, per le aziende e per la messa in sicurezza del territorio. Non sono comprensibili né giustificabili lungaggini e rinvii: i fondi vanno stanziati ora.
Ogni giorno di ritardo comporta un aggravamento della situazione nelle zone colpite in termini di mancata ripartenza delle attività produttive, impossibilità per i cittadini di rientrare nelle proprie case, strade e infrastrutture ancora dissestate dopo più di quattro mesi dall’evento. Il comportamento del Governo è davvero inaccettabile. A che serve un Commissario se le lungaggini burocratiche ne bloccano l’attività?
Ad inizio settembre prima a Ravenna alla Festa de l’Unità nazionale poi domenica 3 a Faenza, il Commissario europeo Gentiloni aveva assicurato le istituzioni romagnole sugli aiuti europei per l’alluvione. “L’erogazione della prima tranche del Fondo di Solidarietà Europeo è calendarizzata entro la fine dell’anno, mentre la seconda quota è prevista per il 2024. L’impegno a lavorare insieme affinché nel Pnrr vengano inseriti progetti di contrasto al dissesto idrogeologico da realizzare nei prossimi tre anni nei territori colpiti dall’alluvione”.
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