"Nella mattinata di lunedì abbiamo depositato al protocollo del Comune le osservazioni sulla questione di incompatibilità che ci è stata sollevata nel corso dell'ultimo Consiglio Comunale. Circa il contenuto dell'atto ci riserviamo ogni commento ed interpretazione dopo che i destinatari delle osservazioni (Sindaco, Presidente del Consiglio, Consiglieri e Segretario Generale del Comune) le avranno compiutamente esaminate e saranno oggetto di valutazione con espressione di voto nella prossima seduta pubblica del Consiglio Comunale – dichiara il consigliere comunale Silvia Carocci. Tuttavia – prosegue – l'attenzione scaturita dalla notizia di una presunta incompatibilità, ci costringe ad alcune precisazioni che avremmo volentieri evitato nella certezza che i problemi della città sono ben altri.
Abbiamo chiesto, nel corso dell'ultimo Consiglio Comunale, che la procedura di contestazione fosse ricondotta nell'alveo della legalità. Mai era successo ad Artena che ben sette consiglieri comunali fossero destinatari di una tale procedura avviata con una lettera del Presidente del Consiglio piena di omissis, senza il rispetto delle procedure previste dal Testo Unico sugli Enti Locali. Pertanto le affermazioni del Sindaco che hanno giustificato tale lettera come "un atto di cortesia" ci sono sembrate una offesa alle istituzioni che noi tutti rappresentiamo. Con quella lettera hanno provato a precluderci il diritto, previsto dalla legge, della discussione all'interno del Consiglio e della possibilità di produrre memorie a nostra difesa. Abbiamo dovuto chiedere, con una nota, la tutela delle prerogative che la norma riconosce ai rappresentanti di istituzioni democraticamente eletti.
Comunque, mi preme ricordare che la presunta incompatibilità è legata al ricorso al TAR contro la delibera della Regione Lazio che noi consiglieri comunali abbiamo sottoscritto al fianco di centoventi cittadini. Dunque, nessuna questione personale, nessun interesse privato ma solo la tutela di un interesse della comunità di Artena, quello di non assistere inermi alla soppressione di una istituzione scolastica locale e di difesa della pluralità dell'offerta culturale delle nostre scuole.
Piuttosto, in tutta questa vicenda, ci saremmo aspettati un atteggiamento diverso della maggioranza che poteva evitare di costituirsi contro centoventi cittadini anche perché il reale contraddittore era la Regione e non il Comune di Artena. Comunque – conclude Carocci – accanto all'inopportunità di natura politica di tale scelta c' è anche quella economica perché la testarda volontà dei nostri amministratori di partecipare al giudizio è pesata sulle casse comunali di circa quattromila euro per spese legali, che potevano invece essere destinati ad attività più utili per la nostra comunità".
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