Armine, modella bella o modella brutta. Pronti a una nuova estetica?
Armine, la modella armena: mentre la bellezza è figlia dei tempi, far parlare di sé conviene sempre e in tutti i luoghi…
Il dibattito infuria. Usiamo un eufemismo per intendere una canizza, come nell’antica Roma dagli spalti del circo e ora sulle pagine dei social ma anche delle riviste patinate. Uno può dire “polistirolo estivo”, complice la stagione: a fine agosto riempire le pagine dei giornali e del web è dura e lo vediamo tutti i giorni, e nello stesso tempo lettori ed abitanti dei social sono più propensi a farsi catturare. Ma non è solo questo.
La vicenda la conoscete: Gucci fa sfilare modella “brutta”, la cavea mediatica rumoreggia. Noi abbiamo due chiavi di lettura.
Armine, la modella della discordia
Sociologica: la scelta di Gucci è di quelle che oggi innescano la sindrome del Dàgli in testa!, lanciano lo sport del bullismo da lontano. Abbiamo qualcuno con cui polemizzare e una vittima di cui ridere, su cui come a scuola o allo stadio concentrare il buuuu buuuu! Per una volta siamo sul banco dei giurati, non degli imputati, e vogliamo esercitare la carica. Body shaming contro body positivity, due scemate che promettono una gran partita.
Estetica: la Bellezza. Se proprio dobbiamo dire la nostra su questo tema dei temi irrisolto nei secoli e irrisolvibile, per sembrare colti diremmo che gli stilemi estetici sono anch’essi figli dei tempi e quindi soggetti a mutazione, dalla Venere di Willendorf, passando per Sophia Loren, per Twiggy, per le curvy, fino a – perché no? – Armine Harutyunyan, questa modella della discordia.
D’altro canto, smarcarsi dagli stereotipi di bellezza conviene un po’ a tutti: all’artista, rendendolo più libero; allo stilista, consentendogli finalmente di ampliare il menu; al pubblicitario, aprendogli nuove autostrade; al mercante (Gucci, nella fattispecie), che può ghiottamente – e democraticamente! (si fa per dire) – puntare a un pubblico enormemente più vasto grazie alla fenomenologia di Mike Bongiorno, come ci insegnò quel saggio di Umberto Eco sul magico potere dell’identificazione di chicchessia con un modello che tira. E, vivaddio, al soggetto in persona, finalmente libero di reinvestire in fiducia in se stesso/stessa e recuperare i suoi punti di forza.
Ma la vera chiave è, semplicemente e come sempre, che grazie alla pensata Gucci, da quando l’armena Armine ha sfilato alla Milano Fashion Week, è protagonista assoluto delle prime pagine, anche di quelle generaliste; questo la casa voleva e questo i suoi spin doctors le hanno procurato. Tutto, purché se ne parli.