Arcinazzo, attentato al giornalista Digiorgio: “Hanno bruciato l’auto, potevano fare una strage”

Qualcuno ha dato fuoco all’auto della compagna del giornalista Digiorgio, molto conosciuto in zona

auto incendiata di Francesco Digiorgio

Attentato agli Altipiani di Arcinazzo contro il giornalista Francesco Digiorgio nella notte tra il 17 e il 18 luglio. Abbiamo intervistato il giornalista, scosso ma anche lucido, ci ha raccontato l’incubo vissuto nella notte.

Le fiamme sono divampate sul veicolo parcheggiato sotto la finestra della camera da letto che condivide con la sua compagna. Il fuoco è stato innescato da una miccia con benzina, ci racconta cosa è successo?

“Questa notte intorno alle 2:30 è stato dato fuoco alla macchina alla mia compagna. Hanno usato una miccia di benzina. Questo gesto è un attentato contro la libertà di stampa.

Arcinazzo, Digiorgio: “Un atto intimidatorio con metodi mafiosi”

Non ho prove per dirlo, e non voglio accusare nessuno in modo particolare ma credo che questo attentato sia avvenuto a seguito dei miei articoli contro il bestiame vagante. Ho anche una pagina Facebook molto seguita, da 13mila persone. Proprio l’altro ieri avevo pubblicato il video di un toro che passeggiava in una piazza commentando che era una situazione da far west.


Chi ha bruciato la macchina sapeva esattamente qual è la mia porta di casa e quindi anche quale macchina colpire tra quelle parcheggiate nel piazzale, quindi io credo si tratti una persona del posto. Denuncerò per violazione di domicilio, incendio doloso ma anche tentato omicidio; questo non è un atto vandalico, poteva scapparci il morto se la macchina fosse esplosa.
È una tentata strage, un atto di mafia. La macchina era parcheggiata sotto la camera da letto dove dormiamo io e la mia compagna incinta al sesto mese, la quale si è sentita male dalla paura e dal dolore. Per questo chiedo a tutti di scrivere e divulgare quanto è accaduto, perché è molto grave.

Questo è quello che succede quando combatti la mafia. Ti bruciano la macchina, la bruciano sotto al balcone dove dormi, con il rischio di causare una strage. Una Mafia che colpisce gli innocenti, visto che l’auto è quella della mia compagna incinta. Questi sono metodi mafiosi.

Chiederò la scorta

Inoltre se così pensavano di fermarmi ora sarò ancora più motivato perché da giornalista minacciato chiederò la scorta finché non saranno puniti i colpevoli di questo atto vile e immondo.

Ringrazio tutti coloro che mi hanno scritto e chiamato per farmi sentire la loro solidarietà. E a tutti i giornalisti dico: non mollate, non fatevi fermare da atti intimidatori, violenze e false querele e qualsiasi altra forma di minaccia che viene usata contro chi lavora nell’informazione”.