Il sito del Ministero della Salute nel richiamare l’attenzione sugli effetti dell’alcol alla guida, evidenzia che non esistono quantità di alcol sicure alla guida, aggiungendo come le fasi di smaltimento dell’alcol siano diverse da individuo ad individuo, soprattutto se di sesso diverso.
Infatti, l’alcol viene assorbito per il 20% dallo stomaco e per il restante 80% dalla prima parte dell’intestino, passa quindi nel sangue e poi nel fegato, che ha il compito di distruggerlo tramite un enzima chiamato alcol-deidrogenasi. Solamente dopo che il fegato ha assolto a tale funzione, la concentrazione dell’alcol nel sangue risulta azzerata.
Lo smaltimento dell’alcol non è uguale in tutte le persone, varia in funzione del sesso, dell’età, dell’etnia e di caratteristiche personali infatti, non è completamente efficiente prima dei 21 anni ed è inefficiente sino ai 16 anni. Dopo i 65 anni si perde gradualmente la capacità di smaltire l’alcol e, nel sesso femminile, è sempre la metà, a tutte le età, rispetto alle capacità maschili, per questa ragione alcune persone sono più vulnerabili agli effetti dell’alcol.
Dopo questa breve premessa entriamo nel merito delle nuove norme del Codice della strada, chiedendoci anche quanto influiscono sulla nostra cultura enogastronomica, evidenziando anche che non di solo bere ci si ubriaca….
Il nuovo CdS, NON ha modificato il vecchio codice, lasciando inalterati limiti e modalità di rilevazione del tasso alcolemico per litro di sangue, agendo invece su un inasprimento di sanzioni e multe per i trasgressori.
A questo punto ci si chiede giustamente, quali sono le nuove sanzioni applicate nel momento in cui si violano i limiti stabiliti, bene, evidenziamole:
Entrando in un ristorante, anche senza conoscere a memoria le sanzioni, subentra probabilmente in noi e, forse anche inconsapevolmente, uno stato psicologico e un approccio diverso nel momento in cui dobbiamo ordinare un vino. La paura delle conseguenze legali in caso di un controllo di polizia, si fa sicuramente sentire non appena avviciniamo il calice alla bocca, limitando drasticamente il consumo di alcol.
Chiaramente le conseguenze sono ovvie, al di là dei limiti sanzionatori si beve sempre di meno, preferendo la consumazione dei vini al calice alle bottiglie o peggio, preferendo l’acqua al vino. Ecco perché i ristoratori stanno cercando di lavorare sulla comunicazione con i clienti, cercando di tenere sempre alta la convivialità e il nostro forte legame con la tradizione culinaria a tavola.
Di fronte a questa nuova e inattesa crisi, i professionisti del settore stanno già modificando alcune strategie di marketing al fine di mantenere salde le vendite, quali ad esempio nuovi abbinamenti tra cibi e bevande e, non solo vino ma anche distillati.
Oppure la promozione nei propri locali del “Wine bag”, una pratica molto diffusa all’estero, dove i ristoratori permettono ai propri clienti di portare via il vino non bevuto anziché lasciarlo sul tavolo, dotandoli anche di borsine personalizzate.
Novità, sostenibiltà e riduzione degli sprechi questa, molto apprezzata dai clienti, dai ristoratori e dalle varie Associazioni Sommelier tra cui l’AIS.
Vedremo se questa nuova frontiera sarà capace attraverso avvicinamenti al vino, eventi e degustazioni di offrire una educazione, una nuova conoscenza ai clienti, fino ad arrivare ad un consumo responsabile al fine di non distruggere la nostra sana convivialità.
Ma quanto si può bere per non sforare la soglia di 0,5 g/l e non incappare in sanzioni? Possiamo dire con un esempio che, un bicchiere di vino bevuto da un uomo di 75 kg, a stomaco vuoto, difficilmente potrà superare tale soglia. Cosa invece molto reale se a bere il medesimo bicchiere è una ragazza di corporatura esile.
Un ottimo consiglio è sempre quello di bere a stomaco pieno, alternando alcuni sorsi d’acqua e aspettare almeno un’ora prima di mettersi in viaggio e, nel caso, dotarsi di un etilometro certificato, al fine di controllare il proprio stato alcolemico prima di mettersi alla guida, soluzione altamente istruttiva per tutti, pensando alla propria e all’altrui incolumità.
Al giorno d’oggi un etilometro digitale è facilmente reperibile e lo si può portare con sé anche sotto forma di portachiavi, costa poco e i dati risultanti sono ottimali, sono dotati di sensori di gas per misurare la quantità di etanolo presente nell’aria emessa, contrariamente alle precedenti tecniche di misurazione alcolemica quali, il prelievo del sangue o i misuratori chimici.
A tal proposito, alcuni giorni fa ho personalmente effettuato un test con alcuni agenti della polizia stradale notando che con due/tre portate di cibi e tre bicchieri di vino con gradazione alcolica pari a 13 gradi, alla prova dell’etilometro non avendo superato il limite minimo alcolemico.
Dobbiamo pensare che lo stomaco assorbe l’etanolo rapidamente e riusciamo ad espellere solo una piccola percentuale con le urine, l’aria e il sudore. Per cui prima di mettersi alla guida ….
Ci sono casi, sebbene rari, dove non solo i vini o i distillati influiscono a livello alcolemico su alcune persone infatti, la scienza e la ricerca medica hanno stabilito, che anche mangiando ci si può ubriacare.
Recenti studi clinici condotti dall’Università di Toronto e pubblicati sul Canadian Medical Association Journal, hanno descritto come ci si può ubriacare senza bere alcol, descrivendo la Sindrome della Fermentazione Intestinale.
Entrando nel merito dello studio, i ricercatori hanno spiegato che l’intestino produce alcol a causa della fermentazione di alcuni funghi intestinali, producendo una vera e propria intossicazione avente uguali sintomi ad una ubriacatura da somministrazione di alcolici.
Una delle cause è per un frequente utilizzo di antibiotici i quali, a lungo andare, hanno causato una “Disbiosi intestinale”, con un potenziale contributo genetico, causando questa malattia rara ma, non unica, su soggetti sofferenti di diabete, malattie del fegato e intestinali, i quali, spiegano i ricercatori scientifici, un poco di alcol si produce sempre durante la digestione, seppure in quantità ridotte e in genere ininfluenti, rilevabili soprattutto nei soggetti con problemi collegati a diverse malattie infiammatorie intestinali come il Crohn.
In questa sindrome, denominata anche “Autoproduzione di birra”, i microrganismi fermentano l’alcol dai carboidrati, superando la normale flora intestinale. I ricercatori spiegano la rarità dei casi ma non l’impossibilità dovuta a diversi fattori i quali interagiscano con una notevole sovrappopolazione di microrganismi fermentanti e un elevato consumo di carboidrati, aggiungendo che tali problematiche sono probabilmente sottostimate rispetto alla realtà in quanto scarsamente ricercata e con approcci terapeutici ancora da definire anche a causa della mancanza di consapevolezza della Sindrome tra i medici.
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