Arresto ex comandante CC Tuscania: lo scandalo si allarga

Indagati anche il sindaco Bartolacci, un assessore e un consigliere comunale

Nuovo colpo di scena nella clamorosa inchiesta che ha portato all'arresto dell'ex comandante dei Carabinieri di Tuscania, Massimo Cuneo. Gli sviluppi dell'indagine, condotta dal Nucleo di Polizia Tributaria di Viterbo su delega della Procura della Repubblica di Viterbo, nell'ambito dei reati contro la Pubblica Amministrazione, ha portato all'iscrizione del registro degli indagati del sindaco di Tuscania, Fabio Bartolacci, un assessore e un consigliere comunale della maggioranza. I tre devono difendersi dall'accusa di concorso in rivelazione di segreto d’ufficio.

Il capitano Cuneo avrebbe – secondo le tesi dell'accusa – avvisato, durante la campagna elettorale, Bartolacci e due candidati della sua lista, di un'imminente denuncia per ricettazione contro la moglie di uno dei consiglieri (la cui identità al momento non viene specificata), che lavorava come collaboratrice domestica presso la casa di un imprenditore al quale erano stati sottratti gioielli per 20mila euro.

La "soffiata" dell'allora capitano fu scoperta a causa del fatto che all'epoca il suo telefono era già stato posto sotto intercettazione, essendo il suo nome emerso in un'altra inchiesta sui reati contro la P.A., condotta dalla Guardia di Finanza, su delega della procura di Viterbo. La telefonata, peraltro, sarebbe avvenuta a ridosso della perquisizione nell'abitazione della moglie del consigliere, la quale sarebbe poi stata svolta a casa dello stesso sindaco e degli altri due indagati. I tre sono già stati interrogati dagli inquirenti e respingono le accuse a loro addebitate.

Riguardo il capitano Cuneo, come riferito precedentemente, su di lui pende anche l'accusa di peculato. Nella fattispecie, all'ex comandante della compagnia di Tuscania, è contestato l'uso di un auto di servizio a scopi non istituzionali e la fornitura di finestre per un'abitazione di proprietà di un ufficiale, da parte di una ditta incaricata di rinnovare gli infissi in una stazione dei Carabinieri. Il conto sarebbe poi finito nella fattura pagata dai Carabinieri.

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