Nella giornata di venerdì 13 novembre, Atac piange la scomparsa del terzo dipendente a causa del Covid-19. La pandemia ha colpito anche in Atac, se fosse vero che si contano circa 150 positivi e 400 in quarantena precauzionale, tre uomini stroncati dal male che ormai possiamo definire certamente il nuovo male del secolo. Un male subdolo e invisibile che si insinua nelle famiglie e nei luoghi di lavoro. Quel male che sta togliendo quello che l’uomo ha di più bello rispetto a tutto il resto del creato. La socialità e quel piacere di stare insieme che fa andare avanti il mondo. Quel male che porta tristezza e riflessione in ogni famiglia e in ogni posto di lavoro. Tristezza per i congiunti o amici che vengono a mancare e riflessione sui comportamenti di ognuno di noi.
L’incertezza e la paura si mescolano alla voglia di continuare a lavorare e al bisogno primario di avere un sostentamento economico, così al dolore si unisce la rabbia, l’insana voglia di negare tutto e di dare colpe a chi deve prendere decisioni delicate. Protocolli e norme si susseguono, interpretazioni e carenze diventano pane quotidiano della vita reale. Così avviene che in Atac si sommino, dolore e cordoglio per i colleghi stroncati dal COVID-19 alla confusione sull’esecuzione dei protocolli. Alle battaglie per ottenere gli strumenti di protezione e sanificazione, adesso si sommano le battaglie per il rispetto dei protocolli e delle norme. Partendo infatti dai medici di base, che stanno mostrando una molteplicità di interpretazioni delle circolari Inps e dei protocolli Asl, tali da mettere addirittura in dubbio la loro interpretazione dei testi medici; arrivando all’applicazione aziendale dei protocolli.
Ebbene, ai dubbi quotidiani per le sanificazioni di luoghi di lavoro e autobus, sembrano aggiungersi i paradossi di un’azienda che tiene a casa centinaia di lavoratori risultati negativi ai tamponi, centinaia di autisti e operai che potrebbero essere impiegati per intensificare le linee in sofferenza, ma che restano a casa per 10 anche 15 giorni dopo il tampone, persi nei meandri di una gestione assurda della pandemia da parte di Atac. Un paradosso per una categoria spesso bistrattata e criticata, centinaia di persone che chiedono di tornare al lavoro, con il timore anche di una perdita economica per le mancate presenze. La pandemia è anche questo, paura e caos, nel ricordo di tre colleghi che non ce l’hanno fatta a sconfiggere il Covid.
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