Bari, c’è l’ambulanza, ma i volontari non sanno usare il defibrillatore
Un’intera equipe d’ambulanza, composta da soccorritori volontari, non ha saputo utilizzare il defibrillatore al cospetto di un uomo colto da arresto cardiaco
Solo due giorni fa vi abbiamo raccontato di come l’Ares 118 (Azienda Regionale Emergenza Sanitaria), ammettendo in una delibera (241 del 2018) di non avere i mezzi e il personale necessari per svolgere l'emergenza territoriale nella Regione Lazio, a partire dal 1 giugno abbia deciso di affidarsi alle onlus che si avvalgono “esclusivamente di personale volontario” per coprire altre 17 postazioni (VEDI).
Ebbene… Da Bari ci arriva una notizia, pubblicata da Gazzetta del Mezzogiorno, decisamente preoccupante e che fa riflettere ancora una volta sulla questione “professionisti o volontari”: un uomo è stato colto da arresto cardiaco ed è perciò intervenuta un’equipe d’ambulanza, composta solo da personale volontario, presente sul posto. Il problema è che i soccorritori non avrebbero saputo utilizzare il defibrillatore per rianimare il malcapitato; strumento che, per loro, dovrebbe essere il pane quotidiano.
Ma andiamo in ordine e partiamo dall’inizio di questa assurda vicenda. Stamattina a Bari è partita “Vivicittà”, una manifestazione podistica giunta oramai alla sua 32esima edizione e, subito dopo la partenza (intorno alle 10:30), uno dei partecipanti è stato colto da malore e si è accasciato al suolo. Sul posto era presente un’ambulanza con la sua equipe, ma… Di fronte alla chiara emergenza sanitaria, sembra proprio che i soccorritori (ribadiamo: tutti volontari) non siano stati in grado di utilizzare il defibrillatore esterno semiautomatico (DAE) in dotazione e che tutti i soccorritori presenti sul mezzo di soccorso dovrebbero essere addestrati a fare.
Le persone presenti, incredule, hanno così chiamato di nuovo il 118 e hanno richiesto l’intervento di un'altra equipe. Una volta giunti sul posto, i “nuovi” soccorritori (non volontari, bensì professionisti) sono riusciti a rianimare l’uomo grazie alla terza scarica del macchinario salva vita e lo hanno poi trasportato in codice rosso al pronto soccorso del Policlinico.
È miracolosamente vivo, quindi. Speriamo solo che a causa del tempo (fattore preziosissimo in situazioni di emergenza) perso per la scarsa preparazione dimostrata da quei soccorritori volontari, il podista 50enne non abbia subito dei danni permanenti.