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Attività fisica su patologie infiammatorie croniche: Artrite Reumatoide e Diabete Mellito

Luca Baiera è preparatore Atletico, Allenatore Settori Giovanili F.I.G.C. – L.N.D. UEFA C. Istruttore Ginnastica Posturale Funzionale, Istruttore Fitness per il Dimagrimento, Kinesiologo.

Da operatore nell’ambito delle Scienze Motorie con indirizzo Biosanitario, si occupa principalmente di preparazione atletica negli Sport di squadra e attualmente nel Calcio. Oltre a prendersi cura di tutto quanto ruota intorno al mondo del benessere psico-fisico della persona. Lo abbiamo intervistato.

Movimento e patologie croniche

In questo nuovo appuntamento andremo a parlare dell’impatto che l’attività fisica ha nei confronti dei pazienti affetti da malattie infiammatorie croniche. Innanzitutto Luca, di cosa parliamo, nello specifico, quando ci troviamo di fronte a queste patologie?

La cosa principale alla quale dobbiamo rivolgere la nostra attenzione quando parliamo di malattie infiammatorie croniche riguarda il loro inquadramento all’interno di una Macroarea denominata scientificamente IMID – Immune Mediated Infiammatory Diseases (Malattie Infiammatorie Immunomediate). Un’area che include una miriade di situazioni patologiche che, singolarmente, possono colpire tessuti e organi diversi ma, considerate nel loro insieme e nella loro interconnessione, sono molto spesso riconducibili ad un’unica causa. In tal senso, i due elementi comuni che caratterizzano e scandiscono tali patologie sono essenzialmente due:

Un totale squilibrio tra i tre sistemi principali che regolano l’organismo, vale a dire: Sistema Nervoso, Sistema Endocrino e Sistema Immunitario, quest’ultimo in modo più rilevante;

– L’immunoflogosi, che viene definita come un’infiammazione immunologica sistemica caratterizzata sempre dagli stessi crismi e dalle stesse dinamiche, qualsiasi sia il distretto organico ove abbia luogo il danno infiammatorio.

Luca Baiera, divulgatore di sport e benessere

Come sappiamo ormai da tempo, tu sei un professionista e un vero e proprio divulgatore di Sport e benessere. Nella tua esperienza pluriennale in materia di interlocuzione tra attività fisica e approccio Biosanitario, hai mai supportato un soggetto sofferente di una patologia infiammatoria cronica e, in caso affermativo, di quale di esse ti sei occupato particolarmente? E in che modo?

Assolutamente sì e, in modo particolare, mi occupo spesso di due patologie tra le più comuni, vale a dire dei pazienti diabetici e dei pazienti affetti da Artrite Reumatoide soprattutto tra le donne.

A tal proposito c’è da dire che per quanto riguarda il Diabete – c.d. Mellito – essa è una malattia cronica caratterizzata da un’elevata concentrazione di glucosio nel sangue provocata da una carenza (assoluta o relativa) di insulina nell’organismo; Da qui, la classificazione di Diabete Mellito 1 – nel primo caso – e Diabete Mellito 2 – nel secondo caso.

L’Artrite Reumatoide invece, è una malattia che colpisce l’apparato osteo – articolare a livello delle articolazioni, infiammatoria, autoimmune e ad evoluzione cronica.

Quali sono le metodologie di allenamento con le quali accompagni nell’impatto sportivo un diabetico e un paziente affetto da Artrite Reumatoide?

Bene, per quanto riguarda il paziente affetto da Artrite Reumatoide, più che di Sport nel senso agonistico del termine, dovremmo parlare di attività fisica finalizzata al ripristino di una certa funzionalità articolare che di per sé è già depressa e compromessa dal decorso della malattia medesima.

In sostanza, quando siamo di fronte ad un paziente con Artrite Reumatoide i programmi per svolgere un’attività fisica adeguata devono essere rigorosamente personalizzati. Sulla base di metodiche di allenamenti di precisione composti da esercizi moderati o ad alta intensità conformi ai prerequisiti clinici soggettivi del paziente, atti e finalizzati al miglioramento dell’approccio con l’attività da parte del paziente stesso.

Pazienti con artrite reumatoide e con diabete

Passando invece alla trattazione dello specifico programma di lavoro, un paziente con Artrite Reumatoide deve svolgere un’attività fisica mista, aerobica e anaerobica a basso impatto articolare con intensità moderata per 30 minuti al giorno per almeno 5 giorni a settimana, modulata e sotto stretto controllo del Professionista.

Di contro, passando alla trattazione di quale sia il tipo di allenamento più idoneo per un paziente diabetico, c’è da dire innanzitutto che egli è da considerarsi, forse, uno dei soggetti più complessi cui dedicarsi per il fatto che è necessario modulare e individuare il giusto equilibrio tra iperglicemia e terapia insulinica prima, durante e dopo la seduta di allenamento.

Infatti, tra i vantaggi di cui puo’ godere un paziente diabetico svolgendo regolare attività fisica, se debitamente monitorato, si possono riscontrare sia quelli in acuto (dopo una singola seduta) che in cronico (dopo un regolare e costante periodo di attività) dove, per esempio, in un paziente affetto da Diabete Mellito 2, gli effetti positivi in acuto e la sensibilità all’insulina che si acquisiscono dopo aver svolto attività fisica permangono per un tempo che va dalle 24 alle 72 ore successive dopodiché sarà necessario svolgere esercizio fisico moderato di tipo aerobico con assoluta regolarità, atto ad ottenere un miglior controllo glicemico ed un effetto positivo generale piu’ duraturo.

E’ altresì necessario che il paziente diabetico indossi il cardiofrequenzimetro al fine di riuscire a correlare il dispendio di energia con la Frequenza Cardiaca poiché tale correlazione permetterà di avere un’idea circa il tipo di metabolismo energetico che egli andrà a sollecitare durante lo svolgimento dell’attività fisica. Tale meccanismo, permetterà così di evitare i repentini cali glicemici – c.d. ipoglicemia – la quale può verificarsi sia durante che dopo la seduta atletica.

Esercizi per il controllo della glicemia

Passando alla disamina del vero e proprio protocollo di esercizi che un paziente diabetico dovrebbe svolgere in totale sicurezza, possiamo dire che vigono svariate modalità e metodologie atte a migliorare il controllo della glicemia, ad aumentare la densità del tessuto osseo ed il tono muscolare e allora possiamo andare, sempre basandoci sullo stato clinico soggettivo del paziente, da un’attività per un max di 45 minuti ad un’intensità che va dal 40% al 60% del Consumo Massimo di Ossigeno svolta dalle 5 alle 7 volte a settimana fino ad arrivare a svolgere 150 minuti totali di attività fisica per 3 giorni a settimana ad un’intensità che va dal 50% al 70% della Frequenza Cardiaca Massima. Gli esercizi che possono essere maggiormente svolti saranno di tipo aerobico e Contro – Resistenza adattati e sotto stretto controllo, altresì particolarmente utili, quest’ultimi, agli anziani ed agli obesi.

Possiamo concludere dunque come, in qualsiasi condizione e anche nelle circostanze sopra trattate, sia assolutamente imprescindibile il movimento fisico per il corpo umano, tanto sotto l’aspetto preventivo quanto sotto quello terapeutico.

Redazione

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