Partiamo da un presupposto: la foto che ritrae Christian Gabriel Natale Hjort nella caserma romana di via In Selci, bendato, con le mani legate dietro la schiena e a capo chino, è semplicemente indegna. Non può essere una giustificazione il fatto che il 18enne americano sia accusato di concorso in omicidio per il brutale assassinio del Vice Brigadiere Mario Cerciello Rega, di cui il suo sodale Lee Elder Finnegan ha confessato di essere l’esecutore materiale. Avere a che fare con delle bestie non è un buon motivo per abbassarsi al loro livello.
«Quello che è accaduto è inaccettabile» ha infatti tuonato Roberto Riccardi, portavoce del Comando Generale dei Carabinieri. L’Arma ha subito avviato degli accertamenti interni che hanno rapidamente portato all’individuazione del responsabile, per cui è già stato disposto il trasferimento a breve ad “altro incarico non operativo”. Il militare in questione ha sostenuto che Hjort fosse stato bendato per evitare che potesse riconoscere sui monitor dei pc le immagini di altri sospettati, ma dallo scatto i computer sembrano essere spenti.
Ciò che invece è fin troppo accesa è la polemica politica. A dare fuoco alle polveri è stato il Partito Democratico, i cui esponenti hanno in sostanza accusato la Lega di lucrare sull’immagine di Hjort. Il segretario Nicola Zingaretti è andato oltre, insinuando che la vicenda serva a distrarre l’opinione pubblica dalla fantomatica spy story russo-lombarda. Nell’elenco delle banalità che ormai pavlovianamente dispensa, stavolta ha dimenticato il mantra (peraltro intriso di tafazzismo) del “si vada subito a elezioni”.
La “colpa” del vicepremier Matteo Salvini, ma anche della leader di FdI Giorgia Meloni, è quella di aver ricordato che, in ogni caso, la vera vittima è un Carabiniere, un servitore della Patria, un uomo, un figlio, un marito barbaramente ucciso a 35 anni. Se questa è una strumentalizzazione, per quelle del Pd bisognerebbe coniare un termine del tutto nuovo.
Intanto proseguono le indagini volte a far luce sui lati ancora oscuri dell’odioso delitto. Gli inquirenti considerano centrale la figura di Sergio Brugiatelli, l’uomo che ha indirizzato i due studenti verso il pusher che avrebbe venduto loro la finta cocaina, e che poi ha chiamato il 112 per denunciare il tentativo di estorsione – e, per buona misura, ha asserito che l’ormai famigerato borsello gli era stato sottratto da due maghrebini perché voleva depistare, ma solo un po’.
Allo stesso modo, neppure la vicenda della fotografia di Hjort si chiuderà qui. Riccardi ha definito l’immagine «due volte intollerabile. Intollerabile in sé e intollerabile che sia stata scattata e divulgata». Si sta cercando di capire chi sia l’autore dello scatto, poi fatto circolare in alcune chat interne e infine finito sui giornali. La Procura di Roma ha chiesto un’informativa, ed è già pronta ad aprire un’inchiesta.
Il tutto alla vigilia dei funerali di Cerciello Rega. Una grande folla gli ha reso omaggio alla camera ardente allestita in piazza del Monte di Pietà a Roma, e non è voluto mancare neppure il Premier Giuseppe Conte. I funerali sono invece previsti nella “sua” Somma Vesuviana, dove il sindaco Salvatore Di Sarno ha disposto per la data fatidica il lutto cittadino.
Anche la Rai ha annunciato di voler onorare la memoria dello sfortunato Vice Brigadiere, trasmettendo le esequie in diretta e disponendo per le 11.30 un minuto di silenzio in tutte le trasmissioni della rete pubblica.
E speriamo che, passato il clamore e spentesi le pretestuose polemiche che ne offendono il ricordo, questo giovane martire moderno possa finalmente riposare in pace.
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