Giugno 2013, in casa Roma, metaforicamente parlando, c'erano solo macerie: l'onta della finale di Coppa Italia persa contro la Lazio, la presa di coscienza di due progetti tecnici naufragati totalmente nelle prime due stagioni americane. Considerazioni che stavano spingendo Walter Sabatini a lasciare la Roma. Lo ha rivelato lo stesso ds a Roma Tv. "Quando Franco Baldini ha rassegnato le dimissioni – ha rivelato – ho pensato di farlo anche io. Il senso di responsabilità mi ha imposto di rimanere e sono contento di questo. Magari se Baldini fosse rimasto, sarei andato via perché c'era bisogno di un evento dirompente e di una vittima da sacrificare.
"Fu comunque lui a volermi alla Roma – riconosce il ds – e proprio perché gli avevo dato la mia parola, rifiutai la chiamata della Sampdoria, un progetto che mi stimolava". Tuttavia Sabatini respinge la teoria secondo la quale tra lui e Baldini ci fosse incompatibilità, anche se da alcune sue sfumature si deduce che la convivenza tra i due non fosse molto semplice: "E' stato detto che sono diventato bravo senza Baldini ma lui aveva fatto un grande lavoro nei suoi due anni di Roma. Solo che io ho bisogno di spazio per realizzarmi…".
Stima senza riserve è manifestata al presidente Pallotta: " E' una persona affettuosissima, di un'intelligenza veloce e guizzante: realizzerà tutto ciò che si è messo in testa perché è un uomo tenace". Un po' come Garcia, una scelta che inizialmente fece storcere il naso a molti ma che poi si è rivelata lungimirante: "Mi attribuisco il merito – dichiara orgoglioso Sabatini – di aver avuto una grande intuizione. Lo seguivo da sempre. E mi ha colpito perché ha interrotto una vacanza per venire a incontrarmi a Milano. Quando è uscito dalla stanza gli ho chiesto che rapporto intendesse instaurare con la squadra: mi ha risposto 'Io amo la mia squadra'. Quella frase mi ha fatto capire che era l'uomo giusto".
Luis Enrique, invece, è stata una scelta esclusiva di Baldini. "Devo dire, comunque, che è un uomo onesto – aggiunge Sabatini – cosa che forse lo ha condannato nella nostra realtà. Su Zeman invece nutro un grande rammarico. Pensavo potessimo fare grandi cose insieme e in quel momento non avevamo altre soluzioni. Non siamo stati fortunati ma lui ha contribuito a far crescere i calciatori ".
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