Come noto da alcuni giorni Antonio Iovine, uno dei capi storici del clan camorristico dei Casalesi arrestato nel novembre 2010, ha deciso di pentirsi e di collaborare con le istituzioni. Le prime dichiarazioni sono state a dir poco esplosive, dal momento che O ninno (questo era lo storico soprannome) ha accusato lo Stato di essere stato connivente con il sodalizio criminale che di fatto controlla gran parte delle realtà socio-politico-economiche delle province di Napoli e Caserta.
Ma è risaputo che la Camorra, nel corso degli anni, ha allargato il suo raggio di azione, espandendosi anche nel Lazio, specialmente nel settore meridionale. Iovine ha confermato il tutto soffermandosi sulla realtà del Cassinate durante i primi tre interrogatori di fronte ai magistrati della Dda di Napoli, Antonello Ardituro e Cesare Sirignano. O ninno avrebbe rivelato che Cassino e dintorni la camorra ha ottenuto il controllo del territorio attraverso cospicui investimenti ed estorsioni nei confronti di molti imprenditori.
Iovine si sarebbe anche soffermato sulla suddivisione del controllo delle zone: lui si occupava comuni di Frignano Maggiore, Casaluce, Villa di Briano (provincia di Caserta), dove curava i rapporti con gli imprenditori e aveva un occhio di riguardo per le entrate del polo calzaturiero. Mentre il superlatitante Michele Zagaria, il capo dei Casalesi, grazie alla sua influenza gestisce tuttora i comuni del Casertano di Casapesenna, Trentola Ducenta e San Marcellino ma anche le zone del Basso Lazio sotto il controllo della Camorra.
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