Ama, netturbini disonesti: arriva il Generale della Guardia di Finanza
Il presidente di Ama ha richiesto l’intervento di un ex generale della Guardia di Finanza contro i netturbini disonesti
Non c’è pace tra le mura dell’Ama. Tra i continui scandali e la difficoltosa gestione della raccolta rifiuti, le cose sembrano non arrivare mai a un felice epilogo. Giunge oggi la notizia della decisione della governance.
Per cercare di risollevare le sorti dell’azienda è stato infatti, annunciato l’arrivo di un generale della Guardia di Finanza in pensione. La sua missione: contrastare i furti di carburante da parte dei netturbini.
Oltre questo, certamene un compito complesso, il generale dovrà evitare lo strano “fenomeno” della combustione improvvisa dei mezzi. Salvaguardare (i pochi a dire la verità) impianti in funzione, controllare che i fornitori non speculino sui materiali da vendere alle officine e che nelle officine stesse non “spariscano” batterie o pneumatici.
Infine il generale in pensione, dovrà occuparsi della sicurezza informatica e di quella sui luoghi di lavoro.
Ad oggi, parrà incredibile, l’azienda ha una struttura interna dedita ai controlli, che però si occupa soltanto di salute e integrità dei lavoratori.
Pochi i camion sui quali risulta effettivamente montato il Gps per verificare che gli operai eseguano i giri di raccolta previsti. Dunque, è facile immaginare lo stupore del nuovo presidente Daniele Pace nel venire a conoscenza di tale disorganizzazione.
Il presidente infatti, ha prontamente richiesto che nella nuova macrostruttura venisse inserito anche un responsabile della sicurezza a 360 gradi.
Decisione quantomai necessaria anche alla luce degli arresti del 6 ottobre scorso, durante un’operazione delle forze dell’ordine che ha portato a un’ordinanza della Procura di Roma che ha emesso di custodia cautelare per 10 dipendenti e tre loro complici.
Le accuse: furto di carburante per mezzo di un tubo per svuotare i camion e uso non autorizzato delle carte di credito aziendale. Il bottino pari a migliaia e migliaia di litri di gasolio, che finiva per essere rivenduto oppure usato per il pieno delle loro auto private.