Silvia Carocci, appena eletta sindaco di Artena (Roma), ci ha raccontato di lei e delle sue idee per il futuro. Una donna torna a ricopre la carica di prima cittadina della città, dopo l’elezione di Maria Luisa Pecorari nel lontano 2005.
Sono una donna di 39 anni, mamma di due piccoli, e nella vita lavoro come funzionario al Ministero della Giustizia, presso il Tribunale di Velletri. Sono laureata in giurisprudenza, ho conseguito anche il titolo di avvocato, un lungo percorso di studi al quale ho sempre affiancato il mio percorso politico. Avevo 18 anni quando mi sono affacciata alla politica, a 29 anni sono stata eletta per la prima volta in Consiglio Comunale e dopo venti anni di attività politica sono oggi stata eletta Sindaca di Artena.
Si, è vero. In tutti gli anni dedicati allo studio alla politica e alla mia famiglia la passione per l’arte non è mai mancata. Quando ne ho occasione cerco sempre di andare a visitare qualche mostra o qualche museo. Devo dire che oltre l’arte mi piace molto il teatro, altra meta preferita quando posso prendere una pausa.
Io sono stata eletta la prima volta in consiglio comunale nel lontano 2014, all’epoca mi candidai all’interno della lista Artena Cambia come consigliere. Non vincemmo le elezioni ma fui eletta comunque all’opposizione e da lì è iniziata la mia esperienza amministrativa che è durata fino al 2019. In quello stesso anno mi candidai a sindaco, quelle elezioni però non le ho vinte, sono tuttavia rimasta tra i banchi del consiglio comunale guidando la mia attività con estremo spirito di servizio e di rispetto per le istituzioni, soprattutto dei cittadini e non perdendo mai di vista il bene comune.
Ho cercato di prepararmi al meglio, di studiare prima di partecipare alle attività dell’Ente per poter essere all’altezza di tutte le questioni che ci venivano sottoposte e sulle quali avremmo dovuto esprimere il nostro voto e la nostra posizione. È proprio questo lungo lavoro, durato dieci anni ad avermi permesso quest’anno di costruire una squadra molto ampia e vincere le elezioni. Per questo voglio ringraziare innanzitutto i cittadini, tutte quelle persone che mi hanno permesso di ottenere un risultato davvero importante.
Come ho ampiamente detto anche in campagna elettorale, ad Artena bisogna ripartire dalle cose semplici, perché anche quelle sembrano essere diventate impossibili, dai pali della pubblica illuminazione che non funzionano al riscaldamento nelle scuole che ogni anno, per poter essere attenzionato, deve essere sempre sollecitazione da parte delle famiglie.
Bisogna ripartire dall’ordinaria amministrazione, che purtroppo da noi è diventata straordinaria, è chiaro che l’attenzione alle piccole cose deve essere il primo passo che servirà a portarci a fare un ragionamento di ampio respiro, Artena necessita di infrastrutture che ad oggi purtroppo non ha. Quando parliamo di spazi per associazioni culturali, sportive, ricreative, tocco una nota dolente per i cittadini perché mi rendo conto che in questi anni non si è fatto nessun tipo di investimento in questo senso e tante realtà scontano la carenza di spazi, bisogna fare dei ragionamenti anche in prospettiva lunga.
Ci dovremo impegnare affinché Artena possa concludere il palazzetto dello Sport, che possa vantare un istituto scolastico nuovo, beneficiare di ulteriori spazi sportivi adeguati per tutte le associazioni che li utilizzeranno. Abbiamo una piccola Villa Borghese, il parco di proprietà privata, straordinario, al centro della città che dovremmo fare in modo da renderlo pubblico e permettere ai cittadini di goderne a pieno immaginando anche una ristrutturazione profonda con chioschi e aree sport. Infine, ma non per importanza, dobbiamo ragionare su tutti i servizi essenziali per le zone di Artena che ne hanno bisogno, penso al metanodotto, l’allaccio alla fognatura pubblica, l’illuminazione di alcune zone.
Tutto questo però deve partire da una riorganizzazione della macchina amministrativa, potenziandola, ristrutturandola; noi abbiamo un corpo di polizia locale a tre unità di cui due part time e uno a 12 ore settimanali: è evidente che abbiamo bisogno di fare un lavoro serio su tutta la macchina amministrativa. Rimettiamo in piedi il comune per essere efficaci ed efficienti nella fornitura di servizi veri ai cittadini. Vogliamo essere di aiuto e di supporto alla cittadinanza intera.
Lo sviluppo turistico per noi è il patrimonio culturale del comune di Artena. Noi abbiamo molto da raccontare ai visitatori, il nostro centro storico è il non carrabile più grande d’Europa, vanta dei palazzi privati meravigliosi come il Palazzo Borghese e la stessa Villa citata poco fa, il Palazzetto del Governatore, Palazzo Traietti che è di proprietà comunale, chiese straordinarie come quella di Santo Stefano.
Abbiamo il complesso del convento francescano. Il patrimonio è notevole ma in questi anni passati, nonostante le numerose promesse, nulla è stato fatto. Sul rilancio turistico per me vuol dire andare innanzi tutto con i piedi di piombo per due motivi: innanzitutto perché, soprattutto il turismo culturale, se da una parte può essere un canale altro rispetto a Valmontone che ha una connotazione più di turismo basata sul divertimento e Colleferro che invece si basa sulla logistica e l’industria, possiamo avere una grande potenzialità ma come sempre, prima che il nostro centro storico possa essere un luogo turistico deve essere un luogo vivibile per tutti coloro che lì ci vivono tutto l’anno non solo nella stagione del turismo. Torniamo alla priorità di riportare servizi e rendere decoroso il centro.
Naturalmente non escludiamo dei progetti mirati, magari il riutilizzo di alcuni locali, attraverso il cambio di destinazione d’uso, si possono aprire dei locali, rivalorizzare alcune attività. Potremmo ipotizzare progetti di studentati dopo la riqualifica di alcuni edifici. Sono tutte idee che non possiamo lanciare a caso, bisogna studiare, ponderare, progettare, farli magari in modo “pilota” e vedere se possono diventare un volano della ripresa turistica del nostro territorio.
Il Giubileo è senz’altro un’opportunità, alla quale dobbiamo prepararci. Dobbiamo fare in modo che anche la nostra città possa essere accogliente, ricettiva e, perché no, potrebbe essere proprio quella l’occasione per avviare dei percorsi che ci consentiranno di invertire la tendenza rispetto a quello che accade spesso nei borghi come il nostro, che vivono situazioni di spopolamento. Una progettazione fatta sulla prospettiva del Giubileo può essere importante e deve essere fatta nell’idea di rilancio dell’economia locale.
*Foto dalla pagina Facebook ufficiale di Silvia Carocci
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