Categorie: Interviste

Arresto Battisti: “Se potessi parlare con Battisti…” parla Torregiani

Alberto Torregiani, figlio del gioielliere Pier Luigi ucciso nel 1979 durante una rapina organizzata da Cesare Battisti, egli stesso ferito gravemente, è intervenuto su Radio Cusano Campus:

Sull’arresto di Cesare Battisti. "Non c'è nulla da festeggiare, è un nuovo passaggio di questa battaglia interminabile –ha affermato Torregiani Magari siamo alla volta buona, questi due governi sono nelle condizioni di dare giustizia alle vittime. Il timore è che si faccia tanto clamore per qualche giorno, qualche settimana e poi si trova sempre un cavillo per bloccare quello che deve essere fatto: estradizione e condanna. Quello che finora ha bloccato tutto è la mancanza di buonsenso, di correttezza. Si è sporcato di 4 omicidi ed ha 3 ergastoli per cui non vedo perchè un giudice si debba attaccare a dei cavilli per difendere quello che è indifendibile. La responsabilità dell'Italia è la poca determinazione, ha preso sottogamba la questione, doveva essere più decisa nell'ottenere un risultato che avrebbe dato lustro all'Italia per la sua operatività. Sono state accettate le condizioni della Francia e poi quelle del Brasile. Sono stati fatti ragionamenti filosofico-politici che non hanno nulla a che vedere con il penale".

"Finora si è dato valore a certe forme che sono avvenute nella storia, il fatto che lui sia stato condannato in contumacia, che si è sempre dichiarato innocente, passando per vittima messa alla gogna. Non si è mai dato valore alle testimonianze delle vittime, come me. Si è dato valore alla questione politica della vicenda". "Questo arresto non è avvenuto perchè stava commettendo qualche illecito, è avvenuto perchè lui stava scappando per la questione dell'estradizione. Non credo che ci possa essere un giudice talmente beota da non comprendere questa cosa. Se troviamo un giudice così facciamo la condanna al giudice".

Parlerebbe con Battisti? "Il senso di verità è indole di ogni persona capire il perchè di ogni avvenimento –ha spiegato Torregiani-, ma questo non vuol dire che se lui fosse in carcere avrei voglia di fargli delle domande per capire i fatti. Non è nelle mie priorità, se poi dovesse balenare un'idea del genere ne discuteremo. La priorità oggi è portarlo in Italia e vederlo in carcere. Le domande che potrei fargli potrebbero essere una come potrebbero essere mille, bisognerebbe vedere sul momento". 

Redazione

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