L’Europa mai come oggi sta affrontando il problema della gestione integrata dei rifiuti (prevenzione, trattamento e smaltimento), anche attraverso la messa a bando di ingenti risorse economiche. Si potrebbe dire che la nuova visione dell’Europa e del mondo passa per un pianeta verde a tutti i livelli, a partire da quella rivoluzione culturale necessaria per demolire luoghi comuni, timori infondati, logiche feudali sulla gestione del territorio.
E già, anche perché sono proprio i territori i primi ad esser chiamati a decidere sul futuro che si sta disegnando per le prossime generazioni, e spesso la tentazione gattopardiana del “tutto cambi affinché nulla cambi” rischia di farci rimanere indietro in questo ambizioso progetto Green che appare ormai come unica strada per un mondo vivibile.
Iniziamo con il dire che il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti non sono solo un problema, ma anche una grande occasione di guadagno economico e sociale, in termini di qualità della vita, di crescita economica, di creazione di posti di lavoro. Ma come realizzare tutto questo, e quale è la situazione attuale?
Oggi, il sistema di smaltimento prevalente che utilizza le discariche a cielo aperto, divenute tristemente famose per i cumuli di rifiuti che diventano delle vere e proprie montagne, maleodoranti e che rilasciano comunque sostanze sul suolo su cui riposano, ha sempre rappresentato una soluzione facile e apparentemente economica, ma che ha delle criticità, anche nel lungo e medio periodo, ormai intollerabili, se non altro per disposizione di legge.
Su questo tema, esiste un’ interessante banca dati dell’ISPRA che mostra, a livello nazionale e regionale, quale sia la pericolosa situazione a livello di impiantistica per le aree del Centro e del Sud Italia. https://www.catasto-rifiuti.isprambiente.it/index.php?pg=gestnazione&aa=2019®id=&mappa=8#p
Ma quali soluzioni abbiamo oggi? Tra le varie possibilità esistenti scopriamo l’esistenza di un brevetto tutto italiano che propone una soluzione che è contemporaneamente: innovativa, interamente Green, ad impatto zero sul territorio sia per il paesaggio che per l’inesistenza di alcun tipo di odore, economicamente vantaggiosa dal lato produzione e da quello socio-economico della creazione di posti di lavoro.
Il nome, certo, non è che attiri al primo colpo d’occhio, ma i risultati sono oggettivamente straordinari. Tecnicamente, nell’impianto a pirolisi il calore, in completa assenza di ossigeno, scinde i legami chimici originari dei prodotti da smaltire, generando una gassificazione chiamata SYNGAS con assenza di TAR (CATRAMI). Questo gas sarà usato da turbine per produrre energia elettrica rinnovabile senza camini e fumi neri. Gli impianti, tra l’altro, possono servire più comunità, producendo sia energia elettrica, sia termica (TELERISCALDAMENTO).
Sono impianti realizzati in moduli, il che permette montaggi, manutenzioni e trasporti più facilmente gestibili. Per dare un’idea, un unico modulo “mangia” 100 tonnellate di rifiuti indifferenziati al giorno per produrre 72 MW di energia elettrica e 90 MWt di calore. Con un singolo modulo, in pratica, si usano i rifiuti di una popolazione di circa 70.000 abitanti per produrre energia e calore.
Resta una sola domanda alla quale rispondere: Cosa aspettiamo?
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