Antonellis su Mario Draghi: “Arcuri a casa e per vaccinare strutture INPS”
Marco Antonellis ci racconta i retroscena della politica, prima di tutti, come al solito. Sul destino di Arcuri e sulla vaccinazione
Marco Antonellis ci racconta i retroscena della politica, prima di tutti, come al solito. Sul destino di Arcuri e sulla vaccinazione.
Mario Draghi potrebbe non rinnovare l’incarico ad Arcuri?
“Sarebbe un segnale importante positivo, perché la popolazione ora gli chiede di dare segnali in cui avere fiducia. Il punto debole dell’architettura del governo che ha messo in piedi è proprio quello dell’elettorato, che non percepisce autentici cambiamenti.
Un governo forte dal punto di vista economico, tuttavia un po’ debole dal punto di vista politico e ministeriale. L’opinione pubblica apprezzerebbe la discontinuità con i governi precedenti”.
Quali sono le sue pecche nell’azione di governo con Conte?
“Arcuri era il portato esecutivo commissariale del governo Conte due, e di Speranza, quindi non c’è nulla che abbia effettivamente deciso da solo. Ora Conte non c’è più, e Speranza c’è, e molto più difficilmente può essere mandato a casa. Far uscire Speranza aprirebbe una crisi di governo troppo grave. Draghi può però agire sulla struttura commissariale. Non è dunque un fatto di responsabilità del singolo, ma agire per una diversa gestione commissariale, che avrebbe ripercussioni forti sul ministero e sul ministro. Il problema non è il singolo, ma cambiare il modo di fare politica rispetto alla lotta al Covid. Le Primule che sono state a mio avviso un grande errore, sono state infatti bloccate, tuttavia non le ha concepite Arcuri da solo, era una decisione presa con Conte e Speranza”.
Cos’altro potrebbe fare Mario Draghi per sottolineare una discontinuità con il passato?
“In primis utilizzare i Decreti Legge anziché i Dpcm, come ha già fatto. Una mossa gradita anche al Quirinale. Questo sarebbe apprezzato anche dal Parlamento. Il tema vaccini poi è un nodo fondamentale. Con la sua autorità in Europa dovrebbe contattare immediatamente la Merkel e Bruxelles e far arrivare più dosi in Italia. Sta a lui la modalità, ma ci aspettiamo che lo faccia dato il suo carisma nell’Unione. Sì, è vero come propongono alcuni, che possono essere preparati anche nel nostro paese, ma occorrono 6-12 mesi circa. Non possiamo puntare solo su questa auto produzione, e con un tale ritardo. Il premier dovrebbe poi potenziare la capacità di somministrazione. Siamo infatti ancora agli anziani e alle categorie a rischio. Servono strutture h24 e un’altra idea sono le strutture mediche dell’Inps che si trovano diffusissime, capillari e attrezzate in tutta Italia. Servono a stabilire e verificare i giorni di malattia, indennizzi ecc nel mondo del lavoro.
Sul territorio ce ne sono migliaia, con i loro medici in tutte le province, perché non usarle subito?”.