Categorie: Cronaca

Artena, l’eterna lotta all’eternit

Lotta impari e fallimentare, evidentemente, come dimostrano le foto soprastanti. Come è noto, l’Eternit è un materiale cancerogeno  molto difficile da smaltire, perché richiede un trattamento speciale, può essere trasportato solo in appositi veicoli e depositato in discariche specializzate che, ovviamente, non si trovano dietro l’angolo: verrebbe da pensare che, più che alla salute, l’eternit e il suo smaltimento nuocciano al portafoglio. Quindi, per salvaguardare la salute del portafoglio molto spesso risulta più conveniente scaricare il materiale avvelenato accanto al più vicino cassonetto della spazzatura. Poi se proprio lì accanto c’è una casa, dei bambini, o un campo coltivato, chi se ne importa: l’importante è aver evitato un problema a se stessi, passandolo a qualcun altro.

E così il tempo passa e il cassone rimane lì, con tutta l’eternità davanti, perché il suo nome, “eternit”, significa proprio questo, “eternità”. Le persone vi passano davanti e girano la testa dall’altra parte, perché è più facile, perché ad Artena è così, perché in Italia è così e nessuno trova il tempo, la forza o la voglia di cambiare. Il fatto più triste è che a girare la testa dall’altra parte non sono solamente i comuni cittadini, ma quelle stesse persone addette al mantenimento della pulizia delle nostre strade, pagati apposta per questo, che preferiscono fingere di non aver visto.

Ma la colpa non è da ricercarsi nel semplice cittadino che preferisce lasciare la “patata bollente” al suo prossimo, né nell’impiegato comunale che effettivamente non sa come trattare quel genere di rifiuti. Tutti hanno la loro parte di colpa, ma la fetta più grande di essa va a chi non dà neanche a chi vorrebbe la possibilità di comportarsi onestamente e rispettosamente: se la responsabilità è del cittadino è anche del Comune in cui vive, e se la mancanza è del Comune è anche dello Stato stesso che impedisce qualsiasi tipo di rivalutazione sociale.

Miriam Gualandi

Giornalista pubblicista. Laureata in Lettere Moderne. Si occupa di cronaca e politica ma se serve ama definirsi "multitasking". Fa tante domande, probabilmente ha scelto questo mestiere per avere la scusa per farne a chiunque.

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