Avv. Carlo Affinito: Dai Paninari degli anni ’80 alla Generazione degli Zoomer, il nuovo linguaggio
Ogni generazione ha il suo “imprinting culturale” che si manifesta anche nel modo di parlare e scrivere
Dai Tradizionalisti agli Alpha, dai Paninari agli Zoomer, ben sei generazioni hanno fatto la storia, ognuna con il suo stile unico e inconfondibile.
Vediamole nel dettaglio:
1) Tradizionalisti (1925-1945) – I veterani della nostra società. Cresciuti tra le sfide delle guerre, questi indomiti non sono grandi fan dei cambiamenti rapidi e si affidano a valori collaudati come famiglia e lavoro. Anche se sono cauti con le nuove tecnologie, non bisogna sottovalutare il loro potere d’acquisto, perché quando si tratta di spese, sanno come far valere i loro soldi. Ottimisti di natura, approcciano la modernità con una certa riluttanza ma sempre con dignità.
2) Boomers (1946-1964) – I figli del boom economico. Hanno goduto di un periodo di prosperità senza precedenti dopo le guerre mondiali. Sono generalmente ottimisti e valorizzano l’indipendenza personale. Nonostante qualche incertezza con le ultime novità digitali, il termine “Boomer” è diventato un simpatico riferimento culturale che spesso indica una certa inesperienza tecnologica.
3) Generazione X e Xennials (1965-1980) – I veri pionieri del mondo digitale. Nonostante non siano cresciuti con la tecnologia, sono stati tra i primi a esplorare internet, i forum e i blog. Con un piede nelle tradizioni e l’altro nella rivoluzione digitale, hanno un approccio equilibrato alla vita. Passavano le giornate fuori casa, tra piazze e parchi, e la musica? Solo Walkman, niente CD. E ricordate i loro primi cellulari? Probabilmente un Nokia da 3 chilogrammi o un Motorola StarTAC. Fanno parte di questi i cosiddetti Paninari, diffusi negli anni ’80 del Novecento in Italia, per indicare i giovani che indossavano abiti e accessori costosi e alla moda che frequentavano locali specializzati nella preparazione di panini e cibi pronti.
4) Millennials (1981-1995) – Cresciuti nell’era digitale, i Millennials sono ottimisti, tolleranti e incredibilmente connessi. La loro vita è stata plasmata da Internet, social network e una comunicazione ultraveloce. Sempre pronti a scoprire nuove informazioni, hanno fatto degli smartphone e delle app di messaggistica i loro fedeli compagni di vita.
5) Zoomers o Generazione Z (1996-2010) – I nativi digitali per eccellenza! Aperti e flessibili, crescono in un mondo multiculturale e sono sempre online, ricercando esperienze che siano non solo gratificanti ma anche personalizzate, specialmente quando si tratta di shopping. Non solo sono appassionati di tecnologia, ma anche profondamente consapevoli delle questioni ambientali.
6) Generazione Alpha (post-2010) – I piccoli prodigi del futuro. Immersi fin dalla nascita in un mondo di realtà aumentata e intelligenza artificiale, per loro la tecnologia non è un optional ma una parte integrante della loro identità. Sensibili ai problemi sociali e sempre connessi, stanno preparando il terreno per le nuove frontiere del vivere digitale.
Ogni generazione ha il suo “imprinting culturale” che si manifesta anche nel modo di parlare e scrivere.
Ad esempio, lo slang degli Zoomers, in provincia di Roma come in tutta Italia, spesso include termini come “amio” per amore, “bestie” per amici intimi, o “bae” per indicare una persona molto speciale.
Ogni generazione sviluppa il proprio gergo distintivo, ma particolarmente affascinante è lo slang della Generazione Z, i cosiddetti ‘zoomers’. I loro dialoghi sono spesso un susseguirsi rapido e fluente di neologismi che, per chi non è abituato, possono risultare criptici e densi di nuove espressioni.
Esempio di chat degli zoomer
Giulia: Ciao Amio, sei mood per uscire stasera o non hai sbatti?
Marco: Hype, bro, sei il mio bae!
Giulia: va bene Mario Kart all’Outlet di Valmontone, è fire secondo te, Amo noi?
Marco: slay, bestie! Sei sempre al top!
Giulia: Però Paola e Carlo stasera non saranno con noi, hanno dovuto balzare, perché non shippano bene e Carlo è stato friendzonato.
Marco: bufu a loro due.
Giulia: Carlo mi ha detto pure che doveva passare al bando a Roma. Comunque, dopo cena, possiamo chillare da me e invitare Paola, da sola o con il suo nuovo crush, sempre che nel frattempo non l’abbia droppato, visto che le sue ship durano meno della scadenza di uno yougurt.
Marco: Perfetto, se non viene col crush, chilliamo soli, perché Paola ha il vizio di snitchare tutto al vento.
Giulia: Slay allora! E preparati a essere blastato stasera!
Marco: Lol Ahaha, vedremo chi blasta chi! Stasera sono drip, quindi attenta!
Giulia: serata top!
Marco: Se vuoi, facciamo after.
Giulia: Eskere! ricordati che ho un meme da farti vedere.
Marco: Lol! è sempre una situazione fire.
Giulia: E speriamo di non incontrare i soliti normie al ristorante o di non triggerare con le attese, sono cringe e non le sopporto.
Marco: Lowkey, Amio, preferirei una serata solo nostra.
Giulia: Io non lo so, voglio good vibes stasera. E mi raccomando, fly down con le bevande, non voglio che tu debba droppare a metà serata.
Marco: Woke, no problem, niente dissing da parte mia. Ci vediamo dopo, stan dell’Outlet di Valmontone!
Giulia: A dopo, e ricorda: stasera chi perde fa l’unboxing delle pizze!
Amiœ, è un termine affettuoso, nato da un gioco linguistico che trasforma la parola amore in un vezzeggiativo tenero e intimo. È usato per esprimere affetto verso persone speciali come il partner, il miglior amico o un familiare caro. In questo linguaggio giocoso, chiamato “cörsivœ”, inventato da Elisa Esposito, le parole sono pronunciate con le vocali più chiuse e la parte finale estesa, conferendo al parlato un tono più alto e una sfumatura leggermente stridula. Ad esempio, dire “Amiœ, stasera usciamo?” o “Davvero sei andata a teatro con lui, amiœ?” aggiunge un tocco di dolcezza alle domande.
Amo noi, è un’espressione affettuosa che unisce le parole amore e noi, utilizzata per descrivere un gruppo di persone unite e speciali, come un cerchio di amici stretti, compagni di avventure o colleghi di lunga data. È spesso usata come un grido di riconoscimento o un motto che celebra la complicità e l’intesa del gruppo, e può essere tradotta con frasi come “siamo una squadra!” o “questo è il nostro stile!”. Ad esempio: “Guarda come si divertono, Amo noi!” può essere interpretato come “Guarda come si divertono, proprio come faremmo noi!”; “Quel gesto è tipico di noi, Amo noi!” si traduce in “Quel gesto è così nostro, siamo proprio una squadra!”
Ape, abbreviazione di aperitivo.
Bae, è un termine affettuoso che sta per “Before Anyone Else”, usato per descrivere qualcuno che è la tua priorità assoluta, come il tuo migliore amico, il partner o un familiare molto vicino. È un modo speciale per esprimere quanto quella persona sia fondamentale nella tua vita. Ad esempio: “Non avrei superato questo senza di te… BAE ❤️️” può essere interpretato come “Non avrei superato questo senza di te… Sei fondamentale per me.”; “Tu rendi tutto migliore, BAE ❤️️” si traduce in “Tu rendi tutto migliore, sei essenziale nella mia vita.”
Balzare, saltare un appuntamento o un impegno. Ad esempio, “ho balzato con Carlo ieri sera”, si traduce “ho saltato l’appuntamento con Carlo ieri sera”.
Bando, è la parola usata per i luoghi abbandonati o i quartieri periferici. Ad esempio, “vive del bando di Roma”, si traduce “vive nella periferia di Roma”.
Bestie, è un termine colloquiale che si riferisce alle persone eccezionali nella tua vita, che si distinguono per essere le migliori, più affidabili o simpatiche. Dall’inglese “best”, che significa “migliore”. Questa parola è una forma affettuosa e informale per dire “migliore amico/a”, utilizzata per esprimere un legame stretto e prezioso. Ad esempio: “Tu sei sempre stata la mia bestie!” può essere interpretato come “Tu sei sempre stata la mia migliore amica!”; “Grazie per tutto, bestie!” si traduce in “Grazie per tutto, amico insostituibile!”
Blastare, “esplodere” o “distruggere” in inglese. Un termine usato dagli zoomers per descrivere un’azione di dominio o successo straordinario in contesti competitivi come videogiochi, sport o sfide. Ad esempio: “Nel torneo di Fortnite di ieri sera ho blastato tutti, è stata una vittoria schiacciante!”
Boomer, per il dizionario della Crusca, è l’appellativo ironico e spregiativo, attribuito a persona che mostri atteggiamenti o modi di pensare ritenuti ormai superati dagli zoomers. Per l’etimologia, è la riduzione di baby boomer, dall’inglese baby boom, letteralmente ‘esplosione (di nascite) di bambini’, con l’aggiunta del suffisso -er proprio dei nomi d’agente e fa riferimento a persone che hanno atteggiamenti o gusti considerati antiquati o fuori moda dai giovani. Ad esempio, “Non usi mai le app per pagare? Sei un po’ boomer!” si traduce “Non usi mai le app per pagare? Sei un po’ antiquato!”.
Ok boomer, risposta ironica usata dai giovani per sottolineare quando qualcuno più anziano esprime opinioni datate o moralistiche. Ad esempio: “Preferisco il telefono fisso al cellulare.” “Ok boomer, benvenuto nel 2024!”
Bro, intercalare familiare che sta per ‘brother’, usato per rivolgersi a un amico molto vicino o per esprimere camaraderie. Ad esempio: “Bro, sei pronto per il concerto stasera?”
Buildare, termine tecnico che significa costruire o sviluppare qualcosa, spesso usato nel contesto dei videogiochi o della programmazione. Ad esempio: “Stiamo buildando un nuovo setup per il nostro server”.
Bufu, è l’acronimo di “By us fuck u” (per quanto ci riguarda, vai a farti fottere). Ad esempio: “Loro vogliono che facciamo gli straordinari senza pagare di più? Bufu, non succederà”.
Chillare, dal verbo inglese “to chill” (rilassarsi), usato per descrivere un’attività rilassante o un atteggiamento tranquillo. Ad esempio: “Questo weekend ho solo voglia di chillare a casa”.
Cringe, “imbarazzante” o “fastidioso”. Spesso viene usato con i meme, ovvero immagini o video divertenti che si diffondono online. Ad esempio: “Quando ha iniziato a cantare in pubblico, era così cringe!”
Crush, “cotta” o “infatuazione” e deriva dall’inglese “to crush”, che significa “schiacciare” ma anche “innamorarsi”. Ad esempio: “Ogni volta che vedo il mio crush, mi si gela il cervello”.
Dissing, termine di slang afroamericano derivante dalla parola disrespecting (mancare di rispetto), è un’offesa, un insulto e un attacco verbale.
Drip, “sgocciolare” (to drip) in inglese, ma nello slang si usa principalmente come sinonimo di persona che trasuda stile. Ad esempio: “Hai visto il nuovo outfit di Luca? Sta proprio drippando oggi!”
Droppare, abbandonare, lasciar cadere; viene dal verbo inglese ‘to drop’; viene utilizzato a seconda dei contesti. Può indicare il rilascio di un nuovo disco, l’uscita o l’aggiornamento di un videogioco o la caduta di oggetti. Può significare anche “mollare”. Ad esempio, “Domani droppano il nuovo album di quella band famosa!”, o “mi sono droppata con Carlo”.
Eskere, è un’esclamazione utilizzata per salutare un amico o esprimere consenso. Deriva dalla locuzione inglese let’s get it, che significa “facciamolo”. Ad esempio, “”Abbiamo vinto la partita, eskere!”.
Fare after, vuol dire trascorrere con gli amici tutta la notte, dopo mezzanotte, fino al mattino, senza andare a dormire.
Fire, “Fuoco” in inglese, ma nello slang indica qualcosa di molto bello o interessante. Ad esempio, “”Quel nuovo film è proprio fire, devi vederlo!”.
Flexare, “vantarsi” o “sfoggiare” qualcosa come un abito, un oggetto o una capacità. Deriva dall’inglese “to flex”, che significa “flettere” ma anche “esibire”. Ad esempio, “Sta sempre a flexare la sua nuova auto sportiva”.
Al fly, vuol dire al volo, velocemente. Ad esempio, “Al fly, andiamo!”.
Fly Down, vuol dire letteralmente volare basso. È un invito a mantenere un profilo basso o a non esagerare. Ad esempio, “Vai piano con i vantaggi, meglio fly down per ora”. Talvolta viene sostituito da Fly Low.
Floppare, fallire nel raggiungere le aspettative, spesso usato per eventi o lanci di prodotti. Ad esempio: “Il loro ultimo gioco è floppato, non ha raggiunto i numeri previsti”.
Friendzonare, composto da “friend”, amico in inglese e “zone”, zona. Relegare qualcuno all’amicizia quando quest’ultimo sperava in qualcosa di più. Ad esempio: “Povero Marco, è stato friendzonato da Giulia”.
Ghostare, “sparire” o “ignorare”, derivato dall’inglese “ghost”, fantasma, significa ignorare qualcuno, interrompendo ogni comunicazione senza spiegazioni. Ad esempio: “Dopo il nostro appuntamento, mi ha totalmente ghostato”.
Good vibes, usato per descrivere un’atmosfera o una sensazione positiva. Ad esempio, “Questa festa ha davvero good vibes”.
Hype, grande eccitazione o aspettativa per qualcosa. Ad esempio: “C’è così tanto hype per il nuovo videogame che esce il mese prossimo”.
Lol, acronimo dell’inglese Laughing Out Loud, “scoppiando a ridere”, usato quando qualcosa è molto divertente. Ad esempio: “Ha fatto una battuta così divertente, lol!”
Lowkey, qualcosa fatto discretamente o senza grande enfasi. Ad ssempio: “Sto lowkey sperando che mi invitino alla festa”.
Maranza, dal meridionale maranza ‘melanzana’, con sovrapposizione di marakesch o marocco, ragazzo o ragazza che ostenta atteggiamenti da strada, con significato dispregiativo; negli anni Ottanta, con riferimento a Roma, è l’equivalente di “coatto”, ragazzo o ragazza volgare, privo di gusto, che vive nelle periferie.
Meme, è un contenuto digitale, spesso umoristico, che si diffonde rapidamente attraverso internet. In inglese si pronuncia “miim” La maggior parte dei meme sono foto con didascalie.
Milf, acronimo tratto dal linguaggio gergale anglo-americano composto dalle iniziali delle parole dell’espressione Mother I’d Like to Fuck (traducibile con “madre che mi piacerebbe scopare”). Il termine indica donne mature considerate sessualmente appetibili. Ad esempio, “La nuova insegnante di matematica è una vera milf!”.
Mood, umore o sensazione. Ad esempio, “Oggi non sono in mood per un film triste”.
Nabbo, dall’inglese Noob, storpiatura di newbie (offensivo), incapace, novellino, da ‘not be able’. Ad esempio: “È un nabbo con lo smartphone”.
Normie, “Normali” in inglese, ma nello slang descrive persone che seguono le tendenze mainstream senza particolari distinzioni. Ad esempio: “È un bel locale, ma pieno di normie”, in senso dispregiativo.
Pov, acronimo di “point of view”, che significa “punto di vista” in inglese. Si utilizza nei meme per invitare a calarsi nella situazione. Ad esempio, “POV: sei l’unico senza ombrello quando inizia a piovere”.
Non ho sbatti, non avere voglia di fare qualcosa o di portare a termine un compito.
Sgamare, scoprire qualcosa che era stato tenuto nascosto.
Shippare, “sostenere” ardentemente che due persone intraprendano una relazione, deriva dall’inglese “relationship”, relazione. Ad esempio, “Shippo troppo Alice e Carlo, stanno bene insieme.”
Slay, “uccidere” o “distruggere” in inglese, ma nello slang indica successo. Ad esempio, “Ogni volta che entra in stanza, slay con quel suo carisma!”
Snitch o snitchone, spione, dall’inglese “snitch”, rivelare segreti. Ad esempio, “non gli confidare segreti, è uno snitchone!”.
Snitchare, significa “spifferare” dall’inglese “snitch”, rivelare segreti o informazioni confidenziali. Ad esempio: “Non fidarti di lui, è noto per snitchare”.
Spillare, sta per spettegolare.
Stan, significa essere un fan appassionato. Deriva dal nome della canzone Stan di Eminem, che racconta la storia di un fan psicopatico. Ad esempio, “Sono una stan di quella band, non mi perdo mai un loro concerto”.
Stitchare, rivelare un segreto o una confidenza mantenuta nascosta. Ad esempio: “Mi ha stitchato il piano a sorpresa, non potevo credere!”.
Top, nella sua traduzione significa cima, ma dagli zoomers viene utilizzato come esclamazione per indicare qualcosa di positivo. Ad esempio, “Quella performance è stata top, incredibile!”.
Triggerare, provocare una reazione emotiva intensa, spesso negativa. Ad esempio: “Quel commento l’ha triggerato, è diventato subito arrabbiato”. Dall’inglese “trigger”, che significa “innesco” o “grilletto”.
Tryhardare, che proviene da to try hard, impegnarsi al massimo, spesso con uno sforzo eccessivo. Ad esempio: “Lui cerca sempre di vincere, tryharda troppo durante i giochi”.
Unboxing, significa aprire un pacco. Ad esempio: “Ho appena fatto un unboxing del mio nuovo smartphone”.
Woke, essere consapevoli delle questioni sociali e culturali, spesso usato per indicare una consapevolezza progressista. Ad esempio, “È sempre informata sulle questioni di uguaglianza, è davvero woke”.
Zoomer, appartenente alla Generazione Z, i nativi digitali, nati dal 1996 al 2010. Ad esempio, “I Zoomer sono davvero a loro agio con la tecnologia, crescono con essa fin da piccoli”.
Questi neologismi non sono solo modi per comunicare in modo più efficace tra coetanei; sono anche simboli di appartenenza a una comunità e a una particolare fascia temporale.
L’evoluzione della lingua attraverso le generazioni è un fenomeno affascinante che illustra come il linguaggio si adatti e muti in risposta ai cambiamenti sociali, tecnologici e culturali.
Conoscere e comprendere queste variazioni può facilitare la comunicazione tra generazioni diverse e offrire preziose intuizioni sulla natura umana e sulla società in continua evoluzione.
Dai vinili ai video su Tik Tok, ogni generazione ha il suo modo tutto particolare di godersi il tempo libero, fare acquisti o socializzare.
È come se ogni generazione avesse il proprio imprinting culturale, influenzato dalle esperienze vissute e dai tempi in cui è cresciuta. È un po’ come avere una squadra di giocatori, ognuno con il proprio costume e le proprie mosse speciali, pronti a lasciare il segno nel mondo a modo loro.
Quando parliamo di ‘generazione’, ci riferiamo a quel gruppo di persone unite non solo dal tempo ma anche dalle esperienze condivise, una fila di testimoni della storia, ognuno dei quali ha vissuto gli stessi grandi eventi, dalle rivoluzioni tecnologiche ai cambiamenti culturali, che hanno dato forma al loro modo di vedere il mondo.
Questi gruppi non solo condividono ricordi simili, ma anche tendenze e influenze che si riflettono nelle loro scelte quotidiane. Con il trascorrere degli anni, il palcoscenico della vita vede sfilare diverse generazioni, ognuna con il proprio carattere distintivo. Le generazioni attuali, quelle che popolano i nostri giorni, portano con sé nuove idee e prospettive, pronte a lasciare il loro segno.
L’evoluzione della lingua è uno specchio fedele dei cambiamenti culturali e tecnologici che segnano ogni epoca. Ogni generazione, con le sue unicità e il suo contesto storico specifico, ha sviluppato un modo di comunicare che riflette sia il suo tempo che le sue esperienze collettive. Questa progressione linguistica non solo demarca i confini tra le diverse generazioni, ma offre anche una finestra sulle dinamiche sociali e culturali che le hanno plasmate.
Avvocato Carlo Affinito