Aprilia, la sequestrano e la costringono a prostituirsi: due arresti
Una coppia romena in galera per aver costretto, con ricatto, una connazionale alla prostituzione
Nel pomeriggio di ieri, personale della Polizia di Stato – Questura di Roma, Squadra Mobile e del Distaccamento della Polizia Stradale di Aprilia, ha dato esecuzione al Fermo di Indiziato di Delitto emesso dalla Procura della Repubblica di Latina – Sostituto Procuratore Dr.ssa Cristina PIGOZZO, nei confronti V.V., nato a Balanesti (Romania) il 23.8.1962, V.E., nata in Romania il 22.6.1963, entrambi residenti ad Aprilia (LT) per il reato di sfruttamento della prostituzione aggravato dal fatto di essere stato commesso con violenza, minaccia e inganno. V.V., inoltre, è ritenuto responsabile anche del reato di violenza sessuale aggravata. L’attività investigativa ha preso avvio lo scorso 5 giugno, quando personale della Polizia di Stato del Distaccamento della Polizia Stradale di Aprilia, notiziava questo Ufficio investigativo di aver fermato alcuni cittadini rumeni, tra cui una giovane donna, la quale riferiva di essere stata convinta a raggiungere l’Italia con il miraggio di un lavoro sicuro, mentre giunta nel nostro paese è stata indotta, con violenza e minacce, ad esercitare l’attività di prostituzione.
La ragazza, visibilmente provata, confermava di essere stata costretta da un suo connazionale, V.V., con la complicità di V.E., a prostituirsi sin dal mese di agosto 2016, all’interno di un’abitazione sita nel comune di Aprilia. In particolare, l’uomo si impossessava dei documenti della vittima alla quale consegnava un telefonino cellulare, la cui numerazione era stata inserita in specifici siti internet dedicati agli incontri, ove, tra l’altro, venivano pubblicate numerose fotografie che ritraevano la giovane donna in pose provocatorie; la giovane veniva quindi costretta a consegnare l’intero guadagno al suo aguzzino, secondo un prezzario che lui stesso imponeva. La ragazza, continuando nel suo racconto, riferiva di essersi servita di un espediente affinché le fosse accordato un breve ritorno in Romania, inventando di dover assistere la madre gravemente ammalata; in realtà una volta giunta nel paese di origine, si rifugiava a casa della madre per evitare di essere ulteriormente perseguitata dai suoi sfruttatori.
Il mancato rientro in Italia della giovane donna nei tempi stabiliti, induceva il V.V. a mettere in atto pesanti minacce anche attraverso Facebook e Messanger ai parenti della donna, fino a presentarsi personalmente presso la sua abitazione rumena, ove paventava ritorsioni se la stessa non avesse fatto ritorno in Italia; circostanze che inducevano la giovane rumena a far rientro insieme al suo persecutore, al fine di scongiurare iniziative criminali nei confronti della propria famiglia e dei suoi due fratellini minori. Tornata in Italia, R. veniva dapprima abusata sessualmente dal V.V., poi malmenata ripetutamente e costretta ancora a prostituirsi presso la medesima abitazione ove le indagini hanno accertato che venivano sfruttate, secondo i racconti della giovane donna, anche altre due giovani ragazze rumene.
I mirati approfondimenti investigativi sul contesto segnalato hanno consentito di stabilire che, effettivamente, la donna era stata privata del proprio documento d’identità, detenuto dalla V.E.; attraverso diversi siti di incontri, era stata pubblicata l’utenza telefonica consegnata da V.V. alla R., in modo che questa potesse essere contattata dai “clienti”; presso l’abitazione condotta in locazione da V.V. è stato rinvenuto il prezzario redatto dal predetto e sono stati raccolti elementi di prova a conferma del fatto che, in effetti, nello stesso immobile esercitavano l’attività di meretricio altre due donne di nazionalità rumena. Gli elementi investigativi acquisiti hanno determinato la competente Autorità giudiziaria ad emettere un provvedimento di Fermo nei confronti del V.V. e della moglie V.E., per i reati di induzione e sfruttamento della prostituzione mentre solo nei confronti dell’uomo anche per il delitto di violenza sessuale. Gli stessi i quali, dopo le formalità di rito, sono stati associati, rispettivamente, presso la Casa Circondariale di Latina e presso il Complesso Femminile della Casa Circondariale Rebibbia di Roma a disposizione della competente Autorità giudiziaria.