E’ paradossale come l’8 marzo sia una ricorrenza quasi esclusivamente commerciale, per vendere mimose e riempire ristoranti. E non invece un’occasione per combattere veramente la violenza sulle donne. E per sottolineare la nostra solidarietà a tutte quelle donne vittime di uomini criminali, che spesso hanno ucciso in nome di un presunto amore.
Lo stesso Capo dello Stato ha espresso parole cariche di sentimento e di partecipazione. Parole condivisibili naturalmente, anche se non sono seguite da atti o da proposte concrete che possano fortificare le difese delle donne. E’ chiaro che a questo punto serva una legge speciale volta a difendere e a impedire il perpetrarsi della violenza sulle donne. Il Presidente Mattarella oggi ha ricordato l’ultima vittima, Ilenia Fabbri. L’ultimo dei 12 femminicidi dall’ inizio dell’anno, un numero che andrà inevitabilmente ad aumentare.
Così, dopo che i tanti appelli e iniziative, anche in ambito culturale, non hanno prodotto risultati, diventa obbligatorio per lo Stato muoversi secondo criteri repressivi. Innanzitutto bisogna rivedere, a partire dal reato di persecuzione (lo stalking), il tipo di pena comminata che oggi arriva ad un massimo di 4 anni. Inoltre rivedere i termini di prescrizione per il reato di stalking, un reato che spesso è l’anticamera del femminicidio. Il 70% delle donne uccise infatti aveva subìto un trattamento di stalking. E quasi nella totalità dei casi esistono delle avvisaglie che se percepite possono evitare l’omicidio.
E’ necessario per i crimini contro le donne riformare e snellire tutta la procedura relativa all’assistenza legale del cosiddetto gratuito patrocinio. Nei casi di stalking le vittime hanno diritto al gratuito patrocinio da parte dello Stato, ma purtroppo accedere a questo diritto spesso è piuttosto macchinoso e richiede molto tempo. Inoltre è chiaro che ci vorrebbe un fondo speciale per poter sovvenzionare e rivalutare i parametri riferiti a questo preciso crimine.
Perché la cosa più importante per la vittima è riuscire a raccogliere abbastanza prove concrete da sottoporre all’inquirente. E quindi l’attività delle indagini difensive, che in questo caso sono indagini volte alla difesa della parte offesa è chiaro che hanno bisogno di un’attività professionalmente alta, con dei costi importanti. E se oggi andiamo a vedere le provvidenze previste dal gratuito patrocinio, capiamo che sono totalmente insufficienti e quindi non permettono all’operatore che svolge indagini per conto della parte offesa di arrivare a dei risultati decisivi.
Dirò di più, noi che da anni ci occupiamo di queste attività, molto spesso in alcuni casi diamo una mano alla vittima e ci accolliamo diverse spese. A questo proposito bisogna ringraziare tutte quelle persone che si adoperano in maniera del tutto gratuita o con dei piccolissimi rimborsi, svolgendo attività di indagine importantissima per l’inquirente.
Auguriamoci che il prossimo 8 marzo non sia come oggi solo un’opportunità per celebrare le vittime ma soprattutto l’occasione per valutare il lavoro che è stato svolto e i risultati raggiunti. Speriamo che lo Stato possa darci gli strumenti e i mezzi idonei per aiutare le donne a vivere una vita senza paure.
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