Artena,Caschera,REI (Reddito di inclusione sociale):cos’è e a chi spetta
Il reddito di inclusione sociale è il nuovo sussidio economico introdotto nel panorama legislativo italiano con l’approvazione della legge delega contro la povertà
Il reddito di inclusione sociale è il nuovo sussidio economico introdotto nel panorama legislativo italiano con l’approvazione della legge delega contro la povertà, avvenuta il 9 marzo 2017, e definitivamente approvato martedì 29 agosto 2017, dal Consiglio dei Ministri. Partirà dal 1° gennaio 2018.
L’Assessore ai servizi sociali del Comune di Artena, Avvocato Lara Caschera, informa che “Il reddito di inclusione sociale è composto da due parti: un assegno mensile e un progetto personalizzato di reinserimento sociale e lavorativo. L’assegno mensile dipende dalla dimensione del nucleo familiare. L’assegno verrà erogato per 18 mesi. E’ rinnovabile, ma tra la conclusione e l’inizio del Rei (Reddito di inclusione sociale) successivo dovranno passare almeno 6 mesi”.
La seconda componente del Rei è il progetto personalizzato per l’integrazione sociale e lavorativa: “Il progetto ha lo scopo di portare la famiglia a superare la situazione di difficoltà. Il progetto non riguarda solo la situazione lavorativa in senso stretto, ma può anche riguardare la ricerca di una casa, la somministrazione di cure mediche e l’educazione dei figli. Del progetto si occuperanno i comuni, che lo definiranno considerando la situazione complessiva della famiglia. E ne monitoreranno il rispetto da parte dei destinatari. E dovrà essere sottoscritto dalla famiglia entro 20 giorni dalla consegna. Se non fosse accettato, il Rei potrebbe essere negato”.
Potranno ricevere il reddito di inclusione sociale i cittadini italiani e comunitari: “Potranno accedervi anche i cittadini stranieri con permesso di soggiorno e i titolari di protezione internazionale (a esempio asilo politico) residenti in Italia da più di due anni. L’assegnazione del sussidio dipenderà dall’indicatore della situazione economica equivalente (ISEE) e dall’indice della situazione reddituale (ISR). Ma anche dal patrimonio mobiliare e immobiliare”.
Vi sono poi dei vincoli patrimoniali: “Il patrimonio immobiliare, esclusa la casa di proprietà, non deve superare i 20mila euro. E il patrimonio mobiliare (conti correnti bancari o postali; certificati di depositi e credito, buoni fruttiferi e assimilati; azioni e obbligazioni) non deve superare i 10mila euro. Ma la soglia massima per il patrimonio immobiliare si riduce a 6mila euro per i nuclei familiari composti da una persona e a 8mila per quelli composti da due persone”.
La parte economica del Reddito di inclusione sociale verrà caricata sulla Carta Rei: “una carta di credito prepagata e ricaricabile che andrà a sostituire la Carta Acquisti. L’ammontare, caricato mensilmente dal ministero, potrà essere per metà prelevato in contanti. E per l’altra metà speso presso esercizi convenzionati”.
La domanda per ricevere il REI dovrà essere fatta presso i punti di accesso che verranno preparati dai Comuni: “Il Comune invierà poi la domanda all’Inps entro 10 giorni, dopo aver verificato i requisiti economici, quelli di cittadinanza e quelli di residenza. L’Inps dovrà rispondere entro 5 giorni dal ricevimento della documentazione. Se approvato, l’assegno REI verrà erogato a partire dal mese successivo a quello di approvazione della domanda”.
Le domande potranno essere presentate dal 1° dicembre 2017: “Potrà essere utilizzato il modello ISEE precompilato, che verrà introdotto in via sperimentale nei primi sei mesi del 2018. Il modello e sarà scaricabile dai siti internet della Agenzia delle Entrate e dell’Inps. Dal primo settembre 2018 la presentazione dell’ISEE precompilato sarà invece l’unica modalità praticabile”.
Per evitare che si crei un disincentivo alla ricerca di nuova occupazione, potranno ricevere il REI, almeno in parte e per alcuni mesi, anche le famiglie che grazie a un nuovo impiego dovessero superare la soglia minima di reddito prevista. Lo scopo di questa regola è quello di evitare la “trappola della povertà”. E cioè quel fenomeno per cui alcuni preferiscono non cercare lavoro per non dover poi perdere i sussidi statali.