Cronaca

Barbara Palombelli. Femminicidi e ipotesi delle “donne esasperanti”: è inaccettabile

È il 16 settembre e, come di consueto, alle 11:00 va in onda la trasmissione “Lo Sportello di Forum”, condotta dalla giornalista Barbara Palombelli. La puntata si apre in maniera regolare e procede senza intoppi, fino al tradizionale momento dell’introduzione del caso: un litigio tra moglie e marito. “Come sapete, negli ultimi sette giorni ci sono stati sette delitti, sette donne uccise presumibilmente da sette uomini. A volte è lecito domandarsi se questi uomini erano completamente fuori di testa oppure c’è stato un comportamento esasperante, aggressivo anche dall’altra parte? È una domanda, dobbiamo farcela per forza perché in questa sede, in un tribunale, dobbiamo esaminare tutte le ipotesi.”

La natura del femminicidio

Una trasmissione televisiva non è un tribunale e non c’è tribunale che, nella risoluzione di un caso, non identifichi la natura del delitto. Gli omicidi a cui Barbara Palombelli si riferisce hanno un nome ben preciso: si tratta dei femminicidi, uccisioni maturate all’interno di un contesto affettivo o relazionare. I femminicidi sono perpetrati da uomini verso le donne che si sono rifiutate o si sono opposte a un tentativo di coercizione e possesso. E per quanto riguarda gli ultimi casi che si sono verificati, basterebbe dare uno sguardo alle cronache che ricostruiscono l’accaduto per constatare che ad uccidere le vittime sono stati certamente uomini.

Il femminicidio come atto premeditato

Allo stesso modo, non esiste un tribunale che giustifichi l’omicidio come risposta ad eventuali noie, esasperazioni o logoramenti. Sarebbe dunque giusto ricordare che tra il 1 e il 24 novembre 2020, sono ventidue i femminicidi commessi con armi legalmente detenute. Non solo, la stragrande maggioranza dei femminicidi avviene al culmine di aggressioni fisiche, verbali o atteggiamenti persecutori. E non si tratta di “legittima difesa”. Un uomo che uccide una donna non lo fa perché perde la testa, la maggior parte dei femminicidi sono premeditati e tragedie annunciate.

Sette donne uccise in 10 giorni

L’8 settembre 2021 Ada Rotini viene uccisa dal marito, che non intendeva accettare il divorzio, con almeno 40 coltellate. Il 10 settembre Rita Amenze è stata uccisa, freddata da una scarica di colpi di pistola, dall’ex marito 61enne, arrestato dopo una fuga di due giorni. Il 13 settembre Giuseppina Di Luca, 47 anni, è deceduta dopo le coltellate dal marito che non voleva accettare la separazione. Le autorità hanno trovato il corpo della donnavato in una pozza di sangue sulle scale di casa ad Agnosine, in provincia di Brescia. Il 15 settembre, invece, una 21 enne, Alessandra Zorzin sposata e con una figlia di due anni, è stata uccisa a colpi di pistola nel suo appartamento a Montecchio Maggiore, nel Vicentino.

I dati

Sono solo alcune delle sette donne uccise negli ultimi dieci giorni, 83 da quando è cominciato il 2021. Delle 199 vittime dei delitti commessi da gennaio ad oggi, 83 sono donne, oltre la metà uccise dal partner o da un ex. Praticamente quasi tutti gli omicidi sono avvenuti in ambito familiare. Il numero dei femminicidi in Italia da gennaio ad oggi si appresta a raggiungere quello dello stesso periodo del 2020 quando si erano registrate 84 vittime e 116 in tutto l’anno. Il fenomeno della violenza di genere è ormai da tempo un’emergenza sociale. Nel 2020 le chiamate al 1522, il numero di pubblica utilità contro la violenza e lo stalking, sono aumentate del 79,5% rispetto all’anno precedente.

Le parole di Aurora Ramazzotti

“Questa è cultura dello stupro” è la dura critica su instagram di Aurora Ramazzotti, che rovescia su Barbara Palombelli la peggiore delle accuse, soprattutto se mossa dal mondo femminile. “Mi fa paura pensare che la narrativa dello strumento di comunicazione più potente sia ancora così retrograda. Come si fa anche solo ad alludere al fatto che potrebbe essere colpa della vittima?“. Quindi la influencer, figlia di Michelle Hunziker ed Eros Ramazzotti, aggiunge il carico: “Quando parliamo di cultura dello stupro è esattamente questo quello che intendiamo. La cultura dello stupro è talmente intrinseca nella nostra società da avere uno spazio anche nella nostra televisione. Non normalizziamola”. 

Livia Maccaroni

Dopo la maturità al Liceo Classico Statale “Dante Alighieri” di Anagni, si iscrive al dipartimento di Scienze Politiche e Relazioni Internazionali dell’Università di Roma “La Sapienza”. Conciliare la passione per la letteratura e per la scrittura con il suo profondo interesse verso la politica è la sua massima aspirazione.

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