Ambiente, pesci “ubriachi”? Quando l’impensabile diventa realtà

di Remo Sabatini

Il clima che sta cambiando produce effetti devastanti anche negli oceani e per la fauna marina, in lotta per la sopravvivenza, si affaccia una nuova minaccia che gli scienziati valutano più grave, se possibile, dell’acidificazione delle acque che sta distruggendo le barriere coralline: l’eccesso di CO2.

Si chiama Ipercapnia ed è causata dalla presenza eccessiva della CO2 nei mari. E’ una intossicazione dovuta ai crescenti livelli di anidride carbonica derivata dai combustibili fossili. E’ un fenomeno che si è registrato solo negli ultimi anni e che preoccupa non poco, per le conseguenze sui pesci, come ha dimostrato  la ricerca di Ben McNeil dell’Università del Nuovo Galles del Sud, in Australia e pubblicata su Nature.

Lo studio, infatti, ha evidenziato come l’Ipercapnia marina influisce sui comportamenti degli abitanti del mare. Nel caso di pesci oceanici, spiega McNeil, l’intossicazione da CO2 va a colpire i recettori del GABA (acido gamma-amino-butirrico) che è il principale neuro trasmettitore inibitorio nel cervello dei vertebrati.

Da qui le cause che, sottolinea l’oceanografo, “si traducono in perdita dell’orientamento e difficoltà nel ritrovare la strada di casa. Fattori indispensabili per la loro sopravvivenza e che li espongono ulteriormente ai predatori.” Come fossero ubriachi, milioni e milioni di pesci vagherebbero senza meta in un oceano che non riconoscerebbero più. E’ facile immaginare le conseguenze di quella che si prospetta una vera e propria tragedia epocale che potrebbe significare la fine della vita nei mari per come la conosciamo. Se le concentrazioni di anidride carbonica nell’acqua dovessero continuare ad aumentare, infatti, la metà degli oceani sarebbe colpita dal fenomeno entro la fine del secolo.

Limitare drasticamente le emissioni di CO2 nell’atmosfera continua a essere l’unica soluzione che potrebbe quantomeno mitigare l’impatto drammatico che le attività umane continuano a infliggere alla Terra.

*Foto di Adriano Resta

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