L’Assemblea Capitolina ha approvato una mozione che impegna il sindaco di Roma e la giunta Capitolina a dotare gli agenti della Polizia locale di Roma Capitale del taser (detto anche pistola elettrica o storditore elettrico). La mozione, in particolare, chiede di “rivedere su base normativa i regolamenti applicativi che possano introdurre il taser come strumento di difesa e autotutela degli agenti della Polizia locale, anche in funzione della limitazione dell’uso delle armi da fuoco”.
Il testo chiede anche di attivare un ciclo di formazione per chi ne farà uso e l’acquisto e la presenza di defibrillatori che consentano di intervenire tempestivamente in caso di aritmie gravi indotte dallo stimolo elettrico. La mozione è stata approvata con 22 voti favorevoli e 4 contrari.
“Esprimiamo contrarietà alla diffusione anche in Italia e nella città di Roma della pistola a impulsi elettrici tra le dotazioni affidate alla Polizia locale. La mozione approvata a maggioranza in Campidoglio è un episodio di subalternità culturale rispetto alle scorciatoie securitarie portate avanti dalla destra in questi anni”. Così in un comunicato Alessandro Capriccioli, consigliere regionale del Lazio di +Europa/Radicali, e Leone Barilli, segretario di Radicali Roma.
“Sono diversi gli organismi internazionali che hanno sottolineato la pericolosità del taser e il rischio di abusi. Amnesty International ha denunciato come l’arma venga utilizzata il più delle volte nei ‘confronti di persone vulnerabili o che non rappresentano una minaccia seria e immediata per la vita o per la sicurezza degli altri’.
Uno studio della Reuters invece riporta come dal 2000 ad oggi oltre 1.000 persone sono morte nei soli Stati Uniti a causa dell’utilizzo del taser, in buona parte appartenenti alla comunità afroamericana. Un recente studio della Cambridge University ha rilevato che l’uso della forza da parte della polizia dotata di taser è aumentato del 48%, e che gli agenti visibilmente dotati dello strumento sono maggiormente esposti alle aggressioni rispetto a quelli disarmati.
Come Radicali ribadiamo ancora una volta quanto sia necessario superare le politiche meramente securitarie e repressive per affrontare i problemi sociali e il più delle volte di marginalità.
La tecnologia andrebbe usata per efficientare la macchina amministrativa e mettere in rete persone e servizi integrati, per far sentire la presenza del comune davanti ad abusi quotidiani e illegalità, per incentivare la partecipazione democratica e civile, non per perfezionare la politica del manganello in un paese come il nostro dove oltre tutto le forze dell’ordine non devono sottostare al numero identificativo, come più volte richiesto dalle istituzioni europee”, concludono. (Comunicati/Dire)
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