Artena aderisce al progetto Cento Città in Musica: valorizziamo la musica di qualità. Intervista al direttore artistico del progetto, Renzo Renzi. Si apre una nuova possibilità per i musicisti del nostro territorio.
Dallo scorso lunedì, la città di Artena è diventata ufficialmente parte dell’associazione Cento Città in Musica. A renderlo noto, la nota dell’assessore Eleonora Palone. «Artena fa ufficialmente parte dell’associazione Cento Città in Musica. Un progetto in cui credo molto e che ho portato in Consiglio Comunale questo lunedì (25 maggio, ndr). L’obiettivo è promuovere iniziative di grande interesse culturale e musicale nel nostro territorio. Cercando di contenere il più possibile i costi di realizzazione».
«Da qui nasce l’idea di aderire all’associazione Cento Città in Musica. Poiché per il Comune di Artena non comporta nessun obbligo o vincolo, se non un impegno di spesa annuo pari a 150 euro. Il Comune però se intende realizzare un evento che abbia uno sfondo musicale può chiedere all’associazione fino al 50 % di spesa per sostenerlo. Oltre all’aiuto economico riceveremo anche un supporto logistico e organizzativo per realizzare l’evento. Riducendo così gli adempimenti amministrativi ed i costi, incentiviamo l’attività culturale e musicale».
«La compartecipazione economica di tutti gli enti che aderiscono all’associazione crea una filiera tra Ministero, Regione Lazio e Comuni, che consentirà di realizzare progetti di eccellenza a fronte di impegni di spesa contenuti. Lo scopo è quello di promuovere eventi ed iniziative musicali volte a favorire un’offerta culturale sempre più ampia e sollecitare quei valori artistici presenti nelle giovani generazioni. Questo è l’obiettivo che questa amministrazione si pone, e questo è il risultato al quale tutti insieme dobbiamo lavorare per raggiungerlo».
Di che cosa si tratta? Abbiamo contattato il Direttore artistico dell’associazione, Renzo Renzi, per saperne di più. Come è nata l’idea del progetto Cento Città in Musica?
«Cento Città in Musica è un’associazione di comuni del Lazio dedicata unicamente alla realizzazione di eventi musicali di qualità. È un progetto che nasce dall’esigenza di supplire alle carenze della nostra regione. La nostra regione riceve fondi dal FUS (Fondo Unico per lo Spettacolo), ma non ha un’orchestra regionale, né un teatro di tradizione. Al di fuori dell’Accademia Santa Cecilia, del Teatro dell’Opera di Roma e delle altre iniziative al centro di Roma, il resto della regione resta abbandonato a se stesso. In più, dal 2018 il Ministero ha tolto tutti i contributi destinati alla lirica minore. Resta solo il Teatro dell’Opera di Roma. Prima, invece, si potevano realizzare e si sono realizzati diversi spettacoli. Da quando il Ministero ha cancellato il contributo sulla lirica, i musicisti lavorano totalmente senza tutela, ed è un problema, dal momento che nella nostra regione ci sono moltissimi musicisti. Questa associazione può essere l’occasione di creare una situazione di lavoro stabile».
Proprio per cercare di trovare una via di uscita a questa situazione, è nato cento Città in Musica. Continua Renzo Renzi. «Per dare anche lavoro ai musicisti del nostro territorio, i comuni hanno pensato di unirsi insieme in un’associazione. Così da avere più peso e poter essere sostenuti in modo maggiore dal MIBACT (Ministero per i beni e le attività culturali) e dalla Regione, enti che hanno effettivamente promesso di sostenere il nostro progetto. L’associazione avrà la funzione di raccogliere risorse per finanziare progetti musicali, che i comuni potranno realizzare in autonomia o collaborando tra loro».
A oggi, l’associazione consta di dieci comuni; altri quindici stanno aderendo. L’obiettivo, per ora, è quello di raggiungere i quaranta comuni. Uno dei comuni fondatori dell’associazione è il comune di Frosinone, motivo per cui spesso l’associazione collaborerà con il Conservatorio e con associazioni locali. Altri comuni fondatori sono Cerveteri, Pomezia e Poggio Mirteto.
Cosa avete in programma per il prossimo futuro, soprattutto considerando la difficile crisi sanitaria che ci troviamo a vivere? «Abbiamo fatto moltissime proposte per eventi. I comuni non vogliono lasciare le città deserte quest’estate, dopo il lungo periodo di chiusura appena trascorso. Inoltre lo scopo è quello di catalizzare tutto il turismo che non andrà all’estero e che eviterà le grandi città, favorendo invece le campagne e la natura. Dare un’offerta culturale in questo contesto è importante».
«Gli eventi dovranno essere fatti in sicurezza. Le idee sono tante.Ad esempio, vorremmo fare delle opere liriche in atti unici. Ciascun evento non durerà più di settanta minuti e non saranno previsti intervalli, così da gestire meglio il pubblico. L’ingresso non potrà essere libero, ma vincolato da un biglietto, così da gestire al meglio l’afflusso di gente. Ovviamente cori e orchestre dovranno essere ripensati e distanziati, nel massimo rispetto di tutte le norme di sicurezza e distanziamento sociale».
Ha parlato principalmente di musica classica: vi occuperete anche di promuovere altri generi musicali? «Noi trattiamo qualunque genere musicale; l’importante è che sia di qualità. Vogliamo far capire la differenza fra intrattenimento ed evento culturale. Ad oggi, la maggior parte degli eventi sono di intrattenimento. Noi vogliamo proporre un altro tipo di musica, una musica formativa. L’intrattenimento è giusto e divertente, ma pensiamo che sia bello lasciare il giusto spazio anche alla musica culturale, di qualsiasi genere».
Abbiamo poi posto un’ultima domanda, forse un po’ provocatoria, a Renzo Renzi. Per quanto riguarda la maggior parte dei generi musicali, verrebbe da pensare che questi avrebbero un impatto immediato sul pubblico. Ma ritornando all’opera lirica, come pensate di renderla fruibile ad un pubblico che, forse, non è troppo abituato ad ascoltarla? Mi riferisco soprattutto ai giovanissimi, o a chi non è mai stato a contatto con questo genere musicale.
«L’opera lirica va fatta bene, altrimenti perde pubblico, soprattutto quello giovane. Scenografie credibili, luci, costumi: sono tutte variabili fondamentali. La regia deve essere cinematografica, credibile. I sottotitoli devono essere proiettati, la trama deve essere spiegata. Una riflessione: fino agli anni trenta del secolo scorso, l’opera arrivava a tutti quanti, dai ricchi, ai poveri, ai colti, ai meno colti, adulti, bambini. Oggi i tempi sono cambiati, la società è cambiata ed è ovviamente cambiata la musica che si scrive. È per questo che sentiamo la distanza dall’opera lirica . Il punto è che questa distanza tra noi e la musica lirica diventa un abisso incolmabile solo perché questa ci viene presentata male. La sfida è quella di riproporla in modo che possa di nuovo arrivare a tutti».
A ben pensarci, l’opera lirica è vicina ai nostri sentimenti e al nostro quotidiano tanto quanto le nostre canzoni preferite. Amore, paura, odio, rancore, segreti, gelosia. Sono temi che la attraversano in modo avvincente, da cima a fondo. Il problema è che non siamo più abituati ad ascoltarla. È diventato un genere musicale riservato agli appassionati, quando proprio l’opera invita a spunti di riflessione sempre attuali. Sarà forse questa l’occasione di riappropriarci di un pezzo indimenticabile della nostra storia della musica?
*Articolo a cura di Esmeralda Moretti
Leggi anche: Dal 29 maggio via libera alle spiagge: Zingaretti firma ordinanza regionale
La truffa dei contadini ha creato un enorme malcontento e si teme la rivolta di…
Se soffri di reflusso acido, ti conviene evitare queste tre bevande dannose. Peggiorano la situazione…
Testimonianza drammatica a La volta buona, il talk condotto da Caterina Balivo. Una celebre attrice…
L'apertura, promossa da Astrolabio, è temporanea: l'iniziativa per i senzatetto è prevista fino al 31…
La riqualificazione ridarà vita ad un'area sempre più degradata; sarà il simbolo della rinascita del…
Sembra un dipinto, vale assolutamente il viaggio: la Santorini del Lazio è la destinazione che…