Aumentare il costo del biglietto per il trasporto pubblico è ormai è una tendenza che si registra più o meno in tutto il Paese e già da qualche anno, per quanto riguarda gli utenti di Roma, questa viene percepita come un’immotivata imposta aggiuntiva da versare al Comune di Roma, data la scarsa efficienza del trasporto stesso.
In realtà la gestione del prezzo del biglietto e degli abbonamenti del TPL è frutto di un Contratto di Servizio firmato con la Regione Lazio e, per il territorio del Comune di Roma, da Atac, il consorzio Roma TPL, Cotral e Ferrovie dello Stato, il Comune, su questo argomento, non ha voce in capitolo.
Il documento, stipulato il 22 giugno 2018 e avente come orizzonte il 2032, all’articolo 13, comma 5 stabilisce un preciso cronoprogramma degli adeguamenti tariffari che sarebbero dovuti accadere negli anni successivi:
Come è evidente, non tutto quello che era stato previsto nel 2018 ha avuto effettivamente seguito, per esempio l’incremento del 1° gennaio 2021, dove sarebbero dovuti aumentare i prezzi degli abbonamenti Metrebus Lazio, è stato temporaneamente bloccato dalla pandemia prima e dalla guerra poi.
Lo stesso discorso è accaduto per l’aumento del 1 agosto 2023, perché, già profondamente indebolito da quanto detto precedentemente, il cronoprogramma del contratto di servizio è completamente saltato per le varie vicende internazionali, inoltre, a contribuire a scoraggiare la politica dall’aumentare il prezzo dei biglietti è anche la mancata espansione della rete delle metropolitane capitoline.
In altre parole, se l’ultimo incremento si è registrato nel 2013, alla vigilia dell’inaugurazione della Metro C, così come avvenuto a Milano, dove i prezzi aumentarono in coincidenza con l’apertura dell’M5, non ci sono state né le basi economiche, né politiche per giustificare un incremento del genere.
La Regione Lazio, per coprire i mancati introiti di questo aumento mancato, ha stanziato 27 €mln rimandando la scadenza al 2024, ma i fondi non sono strutturali e oramai si può dire che la tregua sia finita
Non si parla più se il costo del biglietto sarà aumentato a 2 euro, ma quando succederà.
Un durissimo colpo per gli utenti, soprattutto romani, che sperimentano ogni giorno le inefficienze del trasporto pubblico della Capitale e, naturalmente, non vedono di buon occhio tale aumento.
Come Odissea Quotidiana, abbiamo pensato una proposta per scongiurare l’aumento dei biglietti, o almeno per mitigarne l’impatto, consentendo di salvare i conti dell’Atac e contemporaneamente le tasche dei cittadini.
Potrebbe essere utile un titolo di viaggio valido solo sulla rete romana.
La municipalizzata capitolina, infatti, attualmente spartisce gli incassi derivanti dal sistema tariffario regionale Metrebus secondo le quote definite dalla DGR 875/2014, aggiornate con verbale di intesa stipulato il 21 dicembre 2021.
Rispetto a un anno fa, Atac ha ceduto dal 1° luglio 2022 il 3,53% delle quote dei BIT, il 2,90% delle quote degli altri titoli Metrebus Roma e il 3% delle quote dei Metrebus Lazio a Cotral per aver assunto l’esercizio della Roma-Lido e della Roma-Civita Castellana-Viterbo.
Di fatto, quindi, il cittadino che acquista un BIT e si muove esclusivamente dentro il Comune di Roma usando i mezzi Atac, “paga” una quota sommersa del 18% del biglietto anche a Cotral e Trenitalia. Una componente di trasporto che il più delle volte non è utilizzata dai cittadini e, soprattutto, dai turisti e che garantisce quindi a Cotral e Trenitalia un flusso di cassa senza alcun contributo concreto alla mobilità delle persone.
Dall’altra parte, Cotral e Trenitalia sono già autorizzate da anni a rilasciare dei titoli di viaggio “proprietari”, validi solo sulle reti di competenza e che vengono incassati al 100%.
In tale contesto Atac risulta fortemente penalizzata, trovandosi costretta a rinunciare strutturalmente a una buona parte degli incassi che le spetterebbero al 100%, ovvero quella dei cittadini e dei turisti che si muovono esclusivamente su Roma con i mezzi capitolini. Parallelamente lo svantaggio si ripercuote sull’utente che viaggia usando solo Atac e che si ritrova a “pagare” un 18% di trasporto che non utilizza, ovvero l’offerta urbana di Cotral e Trenitalia.
In un’ottica, dunque, di una maggiore equità economica nei confronti dei pendolari e di Atac, Odissea Quotidiana propone l’introduzione del “Biglietto Urbano Roma” (BUR), valido solo sulle reti Atac e Roma TPL.
Tale serie di biglietti (e relativi abbonamenti) dovrebbero assumere, previa analisi sulla sostenibilità economica, il prezzo del 2023 dei titoli di viaggio Metrebus Roma, che aumenteranno il prossimo anno. Si creerebbe così un BUR a 1,50€ valido solo sui mezzi Atac e Roma TPL e un BIT Metrebus Roma da 2,00€ valido per la fascia urbana anche su Cotral e Trenitalia. L’introduzione di tale regime tariffario potrebbe prevedere anche opzioni più economiche “one way”, ossia un biglietto valido per una sola corsa su una singola linea dal costo di 1,00€.
Questo pacchetto di misure consentirebbe da una parte di mitigare l’aumento generalizzato dei costi del Metrebus, consentendo di far pagare ai cittadini romani solo i mezzi effettivamente utilizzati, salvaguardando parallelamente i conti di Atac con dei biglietti di competenza al 100% della municipalizzata romana da non “spartire” con Cotral e Trenitalia.
Andrea Castano, Odissea Quotidiana
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