“Lanciamo un allarme grave per la salute e l’ambiente nel Basso Lazio, messo a rischio dall’ampliamento del cementificio Fassa Bortolo tra Artena (Roma) e Cori (Latina)”.
È quanto dichiara in una nota Luigi Mancini, vice presidente del Comitato “Uniti per la salvaguardia dell’ambiente e della salute”, comitato intercomunale che in meno di un mese ha raccolto più di mille aderenti tra i cittadini di Artena, Lariano, Velletri, Colleferro, Cori,, Roccamassima.
“Siamo stati tenuti all’oscuro per 5 anni di questo progetto di ampliamento dello stabilimento di Fassa Bortolo” – prosegue il vice presidente del Comitato. “Ieri per la seconda volta in meno di 15 giorni ci siamo recati in Comune ad Artena per avere dal sindaco Felicetto Angelini risposte. Ci siamo presentati con tutte le copie e le stampe degli atti di progetti vecchi e nuovi e le relative delibere pubblicate dalla Regione, tutto a nostre spese.
Quando lo abbiamo incontrato un mese fa, Angelini ci aveva assicurato che avrebbe chiesto alla Regione Lazio di sospendere il provvedimento in via di autotutela e permettere ulteriori accertamenti in merito alle nostre perplessità sugli inquinanti e sulle questioni urbanistiche. Di tutta risposta, Angelini ha deciso invece di opporsi al ricorso del Comune di Cori, chiedendone l’immediato rigetto, non prendendo minimamente in considerazione le nostre istanze”.
“Con grande sorpresa – spiega ancora Mancini – sempre ieri abbiamo anche scoperto che il Comune di Artena non è in possesso neppure del progetto della ultima variante autorizzata nel 2023, rintracciabile anche sul sito della Regione Lazio. Come possono schierarsi così apertamente per l’approvazione di un progetto senza neppur avere a disposizione gli elementi necessari per decidere?”.
“Abbiamo rilevato numerose incongruenze e carenze nell’istruttoria ma soprattutto in relazione alle caratteristiche tecniche del progetto, senza dimenticare le conseguenze sanitarie e ambientali, come i danni all’economia agricola del territorio, al peggioramento della qualità dell’aria e ai rischi di inquinamento della falda. In base alle analisi dei nostri tecnici abbiamo rilevato, ad esempio, che la nuova variante dell’impianto della Fassa Bortolo aumenterebbe di circa 100 mila metri cubi le volumetrie rispetto a quello attuale, ossia il doppio.
In questo modo entrano in contrasto con la legge regionale che – per gli insediamenti esistenti in zone ambientali protette vicino ai fossi demaniali – prevede incrementi non superiori al 20%. Inoltre, non vorremmo passassero a bruciare rifiuti anche ulteriori rispetto a quelli a base di legno già oggi autorizzati. Ci auguriamo che il Tar possa confermare la sospensiva del progetto di ampliamento dello stabilimento di Fassa Bortolo. Ne va della salute di noi cittadini e mette a rischio l’ecosistema”, conclude il vice presidente del Comitato “Uniti per la salvaguardia dell’ambiente e della salute”.
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